La stagione estiva del 2025 ha portato alla ribalta una questione che da anni infastidisce milioni di automobilisti italiani: i prezzi sproporzionati praticati nelle aree di servizio autostradali, in particolare negli stabilimenti a marchio Autogrill. L’ultima indagine condotta da Altroconsumo in sedici aree di servizio di diverse insegne nei pressi di Milano, Roma, Napoli e Venezia ha certificato una situazione che molti utenti non esitano a definire di vera e propria rapina legalizzata.
I dati emersi dalla ricerca restituiscono un quadro allarmante per i viaggiatori che si trovano costretti a sostare lungo i settemila chilometri della rete autostradale italiana. Una bottiglietta d’acqua da mezzo litro arriva a costare fino a 3,18 euro al litro, cifra che rappresenta il quintuplo rispetto ai prezzi praticati nei supermercati tradizionali, dove il costo medio si attesta sui 63 centesimi. Questa discrepanza assume carattere ancora più grave se si considera che l’acqua rappresenta un bene essenziale, particolarmente necessario durante i lunghi viaggi estivi caratterizzati da temperature elevate.
La situazione non migliora per altri prodotti di prima necessità. I panini semplici, quelli con farcitura basilare, possono raggiungere gli 10,90 euro, con un prezzo medio di 6,80 euro che comunque risulta superiore del 57% rispetto ai bar cittadini. Un caffè al banco costa mediamente 1,46 euro, registrando un incremento del 7% rispetto al 2024 e del 21% rispetto ai bar urbani. Il cappuccino si mantiene stabile a 1,85 euro, ma presenta comunque un sovrapprezzone del 16% rispetto alla media cittadina. Le brioche hanno subito un rincaro del 16% rispetto all’anno precedente, arrivando a costare mediamente due euro, cifra che supera del 47% quella praticata nei bar fuori dall’autostrada.
Autogrill, dove un panino costa quanto un aperitivo e dove un litro d’acqua costa più di un litro di benzina .
— Salvo Sottile (@salvosottile) August 8, 2025
🚨 Autogrill: la sosta in gioielleria 🚨
Un panino al salame: 8,50€
Un caffè: 1,60€
Un’insalata col tonno: 18 €
Un litro di coca cola: 8 €
Due energy drink: 16… pic.twitter.com/Al9fQLK2rQ
Particolarmente significativi sono i dati relativi alle bevande confezionate e ai gelati. Una bottiglietta di Coca Cola può arrivare a costare l’equivalente di otto euro al litro, ovvero cinque volte il prezzo medio al supermercato. I gelati confezionati registrano aumenti del 5% rispetto al 2024, con un gelato stecco ricoperto al cioccolato che costa oltre tre euro, più del doppio rispetto ai supermercati. Gli energy drink toccano cifre record, sfiorando i sedici euro al litro con un incremento del 23% rispetto all’anno precedente, rappresentando uno degli esempi più eclatanti del sovrapprezzo autostradale.
Le reazioni degli utenti si sono moltiplicate sui social network e sui portali di recensioni, dove emergono testimonianze di indignazione e frustrazione. Le piattaforme online sono invase da commenti di viaggiatori che denunciano quello che percepiscono come un abuso di posizione dominante. Su Reddit, particolarmente nel subreddit dedicato all’Italia, si moltiplicano i thread con centinaia di commenti che documentano esperienze negative e suggerimenti per evitare le soste negli autogrill. Le recensioni su Trustpilot mostrano un sentiment misto, con molti utenti che pur apprezzando la qualità del servizio del personale, non mancano di sottolineare l’eccessività dei prezzi praticati.
La questione assume contorni ancora più complessi se analizzata dal punto di vista della struttura del mercato. Autogrill, controllata dal gruppo svizzero Avolta dopo l’acquisizione da parte di Dufry nel 2023, mantiene una posizione dominante nel settore della ristorazione autostradale italiana. La famiglia Benetton, attraverso Edizione Holding, rimane comunque il principale azionista del gruppo, conservando un ruolo strategico nelle decisioni operative. Questa configurazione societaria ha sollevato nel tempo diversi interventi dell’Autorità Antitrust, che ha più volte sanzionato pratiche ritenute anticoncorrenziali nei rapporti tra Autogrill e i concessionari autostradali.
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— Marque (@Dubbiosismo) August 9, 2025
Panino con la cotoletta a € 10,90 in Autogrill.
Come fa il ceto medio? pic.twitter.com/AyJRnOTPp2
Il sistema delle concessioni autostradali contribuisce a creare quella che molti esperti definiscono una situazione di monopolio di fatto. Gli automobilisti, una volta entrati in autostrada, si trovano praticamente privi di alternative competitive per lunghe tratte, dovendo necessariamente ricorrere ai servizi offerti dalle aree di sosta. Questa condizione di “dipendenza forzata” consente ai gestori di applicare politiche di prezzo che difficilmente troverebbero spazio in un mercato caratterizzato da maggiore concorrenza.
