Le proiezioni meteorologiche a lungo termine stanno delineando uno scenario particolarmente intrigante per la prossima stagione invernale, con l’Inverno 2025-2026 che potrebbe finalmente riportare le caratteristiche climatiche tradizionali dopo anni di stagioni insolitamente miti e povere di fenomeni significativi. Le prime analisi sui modelli stagionali mostrano segnali incoraggianti per un possibile ritorno del “vero inverno”, quello che per decenni ha caratterizzato il nostro territorio con nevicate diffuse, ondate di gelo e dinamiche atmosferiche degne di nota.
L’autunno di transizione potrebbe inizialmente seguire le dinamiche estive, mantenendo temperature superiori alla norma almeno fino ad ottobre. Settembre e buona parte di ottobre rischiano di trascinare le anomalie termiche dell’anticiclone africano, particolarmente marcate nelle regioni centro-meridionali, con precipitazioni che potrebbero rimanere scarse o concentrate prevalentemente sui settori alpini e prealpini. Tuttavia, a partire da novembre si intravedono segnali di un cambiamento più dinamico nella circolazione atmosferica, con affondi più frequenti dall’Atlantico e un graduale recupero delle precipitazioni su tutto il territorio nazionale.
L’elemento meteorologico più significativo per l’inverno 2025-2026 è rappresentato dal probabile ritorno del fenomeno de La Niña nel Pacifico equatoriale. Dopo la rapida conclusione dell’evento El Niño che aveva caratterizzato il precedente inverno, le ultime proiezioni del Climate Prediction Center della NOAA indicano una probabilità del 60% per lo sviluppo di una Niña di intensità debole o moderata tra ottobre 2025 e febbraio 2026. La Niña, caratterizzata dal raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico centrale e orientale, innesca una serie di reazioni globali che si propagano fino all’Europa, favorendo un indebolimento del vortice polare e una maggiore flessione del getto polare verso sud.
Un altro elemento climatico cruciale è rappresentato dalle anomalie fredde persistenti nel Nord Atlantico, il cosiddetto “North Atlantic Warming Hole”. Secondo gli studi più recenti, questa configurazione potrebbe contribuire significativamente a indebolire la circolazione zonale, favorendo un pattern di Oscillazione Nord Atlantica negativa. La ricerca scientifica ha dimostrato che questo fenomeno può indurre modificazioni nella circolazione atmosferica superficiale attraverso meccanismi di feedback positivo, facilitando l’instaurarsi di condizioni favorevoli per le irruzioni fredde verso l’Europa meridionale.
Il comportamento del vortice polare rappresenterà un elemento determinante per le sorti dell’inverno 2025-2026. I primi segnali indicano la possibilità di un vortice più debole del normale, con implicazioni significative per la distribuzione delle masse d’aria fredda. L’interazione tra La Niña e la Quasi-Biennial Oscillation, attualmente in fase orientale, potrebbe creare le condizioni ideali per episodi di Sudden Stratospheric Warming. Questi eventi di riscaldamento stratosferico improvviso possono causare la divisione o l’indebolimento del vortice polare, permettendo alle masse d’aria artica di raggiungere latitudini più meridionali.
Per quanto riguarda l’Italia, le regioni settentrionali, in particolare la Val Padana, potrebbero tornare a vivere ondate fredde degne di nota dopo anni di inverni eccezionalmente miti. Le proiezioni indicano possibili giornate grigie, nebbiose e, in alcuni casi, nevose a bassa quota durante le fasi di maggiore intensità delle irruzioni artiche. Il periodo tra fine dicembre 2025 e metà gennaio 2026 emerge come la fase potenzialmente più fredda dell’intera stagione, durante la quale non si escludono nevicate in pianura padana, specialmente nelle aree occidentali del bacino.
Il versante adriatico e l’Appennino centrale si candidano a ricevere precipitazioni frequenti e nevicate interessanti. La configurazione atmosferica prevista, con possibili irruzioni da nord-est, potrebbe favorire fenomeni nevosi significativi anche a quote relativamente basse lungo la dorsale appenninica. Anche il Sud Italia, pur mantenendo caratteristiche climatiche mediamente più miti, non sarebbe escluso completamente dalle incursioni fredde, con le aree interne di Molise, Basilicata e Calabria che potrebbero sperimentare episodi nevosi anche a bassa quota durante le fasi più intense delle irruzioni artiche.
La Quasi-Biennial Oscillation, attualmente in fase orientale, rappresenta un ulteriore fattore favorevole per un inverno più dinamico. La fase orientale della QBO tende a indebolire il vortice polare, aumentando le probabilità di incursioni di aria fredda verso l’Europa. Contemporaneamente, la presenza di un massimo solare potrebbe influenzare negativamente la stabilità del vortice polare attraverso meccanismi stratosferici complessi, creando una configurazione particolarmente favorevole per eventi di disturbo del vortice polare.
Le proiezioni stagionali convergono su uno scenario caratterizzato da temperature complessivamente in linea con le medie climatiche o leggermente al di sotto. Dopo anni di inverni significativamente più caldi della norma, questa rappresenterebbe già una svolta considerevole. Per quanto riguarda le precipitazioni, l’inverno 2025-2026 potrebbe risultare più dinamico e piovoso rispetto alle stagioni recenti, con la circolazione prevista che favorirebbe l’ingresso di perturbazioni atlantiche, particolarmente attive durante le fasi di transizione tra episodi freddi e periodi più miti.
Le tendenze indicano un incremento delle precipitazioni nevose rispetto agli ultimi inverni, soprattutto nelle regioni settentrionali e lungo l’Appennino centrale. Il rischio di temporali nevosi, precipitazioni violente associate a rovesci di neve, risulta particolarmente elevato nelle zone pianeggianti del Nord-Ovest durante le irruzioni artiche più intense. La temperatura del Mediterraneo, attualmente sopra la media, potrebbe favorire lo sviluppo di cicloni mediterranei capaci di portare precipitazioni abbondanti e nevicate significative, concentrando gli episodi più intensi nel periodo gennaio-febbraio 2026.
Nonostante i segnali incoraggianti, la distanza temporale impone la dovuta cautela nelle valutazioni. L’evoluzione della QBO, le dinamiche stratosferiche e la tenuta del vortice polare rappresentano variabili fondamentali che potrebbero modificare sostanzialmente gli scenari previsti. Inoltre, l’intensità effettiva del fenomeno de La Niña e la sua durata nel corso della stagione invernale costituiscono elementi ancora da definire con precisione. Una Niña più intensa e persistente aumenterebbe significativamente le probabilità di un inverno freddo e nevoso, mentre un fenomeno più debole e transitorio potrebbe limitarne gli effetti.
L’inverno 2025-2026 si profila pertanto come una stagione potenzialmente rivoluzionaria dopo anni di anomalie climatiche positive. I meccanismi fisici in atto suggeriscono concrete possibilità per il ritorno di un inverno dalle caratteristiche più tradizionali, con freddo, neve e dinamiche atmosferiche degne di nota. Tuttavia, va assolutamente preso in considerazione che si tratta di tendenze a lungo periodo la cui attendibilità è soggetta a rapide modifiche e sarà fondamentale monitorare l’evoluzione dei fattori climatici globali nei prossimi mesi per confermare o ridimensionare queste promettenti proiezioni che potrebbero finalmente restituire all’Italia un inverno da capogiro come una volta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!