Il vulcano Kilauea, situato nella Big Island dell’arcipelago hawaiano, ha ripreso la sua attività eruttiva venerdì 22 agosto alle 14:04 ora locale, dando vita al trentunesimo episodio vulcanico registrato dal dicembre scorso. L’evento ha generato spettacolari archi di lava che si sono elevati fino a 30 metri di altezza, confermando ancora una volta la straordinaria vitalità di uno dei vulcani più attivi del pianeta.
L’attività eruttiva, secondo quanto comunicato dall’Hawaiian Volcano Observatory dell’U.S. Geological Survey, si è concentrata nella bocca settentrionale del cratere Halema’uma’u, dove il fenomeno ha mantenuto caratteristiche di continuità per diverse ore. Gli esperti dell’osservatorio vulcanico hawaiano hanno documentato come l’episodio sia stato preceduto da segnali premonitori distintivi: continuo spatter nella bocca nord iniziato alle 8:30 del mattino, seguito da overflow di lava alle 11:45, culminato infine nelle fontane laviche del pomeriggio.
La sequenza di eventi che ha caratterizzato questa eruzione riflette il comportamento tipico del Kilauea durante la sua fase attuale, iniziata il 23 dicembre 2024. I dati rilevati dagli strumenti di monitoraggio hanno registrato un incremento del tilt inflazionario che aveva raggiunto poco più di 22 microradianti dalla fine dell’episodio precedente, mentre il tremore sismico ha mostrato un aumento significativo alle 14:00, coincidente con il passaggio del tilt da inflazionario a deflazionario e l’inizio dei flussi lavici sul fondo del cratere.
L’Hawaiian Volcano Observatory ha mantenuto il livello di allerta vulcanica su “Watch” e il codice colore aviazione su “Arancione”, indicatori che riflettono la natura attiva ma contenuta dell’eruzione. L’attività rimane completamente confinata all’interno del cratere sommitale, senza costituire minaccia diretta per le abitazioni circostanti. Tuttavia, gli episodi passati hanno dimostrato la capacità del vulcano di produrre fontane incandescenti superiori ai 300 metri di altezza, generando pennacchi eruttivi che possono raggiungere i 6.000 metri sopra il livello del suolo.
La frequenza degli episodi eruttivi del Kilauea rappresenta un fenomeno di particolare interesse scientifico e costituisce la quarta manifestazione di questo tipo registrata negli ultimi 200 anni. I precedenti cicli episodici si verificarono nel 1959, nel 1969 e tra il 1983 e il 1986, quando si registrarono 44 episodi nell’arco di tre anni. Quest’ultima fase si trasformò successivamente in un flusso lavico continuo che perdurò, attraverso diverse manifestazioni, fino al 2018, rappresentando una delle eruzioni più lunghe nella storia vulcanica moderna.
Il meccanismo che alimenta l’attività del Kilauea coinvolge una camera magmatica inferiore situata sotto il cratere Halema’uma’u, che riceve magma direttamente dall’interno terrestre a una velocità di circa 3,8 metri cubi al secondo. Questo processo provoca l’espansione della camera come un pallone e spinge il magma verso una camera superiore, da dove viene poi espulso in superficie attraverso fratture. Il magma ha utilizzato lo stesso percorso per raggiungere la superficie dal dicembre scorso, rendendo il rilascio iniziale e i successivi episodi parte della medesima eruzione.
Le caratteristiche delle fontane laviche sono determinate dalla natura del magma, che contiene gas rilasciati durante la risalita attraverso condotti stretti simili a tubi. L’espansione del magma è limitata dal magma più pesante che aveva espulso i gas alla fine dell’episodio precedente. Quando si accumula sufficiente nuovo magma, questo forza il magma degassato verso l’esterno, creando un effetto simile a una bottiglia di champagne agitata prima che il tappo venga rimosso.