Le associazioni di consumatori hanno intensificato le loro denunce nel corso degli ultimi mesi. UGCONS di Padova ha presentato una segnalazione dettagliata all’AGCOM, evidenziando come i costi di beni essenziali quali benzina, panini, caffè e acqua risultino sproporzionati rispetto agli standard di mercato. L’associazione ha sottolineato come tali cifre non trovino giustificazione nell’andamento dell’inflazione, che nel primo trimestre del 2024 si è attestata al 2,4%, ben al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti. Nonostante questo quadro macroeconomico favorevole, i prezzi nei punti vendita Autogrill hanno continuato la loro corsa al rialzo.
Il Codacons ha annunciato l’intenzione di realizzare una mappa interattiva dei prezzi praticati nelle diverse aree di servizio, sul modello di quanto già realizzato per i carburanti. L’obiettivo è quello di fornire ai consumatori uno strumento di orientamento che consenta di scegliere dove effettuare le soste, incentivando una forma di concorrenza indiretta tra i diversi gestori. Tuttavia, l’associazione ha precisato che, dal punto di vista legale, non sussistono gli estremi per configurare pratiche speculative, poiché i prezzi vengono esposti in maniera trasparente e il consumatore è formalmente libero di scegliere se accettarli o rinunciare all’acquisto.
La problematica assume dimensioni particolarmente rilevanti durante i periodi di esodo estivo, quando milioni di automobilisti si mettono in viaggio per raggiungere le destinazioni vacanziere. Una famiglia di quattro persone che decida di fare una sosta per un pranzo veloce può facilmente trovarsi a spendere cifre superiori ai quaranta euro, importi che in molti casi si avvicinano a quelli di un pranzo in un ristorante tradizionale. Questa situazione penalizza particolarmente le famiglie con redditi più contenuti, che si vedono costrette a sostenere costi aggiuntivi significativi per i loro spostamenti.
Nel panorama delle alternative, stanno emergendo guide specializzate che indicano ristoranti, trattorie e locali raggiungibili in breve tempo dalle uscite autostradali, dove è possibile trovare un rapporto qualità-prezzo decisamente più favorevole. La guida “Fuoricasello” della famiglia Longo segnala oltre ottocento esercizi raggiungibili entro cinque minuti da un casello autostradale, proponendo una cucina di qualità rispettosa delle tradizioni locali a prezzi contenuti. Questa tendenza rappresenta una risposta di mercato alla situazione di monopolio delle aree di servizio, offrendo ai viaggiatori più attenti al budget alternative concrete.
L’impatto di questa situazione sui comportamenti di consumo è già evidente. Molti automobilisti hanno modificato le proprie abitudini di viaggio, preparando panini e bevande da casa, utilizzando thermos per il caffè e sfruttando le aree di ristoro gratuite per consumare quanto portato da casa. Altri optano per uscire dall’autostrada al primo svincolo utile, cercando alternative nei centri abitati limitrofi, strategia che comporta un allungamento dei tempi di percorrenza ma consente risparmi significativi. Alcuni viaggiatori più esperti hanno imparato a riconoscere le aree di servizio gestite da operatori minori, che spesso applicano prezzi più contenuti rispetto ai grandi marchi, anche se non sempre è facile individuarle lungo il percorso.
La questione tocca anche aspetti più ampi legati alla mobilità e al diritto alla vacanza. I prezzi esorbitanti delle aree di servizio rappresentano di fatto una tassa aggiuntiva sui viaggi in automobile, che va a sommarsi ai costi dei pedaggi, del carburante e dell’eventuale soggiorno. Questa situazione rischia di penalizzare il turismo interno, scoraggiando gli spostamenti delle famiglie italiane verso destinazioni raggiungibili via autostrada. L’effetto è particolarmente pronunciato per le destinazioni del Sud Italia, raggiungibili prevalentemente attraverso lunghe tratte autostradali che richiedono necessariamente diverse soste.
Gli operatori del settore difendono i propri listini sottolineando i costi elevati di gestione degli impianti autostradali, legati alle concessioni, agli investimenti infrastrutturali e alla necessità di garantire servizi 24 ore su 24 lungo tutta la rete. Tuttavia, questa argomentazione non convince i consumatori, che vedono crescere i margini di profitto a fronte di una qualità dell’offerta che non sempre giustifica i prezzi praticati. La percezione diffusa è quella di un settore che approfitta della condizione di necessità in cui si trovano i viaggiatori, applicando politiche di prezzo che sfruttano l’assenza di alternative competitive immediate.
La situazione attuale rappresenta un paradosso del sistema economico italiano, dove la liberalizzazione teorica del mercato convive con situazioni di monopolio di fatto che penalizzano i consumatori finali. Mentre il dibattito politico si concentra spesso su questioni macroeconomiche, la quotidianità di milioni di automobilisti è condizionata da meccanismi che limitano di fatto la concorrenza e la libertà di scelta. La rabbia degli utenti, espressa attraverso i canali social e le associazioni di categoria, rappresenta un segnale inequivocabile della necessità di interventi strutturali che possano riequilibrare un mercato evidentemente sbilanciato a favore dei gestori delle aree di servizio.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!