A quasi due anni dalla tragica alluvione che ha colpito la Toscana il 2 novembre 2023, la Procura di Prato ha concluso l’inchiesta disponendo undici richieste di rinvio a giudizio per omicidio colposo e disastro colposo. Il disastro naturale aveva causato la morte di due persone e ingenti danni materiali nell’area pratese, con particolare gravità nei comuni di Prato e Montemurlo.
Il giudice per le indagini preliminari Marco Malerba ha fissato l’udienza preliminare per il 19 novembre, mentre il procuratore capo Luca Tescaroli e i sostituti procuratori Valentina Cosci e Alessia La Placa hanno firmato gli atti d’accusa che coinvolgono figure di primo piano della politica locale e dirigenti amministrativi.
Tra gli indagati spiccano Matteo Biffoni, all’epoca sindaco di Prato, e Simone Calamai, attuale sindaco di Montemurlo e presidente della Provincia. Biffoni è accusato di omicidio colposo e disastro colposo in relazione alla morte di Antonio Tumolo, ottantadue anni, travolto dalla furia del torrente Bardena mentre tentava di raggiungere la propria abitazione. Calamai risponde delle medesime accuse per il decesso di Alfio Ciolini, ottantacinque anni, annegato nel salotto della propria casa a Montemurlo durante l’esondazione del torrente Bagnolo.
Secondo l’imputazione, l’ex sindaco di Prato, pur essendo a conoscenza della pericolosità del torrente Bardena, non avrebbe provveduto a mappare e aggiornare l’area delle Fornaci di Figline come zona ad elevato rischio idraulico. Durante l’emergenza, inoltre, non sarebbero state adottate misure preventive come la limitazione del traffico veicolare nella via di Cantagallo. La dinamica dell’evento vede Antonio Tumolo travolto dall’onda di piena mentre si trovava nella sua automobile, ritrovata successivamente a Galciana, a diversi chilometri di distanza dal punto dell’incidente.
Per quanto riguarda Montemurlo, l’accusa sostiene che l’amministrazione non avrebbe aggiornato il piano di protezione civile, risalente all’ottobre 2012, e durante l’emergenza non avrebbe allertato adeguatamente i cittadini. È emerso inoltre che nell’area di Bagnolo di Sotto mancavano trenta metri di muro d’argine, circostanza che avrebbe contribuito all’esondazione che ha causato la morte di Alfio Ciolini.
Oltre ai due sindaci, sono coinvolti nel procedimento giudiziario Simone Faggi, all’epoca vicesindaco e assessore alla Protezione civile di Prato, e Valerio Barberis, assessore all’Urbanistica. Per il comune di Montemurlo figurano tra gli indagati Valentina Vespi, assessora alla Protezione civile del periodo, insieme a diversi dirigenti e funzionari comunali dei settori tecnici.
Among i technical figures involved are Pamela Bracciotti and Sergio Brachi, respectively director and head of Civil Protection for the Municipality of Prato, Sara Tintori and Stefano Grossi for Montemurlo, and Fabio Martelli, sector manager of the central Valdarno Civil Engineering. Particular attention is paid to the position of Luca Della Longa, director of the fourth section of Autostrade per l’Italia, accused solely of culpable disaster for failing to adopt traffic restriction or closure measures on the A11 motorway section adjacent to the Prato Est toll booth.
L’inchiesta ha ricostruito nei dettagli la sequenza degli eventi di quella drammatica notte del 2 novembre 2023, quando precipitazioni eccezionali hanno scaricato in sole tre ore circa 180 millimetri di pioggia sull’area pratese. Il sistema temporalesco autorigenerante ha provocato l’esondazione di diversi corsi d’acqua, tra cui il fiume Bisenzio e i torrenti Bardena e Bagnolo, causando allagamenti diffusi e la tragica morte delle due vittime.
La Procura ha utilizzato l’apporto tecnico di quattro consulenti esperti in materie idrauliche, idrogeologiche, geotecniche e di protezione civile per ricostruire le dinamiche dell’evento. L’indagine, condotta con il supporto investigativo dei Carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Prato, ha prodotto migliaia di pagine di documentazione distribuite in sette faldoni.
