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Siria, incredibile scoperta archeologica: ritrovato antico complesso bizantino

Durante i lavori di ricostruzione post-Assad a Maarat al-Numan, provincia di Idlib, è emerso un complesso funerario cristiano bizantino di 1.500 anni con due camere contenenti dodici tombe e simboli religiosi incisi.

La Siria settentrionale continua a rivelare tesori nascosti della sua stratificata storia millenaria. Nel maggio scorso, durante i lavori di ricostruzione nella città di Maarat al-Numan, provincia di Idlib, un appaltatore locale ha fatto una scoperta destinata a riscrivere pagine importanti della presenza bizantina nella regione. Sotto le macerie di una casa distrutta durante il conflitto civile siriano è emerso un complesso di tombe cristiane risalente all’Impero bizantino, databile a oltre 1.500 anni fa.

La scoperta rappresenta un significativo contributo alla comprensione della diffusione del cristianesimo nelle province orientali dell’Impero bizantino, in un territorio che costituiva il crocevia strategico delle rotte commerciali tra Aleppo e Damasco. Il complesso funerario, venuto alla luce durante le operazioni di sgombero delle macerie per un progetto di ricostruzione, presenta caratteristiche architettoniche e simboliche che testimoniano l’importanza religiosa e culturale della comunità cristiana locale durante il periodo tardo-antico.

Il complesso funerario si sviluppa in una struttura sotterranea composta da due camere sepolcrali, ciascuna contenente sei tombe scavate nella roccia calcarea locale. L’elemento più significativo della scoperta è rappresentato dalla presenza di una croce incisa sulla sommità di una colonna di pietra che separa le sepolture, simbolo inequivocabile dell’appartenenza cristiana del sito. Secondo Hassan al-Ismail, direttore delle antichità della provincia di Idlib, “basandosi sulla presenza della croce e sui frammenti di ceramica e vetro rinvenuti, questa tomba risale all’epoca bizantina”.

L’importanza del ritrovamento è amplificata dalla sua localizzazione geografica. Maarat al-Numan, l’antica Arra dei greci, occupa una posizione strategica lungo l’arteria commerciale che collegava le metropoli di Aleppo e Damasco, rappresentando un nodo cruciale nelle comunicazioni terrestri dell’Impero bizantino. La città, il cui nome deriva dalla combinazione della parola aramaica per “grotta” e dal nome del primo governatore musulmano Nu’man ibn Bashir al-Ansari, conserva tracce della sua lunga storia attraverso i secoli.

La provincia di Idlib rappresenta uno dei territori più ricchi dal punto di vista archeologico dell’intera Siria, contenendo circa un terzo dei monumenti del paese con oltre 800 siti archeologici documentati. La regione è particolarmente nota per ospitare le cosiddette “Città Morte” o “Villaggi Antichi della Siria Settentrionale”, un insieme di insediamenti bizantini del IV-VIII secolo riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità nel 2011.

Credit © NewsGroup-AI

Questi insediamenti testimoniano la transizione dal paganesimo romano al cristianesimo bizantino, offrendo evidenze uniche dell’influenza degli stili siriani sull’evoluzione successiva dell’architettura religiosa romanica e gotica europea. La scoperta di Maarat al-Numan si inserisce perfettamente in questo contesto, fornendo ulteriori prove della vitalità delle comunità cristiane nella Siria bizantina.

L’Impero bizantino, successore orientale dell’Impero romano con capitale a Costantinopoli, mantenne il controllo sulla Siria settentrionale attraverso periodi alternati di dominazione araba e riconquista bizantina. Durante il X secolo, sotto la guida di generali come Giovanni Curcuas e successivamente Niceforo Foca, l’impero conseguì significativi successi militari che portarono alla riconquista di vasti territori siriani, inclusa Antiochia.

La scoperta assume particolare rilevanza per la comprensione della cristianizzazione della Siria, una delle prime regioni al di fuori della Giudea a ospitare comunità cristiane organizzate. Antiochia di Siria, in particolare, rivestì un ruolo cruciale come centro del cristianesimo primitivo, essendo il luogo dove i seguaci di Gesù furono chiamati “cristiani” per la prima volta. Il ritrovamento di Maarat al-Numan conferma la diffusione capillare del cristianesimo anche nei centri minori della regione durante il periodo bizantino.

I simboli cristiani rinvenuti nel sito seguono le tradizioni iconografiche diffuse nella Siria antica, dove la croce rappresentava l’elemento decorativo più ricorrente nell’arte bizantina locale. Questi simboli erano spesso inseriti in cerchi o altre figure geometriche e servivano sia come elementi decorativi che come marcatori di identità religiosa.

La scoperta è avvenuta in un contesto drammatico, legato alle conseguenze del lungo conflitto civile siriano. Maarat al-Numan, conquistata dalle forze governative di Bashar al-Assad nel 2020 dopo essere stata sotto controllo dell’opposizione, aveva subito bombardamenti intensivi e sistematiche operazioni di saccheggio. Molte abitazioni erano state rase al suolo o gravemente danneggiate, costringendo i residenti all’esodo.

Con la caduta del regime di Assad nel dicembre 2024, i residenti hanno iniziato a fare ritorno per avviare la ricostruzione delle loro comunità. È proprio durante questi lavori di ricostruzione che l’appaltatore ha individuato le aperture di pietra che hanno condotto alla scoperta del complesso funerario.

Ghiath Sheikh Diab, residente di Maarat al-Numan e testimone del momento della scoperta, ha rivelato all’Associated Press un aspetto significativo della gestione del patrimonio archeologico durante il regime di Assad: “Sotto Assad, le persone in Siria che trovavano rovine archeologiche le coprivano per paura che le loro proprietà venissero confiscate”. Questa testimonianza evidenzia come il controllo autoritario del patrimonio culturale abbia probabilmente impedito la documentazione di numerosi siti archeologici di importanza storica.

Hassan al-Ismail ha sottolineato il potenziale della scoperta per lo sviluppo del turismo culturale nella regione, ricordando che “nei tempi passati, molti turisti stranieri venivano a Maarat proprio per vedere le rovine”. La riapertura del museo archeologico di Idlib nel 2018, dopo cinque anni di chiusura forzata a causa del conflitto, rappresenta un segnale della volontà di preservare e valorizzare il patrimonio culturale della regione.

La guerra civile siriana ha causato danni devastanti al patrimonio culturale del paese. I bombardamenti, i saccheggi e gli scavi non autorizzati hanno compromesso irreversibilmente numerosi siti archeologici. La provincia di Idlib, pur essendo una delle più ricche dal punto di vista archeologico, ha subito particolare devastazione durante il conflitto.

La scoperta di Maarat al-Numan rappresenta quindi non solo un importante contributo alla conoscenza storica della Siria bizantina, ma anche un simbolo di speranza per la rinascita culturale del paese. La collaborazione tra le autorità locali e la comunità scientifica internazionale sarà cruciale per garantire la corretta documentazione, conservazione e valorizzazione di questo straordinario testimonio del passato cristiano della Siria.

Il complesso funerario bizantino di Maarat al-Numan si aggiunge così al patrimonio archeologico siriano, offrendo nuove prospettive di ricerca sulla diffusione del cristianesimo orientale e sulla continuità culturale tra il mondo romano e quello bizantino in una delle regioni più strategiche del Mediterraneo orientale.

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