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Caldo, Stop ai lavori all’aperto in 13 Regioni: ecco quali

Tredici regioni italiane hanno adottato ordinanze per vietare il lavoro all’aperto dalle 12:30 alle 16:00 durante i giorni di caldo estremo, per proteggere i lavoratori di edilizia, agricoltura e florovivaismo dalle temperature record che stanno colpendo l’Europa.

L’Italia affronta una delle ondate di calore più intense degli ultimi anni, con temperature che stanno raggiungendo valori record in tutto il territorio nazionale. Di fronte a questa emergenza climatica, 13 regioni italiane hanno adottato provvedimenti straordinari per tutelare la salute dei lavoratori maggiormente esposti ai rischi del caldo torrido.

La regione Lombardia ha assunto un ruolo di primo piano in questa battaglia contro il caldo estremo, con il presidente Attilio Fontana che ha firmato un’ordinanza urgente destinata a proteggere i lavoratori esposti alle temperature record. Il provvedimento, entrato in vigore il 2 luglio e valido fino al 15 settembre, stabilisce il divieto assoluto di svolgere attività lavorative all’aperto tra le 12:30 e le 16:00 in settori particolarmente vulnerabili come edilizia, cave, aziende agricole e florovivaistiche.

La decisione della Lombardia non è stata presa in isolamento, ma rappresenta il frutto di un processo di consultazione approfondito. L’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha convocato una riunione cruciale con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei datori di lavoro, durante la quale è stata presentata la bozza dell’ordinanza anti-caldo. Questo approccio concertato ha permesso di raggiungere un accordo condiviso sulla necessità di proteggere chi opera nelle condizioni più rischiose.

Il meccanismo di attivazione del divieto si basa su criteri scientifici rigorosi. Le limitazioni entrano in vigore esclusivamente nei giorni in cui la mappa giornaliera pubblicata sul sito worklimate.it segnala un livello di rischio “alto” per i lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa. Questo sistema, sviluppato dall’INAIL in collaborazione con il CNR, rappresenta uno strumento di monitoraggio in tempo reale delle condizioni di stress termico sul territorio nazionale.

L’ordinanza lombarda non è un caso isolato nel panorama nazionale. Emilia-Romagna ha adottato provvedimenti analoghi con la stessa fascia oraria di divieto, estendendo però la copertura anche ai piazzali della logistica oltre ai settori tradizionali. Il vicepresidente della regione Vincenzo Colla ha sottolineato come questa misura sia stata possibile grazie alla grande disponibilità mostrata dalle associazioni imprenditoriali e dalle organizzazioni sindacali.

La regione Abruzzo ha emanato la propria ordinanza con validità fino al 31 agosto, stabilendo il divieto di lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole nei settori agricolo, florovivaistico ed edile. Il provvedimento abruzzese si distingue per la sua immediata operatività e per l’inclusione specifica delle cave e delle relative pertinenze esterne tra le aree protette.

Il Lazio ha assunto un ruolo pionieristico in questa iniziativa nazionale, con il presidente Francesco Rocca che ha firmato una delle prime ordinanze anti-caldo già ai primi di giugno. Il provvedimento laziale, valido fino al 31 agosto 2025, ha fatto da modello per molte altre regioni, stabilendo il principio del divieto nelle ore 12:30-16:00 durante i giorni a rischio alto.

La Basilicata ha adottato un approccio particolarmente attento alla comunicazione pubblica, con il presidente Vito Bardi che ha sottolineato come “nessun raccolto vale una vita”. L’ordinanza lucana, operativa fino al 31 agosto 2025, si applica esclusivamente alle giornate in cui il sistema Worklimate segnala rischio alto per i lavoratori agricoli.

La Calabria ha rinnovato per il 2025 la sua ordinanza emergenziale, confermando il divieto di lavoro esposto al sole dalle 12:30 alle 16:00 fino al 31 agosto. Il provvedimento calabrese prevede sanzioni specifiche per la mancata osservanza degli obblighi, includendo le conseguenze sanzionatorie previste dall’articolo 650 del codice penale.

