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Meteo, Neve e Venti Tempestosi nella notte polare alle Svalbard -VIDEO-

Svalbard sotto l’influsso dei polar low: vortici ciclonici rapidi e intensi plasmano l’inverno artico tra gelo estremo, mari liberi dai ghiacci e sfide crescenti per la previsione.

Negli ultimi giorni l’arcipelago delle Svalbard si è trasformato in un laboratorio a cielo aperto per l’osservazione e l’analisi dei polar low, depressioni cicloniche di piccola scala caratteristiche delle alte latitudini. Questi sistemi meteorologici, noti per la loro natura compatta e la rapida evoluzione, si sono sviluppati a più riprese nel settore artico compreso tra la Groenlandia, la Norvegia e il Mare di Barents, offrendo un esempio quasi paradigmatico del meccanismo fisico alla base della loro genesi.

Il contesto atmosferico è quello tipico dell’inverno artico avanzato: masse d’aria polare, estremamente fredde, vengono convogliate verso sud in risposta a configurazioni sinottiche dominanti da nord-ovest. Tali masse scorrono sopra tratti di oceano ancora relativamente liberi dai ghiacci, un’anomalia resa via via più frequente dalla frammentazione e dalla riduzione estiva del pack artico, fenomeno ormai costante nelle ultime stagioni. Proprio questa assenza di copertura glaciale su aree che un tempo risultavano regolarmente gelate contribuisce ad alimentare un forte gradiente termico verticale, innescando intensi processi convettivi che danno vita ai polar low.

Questi vortici ciclonici si sviluppano in ambienti baroclini ma poveri di forzanti a grande scala: la loro genesi si fonda dunque sulla dinamica del flusso atmosferico locale, sull’instabilità convettiva e sul contrasto termico tra l’aria polare continentale (con temperature medie che nelle zone interne delle Svalbard scendono frequentemente sotto i –15 °C) e le acque superficiali oceaniche, ancora mitigate dall’influsso delle correnti atlantiche. Lungo le coste dell’arcipelago, non a caso, le temperature si mantengono leggermente più elevate, oscillando attorno ai –7/–10 °C, favorendo ulteriormente lo scambio di calore con l’atmosfera.

Dal punto di vista operativo, i polar low rappresentano un banco di prova estremamente impegnativo per la modellistica meteorologica. La loro scala spaziale ridotta (solitamente inferiore ai 500 km di diametro), unita alla rapidità di evoluzione, li rende difficili da individuare con largo anticipo nei modelli a bassa risoluzione. Per questo motivo si rende necessario un approccio che combini simulazioni ad alta definizione con un monitoraggio satellitare continuo. Le immagini recenti da sensori geostazionari e polar orbitanti evidenziano strutture a spirale ben definite, associate a bande di rovesci nevosi e venti che localmente superano i 90 km/h, valori che rientrano nella soglia delle tempeste invernali di media intensità.

Le previsioni a breve termine per Longyearbyen, centro abitato principale delle Svalbard, confermano il perdurare di un regime perturbato caratterizzato da frequenti nevicate, venti sostenuti e visibilità ridotta. Sebbene i polar low siano fenomeni brevi – spesso della durata di 12-36 ore – la loro successione ravvicinata in questo scorcio di dicembre configura un periodo di particolare instabilità atmosferica nel settore artico settentrionale.

Per le attività umane nell’area – in primis quelle legate alla ricerca scientifica, alla navigazione e alla logistica – la presenza di questi sistemi impone una soglia elevata di vigilanza operativa. Al contempo, essi rappresentano un indicatore sensibile dell’evoluzione climatica artica: la maggiore frequenza di superficie oceanica libera dai ghiacci in pieno inverno estende il potenziale termodinamico per lo sviluppo di convezione atmosferica e quindi per la formazione di polar low, che potranno manifestarsi con dinamiche ancora più intense e complesse in futuro. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!