Sull’isola azzurra il turismo di massa ha raggiunto dimensioni tali da trasformare semplici passeggiate in un assedio di offerte commerciali. Nei giorni scorsi il sindaco Paolo Falco ha firmato un’ordinanza comunale battezzata, in modo eloquente, «anti petulanza», con cui vieta ogni forma di intermediazione e promozione insistente su suolo pubblico, dal volantinaggio ai buttadentro posti all’esterno di bar, ristoranti o negozi, sino ai promoter che distribuiscono mappe o inviti ad escursioni in pieno centro storico.
Il testo del provvedimento stabilisce che nessuno potrà «avvicinarsi a residenti o turisti mostrando menù, dépliant, volantini, mappe geografiche e qualsiasi tipologia di materiale pubblicitario», né potrà piazzarsi sulla pubblica via con l’obiettivo di procacciare clienti. Chi violerà la norma dovrà pagare una sanzione compresa fra 173 e 694 euro, con l’aggiunta – nei casi di recidiva – di una sospensione dell’attività fino a tre giorni. La sorveglianza spetterà alla Polizia Municipale, che ha già predisposto controlli mirati nelle aree più sensibili, dalla Piazzetta a via Camerelle, da Marina Grande a Marina Piccola.
La misura arriva al culmine di un decennio in cui l’incremento dei flussi turistici ha superato qualsiasi soglia di sostenibilità. Secondo uno studio presentato dall’Università di Firenze, Capri ha toccato i 2,7 milioni di arrivi nel 2023, pari a un indice di densità turistica che sfiora le 1.200 presenze per chilometro quadrato nei picchi estivi, ben oltre la soglia critica indicata dagli analisti. In alcuni weekend di giugno, ha denunciato lo stesso Falco, sbarcano fino a 12mila persone ogni tre ore, con punte giornaliere che sfiorano i 50mila visitatori. A fronte di questi numeri, la libertà di muoversi senza essere strattonati da proposte commerciali è diventata un’esigenza tanto dei residenti quanto dei villeggianti.
Le pressioni del cosiddetto marketing da marciapiede non sono un fenomeno isolato sull’isola campana. Da Como a Ischia, da Taormina a Polignano a Mare, varie amministrazioni hanno già introdotto limiti similari per contenere il fastidio generato dai promoter ambulanti e dai procacciatori abusivi, nel tentativo di rispondere alle critiche sull’overtourism. A Capri, però, la risonanza del marchio internazionale e la particolare conformazione territoriale—poche strade pedonali e spazi angusti—rendono l’invasività delle pratiche promozionali ancora più evidente.
Alla base del provvedimento c’è dunque la tutela del decoro urbano ma anche la necessità, sottolinea l’Unione Nazionale Consumatori, di «riportare ordine e legalità» in un contesto dove l’occupazione indebita del suolo pubblico ha talvolta sostituito i canali pubblicitari tradizionali. L’associazione plaude all’impegno del Comune, definendolo «coraggioso e necessario» per difendere i diritti dei viaggiatori, spesso vulnerabili di fronte a pressioni che possono alterare la libertà di scelta o, nei casi più estremi, sfociare in vere e proprie truffe.
Dall’altra parte della barricata, diversi esercenti temono ripercussioni economiche. Alcuni ristoratori, in particolare quelli senza vetrina su strade di forte passaggio, sostengono che l’interazione diretta con i passanti sia l’unico modo per farsi conoscere da una clientela mordi e fuggi. Altri denunciano il rischio che la stretta colpisca indistintamente attività regolari e operatori abusivi. Lo stesso sindaco ha replicato che la promozione non viene vietata in assoluto, purché avvenga entro i limiti di licenze e concessioni, senza trasformare ogni angolo in un mercato improvvisato.
Le reazioni del comparto commerciale evidenziano, comunque, la necessità di strategie più ampie per garantire un equilibrio tra attrattività turistica e qualità della vita. L’amministrazione comunale ha annunciato un tavolo tecnico con le associazioni di categoria per individuare forme di accoglienza «dignitose», che sostituiscano l’approccio aggressivo con info-point ufficiali, segnaletica digitale e campagne coordinate di comunicazione istituzionale, nel solco di modelli già sperimentati nelle isole Baleari e in alcune città portuali del Mediterraneo.
Se da un lato l’ordinanza interviene sul piano comportamentale, dall’altro inserisce Capri in un più vasto dibattito nazionale sui poteri da attribuire ai sindaci delle località iperturistiche. Già lo scorso autunno, nel convegno sull’overtourism ospitato sull’isola, Falco aveva invocato norme speciali per limitare gli sbarchi nelle giornate critiche e modulare gli ingressi con fasce orarie, misura che Venezia ha iniziato a sperimentare con successo sul flusso dei crocieristi. L’anti petulanza, in questa chiave, appare come un tassello di un mosaico più ampio: un tentativo di restituire vivibilità senza ricorrere a soluzioni drastiche come il numero chiuso.
In prospettiva, il provvedimento costituirà anche un banco di prova per la collaborazione tra Comune e forze dell’ordine. Le pattuglie della Polizia Municipale, supportate dai Carabinieri, dovranno verificare non solo le condotte in strada ma anche eventuali campagne di promozione «porta a porta» nei vicoli secondari, dove spesso si concentrano operatori privi di concessione. Saranno previste segnalazioni rapide attraverso una piattaforma online che consentirà a residenti e visitatori di inoltrare fotografie o indicazioni sugli episodi di infrazione, puntando su strumenti di tecnologia civica per una vigilanza diffusa.
Nel breve termine, l’ordinanza sarà in vigore fino alla fine della stagione estiva, ma l’amministrazione ha già dichiarato la propria disponibilità a prorogarla o trasformarla in regolamento permanente, valutando i risultati di questa prima applicazione. I dati su sanzioni comminate e attività sospese verranno resi pubblici a cadenza mensile, così da misurare l’efficacia della norma e calibrare eventuali correttivi.
A prescindere dagli sviluppi futuri, l’iniziativa assume un forte valore simbolico: in un contesto in cui le mete italiane più celebri fanno a gara per attrarre visitatori da ogni continente, Capri sceglie di difendere la propria immagine e quella dei suoi vicoli, puntando su un modello di accoglienza meno invasivo. Il messaggio che arriva dall’isola è chiaro: il diritto di fare impresa non può travalicare il diritto alla quiete pubblica. Se il compromesso reggerà alla prova dell’alta stagione, il caso caprese potrebbe trasformarsi in un precedente per altre amministrazioni alle prese con la stessa emergenza di decoro e vivibilità.
Intanto, i turisti che sbarcano al porto di Marina Grande troveranno cartelloni informativi in tre lingue, affissi proprio accanto ai desk dei biglietti per Anacapri. Il Comune ha voluto renderli ben visibili: «Capri accoglie, non importuna» si legge sotto l’immagine dei Faraglioni stagliati sul mare. È la sintesi di una scelta che punta a salvaguardare l’esperienza di viaggio senza sacrificare l’economia locale, spingendo quest’ultima verso modalità promozionali più rispettose. Solo il tempo dirà se la stretta anti petulanza basterà a riportare armonia tra esigenze economiche e diritto a una visita serena. Per ora, però, l’isola invia un segnale netto al mondo del commercio: nessuno sconto a chi scambia la magia dei vicoli per un teatro di marketing aggressivo.