La penisola della Kamchatka vive giorni di eccezionale attività geologica con il risveglio del vulcano Krasheninnikov dopo 450 anni di silenzio assoluto, seguito dall’eruzione del massiccio Klyuchevskoy, il più alto d’Eurasia. I due episodi vulcanici rappresentano la conseguenza diretta del devastante terremoto di magnitudo 8.8 che ha scosso la regione russa orientale lo scorso 30 luglio, classificandosi tra i dieci eventi sismici più violenti mai registrati dall’inizio del ventesimo secolo.
Il Vulcano Krasheninnikov, la cui ultima eruzione documentata risale al 1550 secondo il Programma Vulcanologico Globale dello Smithsonian Institution, ha generato una colonna di cenere alta circa sei chilometri che si dirige verso est in direzione dell’Oceano Pacifico. Il Ministero delle Situazioni di Emergenza della Kamchatka ha confermato attraverso un comunicato Telegram che non sono presenti aree popolate lungo il percorso della nube vulcanica, escludendo al momento significative ricadute di cenere su centri abitati. Le autorità hanno tuttavia assegnato al vulcano il codice di pericolo aereo “arancione”, segnalando possibili interruzioni del traffico aereo nella zona interessata dall’eruzione.
Questa straordinaria ripresa dell’attività vulcanica del Krasheninnikov si inserisce in un contesto geologico già fortemente dinamico, caratterizzato dall’eruzione del vicino Vulcano Klyuchevskoy, avvenuta mercoledì 30 luglio, poche ore dopo la scossa sismica principale. Con i suoi 4.850 metri di altezza, il Klyuchevskoy rappresenta il vulcano attivo più alto dell’intero continente eurasiatico e si distingue per la sua notevole frequenza eruttiva, avendo registrato almeno diciotto episodi dal 2000 secondo i dati del Global Volcanism Program. Il Servizio Geofisico dell’Accademia Russa delle Scienze ha documentato attraverso immagini una “discesa di lava sul versante occidentale” del vulcano accompagnata da “potenti bagliori seguiti da esplosioni”.
La sequenza degli eventi geologici trova origine nel terremoto di magnitudo 8.8 che ha colpito la penisola alle ore 11:24 locali del 30 luglio, con epicentro localizzato a circa 136 chilometri dalla costa e a una profondità relativamente superficiale di 20,7 chilometri. Secondo gli esperti dell’U.S. Geological Survey, l’evento ha liberato un’energia equivalente a circa 240 milioni di tonnellate di TNT, provocando il sollevamento improvviso di un vasto blocco della crosta terrestre. Il sisma, il più intenso registrato nella regione dal 1952, ha innescato uno tsunami con onde massime di cinque metri che hanno colpito principalmente il porto di Severo-Kurilsk, causando l’allagamento di strutture portuali e danni a impianti di pesca.
La connessione tra l’attività sismica e vulcanica nella Kamchatka si spiega attraverso la particolare posizione geologica della penisola, situata lungo la zona di subduzione dove la placca del Pacifico si immerge sotto la placca di Okhotsk. Questo processo tettonico genera pressioni enormi che si manifestano sia attraverso terremoti che eruzioni vulcaniche, alimentando un sistema di oltre 160 vulcani di cui 29 attualmente attivi. I vulcanologi sottolineano come i forti terremoti possano modificare profondamente lo stato degli sforzi nel sottosuolo, alterando gli equilibri nelle camere magmatiche e favorendo l’eruzione del magma verso la superficie.
Nonostante l’intensità degli eventi, le conseguenze immediate per la popolazione risultano relativamente contenute a causa della scarsa densità abitativa della regione. La capitale Petropavlovsk-Kamchatsky, con i suoi 180.000 abitanti, ha registrato danni agli edifici e interruzioni dei servizi elettrici e telefonici, mentre diverse persone hanno richiesto assistenza medica senza tuttavia segnalare vittime. Le autorità russe hanno dichiarato lo stato di emergenza in alcune aree, evacuando oltre 300 persone dalle zone costiere a rischio tsunami.
L’evento ha avuto ripercussioni su scala internazionale, con l’attivazione di sistemi di allerta tsunami in tutto il Pacifico. Dal Giappone alle Hawaii, dall’Ecuador al Perù, milioni di persone sono state evacuate dalle zone costiere in via precauzionale. Il Centro di Allerta Tsunami del Pacifico ha mantenuto attiva la sorveglianza per oltre trentasei ore, monitorando costantemente i livelli del mare e i dati sismici per valutare l’evoluzione della situazione.
La comunità scientifica internazionale osserva con particolare attenzione l’evoluzione del sistema vulcanico della Kamchatka, considerato uno dei più dinamici e imprevedibili del pianeta. L’Istituto di Vulcanologia e Sismologia dell’Estremo Oriente dell’Accademia Russa delle Scienze ha intensificato il monitoraggio dell’area, utilizzando strumentazioni satellitari e rilievi elicotteristici per documentare l’evoluzione delle eruzioni. Gli esperti non escludono ulteriori manifestazioni vulcaniche legate all’intensa attività tettonica in corso, sottolineando l’importanza di mantenere elevati livelli di sorveglianza scientifica.
La penisola della Kamchatka, con la sua posizione strategica nell’Anello di Fuoco del Pacifico, continua a rappresentare un laboratorio naturale di eccezionale importanza per la comprensione dei fenomeni geologici estremi. La concentrazione di vulcani attivi in uno spazio relativamente ristretto, unita all’alta velocità di convergenza delle placche tettoniche, crea condizioni uniche per lo studio dell’interazione tra attività sismica e vulcanica. Gli eventi di questi giorni confermano la natura dinamica di questo territorio remoto, dove la forza della terra si manifesta attraverso spettacoli geologici di straordinaria potenza che ricordano la continua evoluzione del nostro pianeta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!