Il vulcano Kilauea si trova sulla Big Island, l’isola più estesa dell’arcipelago hawaiano, a circa 320 chilometri a sud di Honolulu. La sua posizione nel Parco Nazionale dei Vulcani delle Hawaii offre opportunità uniche di osservazione scientifica e turistica, sebbene l’accesso alle aree più prossime al cratere rimanga limitato per ragioni di sicurezza. I visitatori possono osservare l’attività attraverso telecamere dal vivo installate dall’U.S. Geological Survey, che forniscono tre angolazioni diverse dell’eruzione.
I rischi associati all’attività vulcanica del Kilauea includono l’emissione di gas vulcanici, principalmente vapore acqueo, anidride carbonica e anidride solforosa, quest’ultima particolarmente pericolosa per la salute umana quando presente in concentrazioni elevate. Durante gli episodi eruttivi, il tasso di emissione di anidride solforosa raggiunge tipicamente le 50.000 tonnellate al giorno. Le condizioni meteorologiche, con venti che soffiano da nord-est a 15-20 miglia orarie, dirigono le emissioni gassose e il materiale vulcanico verso sud e sud-ovest della caldera sommitale.
Un altro pericolo significativo è rappresentato dalla caduta di frammenti vulcanici caldi, inclusi i cosiddetti “capelli di Pele”, filamenti di vetro vulcanico prodotti dall’attività delle fontane laviche. Questi materiali possono essere trasportati dal vento oltre 15 chilometri dalla bocca eruttiva e causare irritazioni cutanee e oculari. Altri frammenti vulcanici come cenere, pomice, scorie e reticulite possono depositarsi nel raggio di 1-3 chilometri dalle bocche eruttive, con le concentrazioni più elevate sottovento rispetto ai venti dominanti.
L’instabilità delle pareti del cratere rappresenta un ulteriore elemento di pericolo, con possibili crolli rocciosi che possono essere amplificati dai terremoti nell’area. Questa condizione sottolinea la natura estremamente pericolosa del bordo della caldera del Kilauea che circonda il cratere Halema’uma’u, area chiusa al pubblico dalla fine del 2007. Le autorità del parco nazionale mantengono rigorosi protocolli di sicurezza per proteggere visitatori e personale dalle molteplici minacce vulcaniche.
I sistemi di monitoraggio dell’Hawaiian Volcano Observatory utilizzano una rete di oltre 100 stazioni remote che trasmettono dati 24 ore su 24, registrando terremoti, movimenti del suolo, gas vulcanici, onde sonore, avanzamento della lava, volume del magma sotterraneo e cambiamenti visivi nell’attività eruttiva. Questa strumentazione avanzata consente agli scienziati di rilevare automaticamente cambiamenti significativi nell’attività vulcanica e di emettere notifiche pubbliche tempestive quando i dati indicano variazioni rilevanti nel comportamento del vulcano.
La durata tipica degli episodi di fontane laviche a Halema’uma’u dal dicembre 2024 è stata generalmente di un giorno o meno, separati da pause nell’attività eruttiva che durano solitamente almeno diversi giorni. Gli scienziati possono stimare con alcuni giorni o anche una settimana di anticipo quando è probabile che emerga la lava, utilizzando sensori intorno al vulcano che rilevano terremoti e cambiamenti minuscoli nell’angolazione del terreno, indicatori di inflazione o deflazione del magma.
Le prospettive future per l’eruzione del Kilauea rimangono incerte dal punto di vista scientifico. Gli esperti non sanno come l’eruzione attuale terminerà o come potrebbe evolversi. Nel 1983, il magma accumulò pressione sufficiente perché il Kilauea aprisse una bocca a un’elevazione inferiore e iniziasse a perdere lava continuamente da lì piuttosto che eruttare periodicamente da un’elevazione superiore. L’eruzione continuò in varie forme per tre decenni, terminando nel 2018. Un fenomeno simile potrebbe ripetersi, oppure l’eruzione attuale potrebbe invece fermarsi alla sommità se la sua fornitura di magma si esaurisce.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!