Un’irruzione di aria artica di proporzioni eccezionali ha investito nelle ultime ore gran parte degli Stati Uniti orientali e sudorientali, determinando un repentino e marcato crollo delle temperature che ha riportato condizioni pienamente invernali in aree abituate, fino a pochi giorni fa, a un clima di stampo quasi estivo. Il cuore dell’ondata gelida ha colpito duramente il Sud/Est del Paese, con oltre 18 milioni di residenti sotto un “freeze warning”, un’allerta diramata dal National Weather Service per temperature prossime o inferiori agli 0°C. In numerose località della Florida settentrionale, così come in Georgia e Alabama, si sono registrati valori minimi che hanno eguagliato o superato record storici risalenti agli anni Settanta.
Il meccanismo all’origine di questo evento estremo si è innescato sulle Northern Plains, dove nel fine settimana si è approfondita una vasta saccatura polare associata a una discesa d’aria fredda di origine artica. Spinta da un intenso gradiente barico e da un pattern ondulato della corrente a getto, la massa d’aria ha accelerato verso sud-est, causando un abbassamento termico di oltre 20°C in meno di 24 ore su ampie zone tra le Grandi Pianure, la regione degli Appalachi e fino alla penisola della Florida.
A Jacksonville, in Florida, si è registrata una minima di -2°C nella mattinata di martedì 11 novembre, battendo il precedente record per la data che risaliva al 1977. In città come Gainesville e Tallahassee, i valori mattutini sono scesi sotto i +4°C, soglia critica per la vegetazione subtropicale e per la fauna a sangue freddo. Proprio in Florida è stato nuovamente emesso il curioso “falling iguana advisory”, un bollettino del Servizio Meteorologico che allerta la popolazione sulla possibilità che le iguane, paralizzate dal freddo, cadano dagli alberi. Si tratta di un fenomeno fisiologico: sotto i 40°F (circa 4,4°C), questi rettili entrano in uno stato di torpore per sopravvivere alle basse temperature, perdendo temporaneamente mobilità. Non sono morti, ma congelati in una sorta di ibernazione reversibile.
Le ripercussioni del gelo si sono fatte sentire anche sul settore turistico e agricolo. Nei parchi a tema di Orlando, numerosi visitatori si sono trovati impreparati al repentino passaggio dal clima estivo a quello tardo autunnale, mentre nelle contee rurali del nord della Florida cresce la preoccupazione per le colture sensibili come agrumi e insalate. Sebbene non siano ancora stati segnalati danni diretti, l’arrivo di una seconda notte con temperature prossime allo zero mantiene alto il livello di allerta per i produttori agricoli.
Contemporaneamente, il Nord/Est del Paese è stato interessato dalla prima vera nevicata della stagione invernale. Le precipitazioni nevose hanno colpito l’area dei Grandi Laghi e gli stati del New England, con accumuli significativi: in Michigan, nella città di Ubly, si sono toccati i 20 cm, mentre nella Tug Hill Plateau, una delle aree più nevose degli Stati Uniti, i totali hanno raggiunto i 23 cm. Il manto nevoso, unito al ghiaccio e ai venti sostenuti, ha provocato decine di incidenti stradali, in particolare lungo le arterie montane della West Virginia e nella zona di Buffalo, Syracuse e Rochester, dove era in vigore un “winter weather advisory”.
All’estremo opposto del Paese, la California si prepara invece ad affrontare un’altra faccia dell’estremo climatico: l’arrivo di un “atmospheric river”, un intenso flusso di umidità subtropicale in risalita dal Pacifico, che tra mercoledì e giovedì porterà piogge torrenziali e neve copiosa sulle montagne della Sierra Nevada. Le autorità locali hanno emesso allerte per oltre 21 milioni di californiani, con rischio elevato di inondazioni lampo, frane e colate di fango, specie nelle zone colpite dagli incendi estivi dove il suolo è ancora instabile e poco assorbente.
L’evidente simultaneità di eventi meteorologici estremi e opposti – gelo artico nel Sud/Est, nevicate intense a Nord/Est, e precipitazioni eccezionali sulla West Coast – sottolinea la crescente frequenza di pattern atmosferici anomali sul continente nordamericano. Il comportamento sempre più ondulato e meno stabile della corrente a getto, influenzato in parte dal cambiamento climatico globale, favorisce infatti contrasti termici e barici estremi, rendendo più probabile l’alternanza tra periodi eccezionalmente miti e ondate di freddo improvvise. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