La Campania ha adottato misure analoghe per proteggere i lavoratori nei settori agricolo ed edile, mentre la Liguria ha emanato la propria ordinanza con validità fino al 31 agosto, coinvolgendo i settori agricolo, florovivaistico e dell’edilizia all’aperto. Il presidente Marco Bucci e l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò hanno dichiarato che “la salute dei lavoratori viene prima di tutto”.

La Puglia ha esteso la propria ordinanza anche ai cantieri stradali oltre ai settori tradizionali, prevedendo specifiche misure organizzative per i datori di lavoro nei giorni di rischio moderato o alto. Tra queste figurano l’anticipazione dell’orario di inizio delle attività e l’aumento delle pause in zone ombreggiate con disponibilità di acqua potabile.

La Sardegna e la Sicilia hanno completato il quadro delle regioni meridionali e insulari, adottando provvedimenti coordinati per affrontare l’emergenza caldo. Entrambe le regioni hanno seguito il modello ormai consolidato del divieto nelle ore 12:30-16:00, basato sui rilevamenti del sistema Worklimate.

La Toscana ha adottato una delle ordinanze più complete, prevedendo sanzioni specifiche per i trasgressori e includendo esplicitamente le cave tra i settori protetti. Il presidente Eugenio Giani ha evidenziato come temperature elevate, umidità e esposizione solare prolungata possano provocare colpi di calore anche letali, rendendo questo provvedimento essenziale per la protezione dei lavoratori.

L’ondata di caldo che ha reso necessari questi provvedimenti straordinari ha dimensioni europee. Le temperature record stanno investendo l’intero continente, con valori oltre i 40 gradi registrati dalla Francia alla Germania, dalla Grecia alla Spagna. In Spagna, i termometri hanno raggiunto i 46 gradi a El Granado, stabilendo un nuovo record per questo periodo dell’anno, mentre in Francia la morsa del caldo si è estesa alla quasi totalità del territorio nazionale.

In Italia, l’anticiclone africano “Pluto” sta dominando la scena meteorologica, portando temperature percepite che in alcune città potrebbero sfiorare i 40°C. Le regioni della valle Padana risultano particolarmente colpite, con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che registrano temperature vicine ai 40°C, mentre lo zero termico si attesta oltre i 5000 metri di quota.

Tutte le ordinanze regionali prevedono specifiche esenzioni per garantire la continuità dei servizi essenziali. Non si applicano infatti alle pubbliche amministrazioni, ai concessionari di pubblico servizio, ai loro appaltatori quando eseguano interventi di pubblica utilità, di protezione civile e di salvaguardia della pubblica incolumità. Resta comunque l’obbligo di adottare idonee misure organizzative per ridurre a un livello accettabile il rischio di esposizione alle alte temperature.

L’approccio coordinato delle 13 regioni rappresenta una risposta istituzionale senza precedenti all’emergenza climatica in corso. I provvedimenti si basano tutti su evidenze scientifiche fornite dal progetto Worklimate, che valorizza e approfondisce le conoscenze acquisite relativamente agli impatti delle temperature estreme sulla salute, sicurezza e produttività aziendale. Questo sistema di monitoraggio consente di attivare automaticamente le protezioni quando la temperatura giornaliera supera i 35°C e il rischio per i lavoratori diventa critico.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito raccomandazioni specifiche per contrastare le ondate di calore, suggerendo di evitare l’esposizione al caldo nelle ore centrali, mantenere freschi gli ambienti abitativi, rinfrescare il corpo e mantenere contatti con le persone vulnerabili. Queste indicazioni si integrano perfettamente con le misure adottate dalle regioni italiane, creando un sistema di protezione a più livelli.

Le previsioni meteorologiche indicano che questa ondata di calore eccezionale potrebbe persistere almeno fino ai primi giorni di luglio, con un possibile cambiamento della situazione solo a partire dal 4 luglio. Questo scenario rende ancora più importante l’applicazione rigorosa delle ordinanze regionali, che rappresentano al momento l’unico strumento efficace per proteggere centinaia di migliaia di lavoratori esposti quotidianamente ai rischi del caldo estremo.

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