Il procuratore Tescaroli e i suoi collaboratori hanno chiesto invece l’archiviazione per quattro indagati: Alessandra Casali del Comune di Montemurlo, Giuseppe D’Elia di Autostrade per l’Italia, Iacopo Manetti e Nicola Giusti del Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno. Questa decisione indica che per questi soggetti non sono stati ritenuti sufficienti gli elementi probatori per sostenere l’accusa in giudizio.
Le reazioni degli indagati sono state immediate e caratterizzate da dichiarazioni di innocenza e fiducia nell’operato della magistratura. Matteo Biffoni ha dichiarato di non sentirsi responsabile di quanto contestato, citando il principio latino “ad impossibilia nemo tenetur” e affermando di aver fatto tutto il possibile sia prima che durante i tragici eventi. L’ex sindaco ha annunciato che i suoi legali, gli avvocati Giuseppe Nicolosi e Antonino Denaro, stanno preparando una controperizia con il supporto di professori universitari e consulenti tecnici di alto livello.
Anche Simone Calamai ha espresso tranquillità e fiducia nell’azione della magistratura, ribadendo la convinzione di aver fatto tutto il possibile nelle circostanze eccezionali dell’evento alluvionale. Il sindaco di Montemurlo ha sottolineato come il comune abbia sempre svolto un lavoro puntuale nell’interesse della collettività, di fronte a un fenomeno meteorologico straordinario le cui conseguenze sono andate ben oltre le zone sotto indagine.
Il caso ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico locale. La Lega, attraverso l’onorevole Elisa Montemagni e Claudiu Stanasel, ha definito grave e allarmante il quadro emerso, evidenziando come tra gli indagati figurino esponenti di primo piano del Partito Democratico. I rappresentanti leghisti hanno sottolineato la necessità di assumere responsabilità politiche oltre a quelle giudiziarie, criticando la gestione del rischio idrogeologico negli ultimi anni.
Dal canto suo, il Partito Democratico ha espresso vicinanza agli amministratori coinvolti attraverso il segretario pratese Marco Biagioni, dichiarando certezza che sapranno difendersi nelle sedi giudiziarie e dimostrare la correttezza del loro operato. Anche Fratelli d’Italia, per voce del presidente provinciale Matteo Mazzanti, ha sottolineato interrogativi sulla gestione del territorio da parte del centrosinistra, ritenendo il rinvio a giudizio una logica conseguenza di scelte amministrative discutibili.
L’alluvione del 2 novembre 2023 ha rappresentato uno degli eventi meteorologici più devastanti degli ultimi anni in Toscana, con danni stimati in milioni di euro e conseguenze che si sono protratte per mesi. La Regione Toscana, guidata dal presidente Eugenio Giani, ha dichiarato lo stato di emergenza e ha stanziato risorse significative per il sostegno alle famiglie e alle imprese colpite. Il governo centrale ha riconosciuto la gravità della situazione attraverso la delibera del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2023, che ha dichiarato lo stato di emergenza per le province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato.
L’udienza preliminare del 19 novembre rappresenterà un momento cruciale per determinare se gli elementi raccolti dalla Procura siano sufficienti per procedere al dibattimento. Il giudice dovrà valutare se sussistano i presupposti per il rinvio a giudizio degli undici indagati, esaminando le argomentazioni dell’accusa e le eventuali eccezioni sollevate dalle difese. La complessità tecnica del caso e l’elevato numero di soggetti coinvolti rendono probabile che il procedimento si protragga per tempi considerevoli.
Questo processo giudiziario assume particolare rilevanza non solo per le responsabilità individuali in esame, ma anche per le implicazioni più ampie sulla gestione del rischio idrogeologico e della protezione civile a livello territoriale. L’esito del procedimento potrebbe influenzare significativamente le politiche di prevenzione e gestione delle emergenze nei comuni toscani, stabilendo precedenti importanti per l’attribuzione di responsabilità in caso di calamità naturali.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!