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Roma, il Sindaco Gualtieri cerca famiglie disposte a ospitare gratis immigrati regolari

Il Comune di Roma stanzia quasi 400mila euro per trovare un ente che convinca le famiglie a ospitare gratuitamente immigrati regolari per tre anni, scatenando polemiche politiche.
Facebook Roberto Gualtieri

L’amministrazione capitolina di Roberto Gualtieri ha pubblicato un avviso pubblico da 399.828 euro per individuare un ente che gestisca un innovativo servizio di accoglienza domiciliare per immigrati regolari, destinato a durare trentasei mesi dal primo ottobre 2025 al 30 settembre 2028. L’iniziativa, che prevede l’affidamento tramite procedura negoziata ai sensi dell’articolo 50 del Decreto Legislativo 36/2023, mira a coinvolgere famiglie romane disposte a ospitare “pro bono” persone migranti singole o nuclei familiari monogenitoriali in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Il bando, con scadenza fissata per il 22 settembre 2025 alle ore 12:00, delinea un sistema di accoglienza diffusa che rappresenta una sperimentazione nel panorama delle politiche migratorie capitoline. L’ente aggiudicatario avrà il compito di individuare, sensibilizzare e coinvolgere famiglie accoglienti oppure tutori sociali disposti ad aprire le proprie abitazioni a stranieri titolari di permesso di soggiorno regolare, inclusi neomaggiorenni ex minori stranieri non accompagnati in carico ai servizi sociali.

La peculiarità dell’iniziativa risiede nella completa assenza di rimborsi economici per le famiglie ospitanti, come specificato espressamente dalla documentazione del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale. “Le spese per l’inclusione sociale riguardano esclusivamente interventi e misure rivolte ai beneficiari del servizio”, si legge nei documenti ufficiali, “ne consegue che i rimborsi alle famiglie ospitanti non possono essere ricondotti né a tale voce né ad altre tipologie di spesa e non risultano, pertanto, ammissibili”. L’ospitalità dovrà essere garantita senza alcun compenso per vitto, alloggio o utenze domestiche.

Il servizio prevede l’attivazione di percorsi integrati finalizzati all’inclusione sociale e alla progressiva autonomia abitativa e lavorativa degli ospiti, attraverso progetti di inserimento professionale e supporto nella ricerca di soluzioni abitative indipendenti. L’operatore selezionato dovrà inoltre facilitare il passaggio all’età adulta per i giovani neomaggiorenni e sperimentare modelli innovativi di inclusione sociale, nell’ottica di garantire un contesto accogliente e relazionale che favorisca l’integrazione nel tessuto urbano capitolino.

L’annuncio dell’iniziativa ha scatenato immediate reazioni politiche dall’opposizione capitolina, con il capogruppo della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori, che ha definito la proposta uno spreco di denaro pubblico destinato ad arricchire “le solite cooperative” mentre i cittadini vengono chiamati ad aprire gratuitamente le porte di casa. “Poteva essere istituito una sorta di albo della solidarietà da far gestire ai servizi sociali municipali”, ha dichiarato Santori, criticando l’intermediazione di un ente esterno quando già esistono strutture pubbliche e associazioni del volontariato che potrebbero svolgere la stessa funzione.

Fratelli d’Italia, attraverso il consigliere Federico Rocca, ha annunciato la convocazione di una commissione trasparenza per fare luce sulla vicenda, mentre dal fronte della maggioranza la consigliera del Partito Democratico Valeria Baglio ha difeso l’iniziativa definendola “un’esperienza dal grande valore umano, sociale e culturale” e bollando le critiche come “becera propaganda politica”. La polarizzazione del dibattito riflette le tensioni politiche che caratterizzano la gestione delle politiche migratorie nella capitale, in un momento in cui l’amministrazione Gualtieri si trova ad affrontare molteplici emergenze urbane.

Il progetto si inserisce nel più ampio sistema di accoglienza cittadino che include già i circuiti SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) e CARI (Circuito di Accoglienza di Roma per Immigrati), gestiti attraverso convenzioni con enti del terzo settore. L’accoglienza domiciliare rappresenterebbe dunque un’estensione delle politiche di inclusione sociale già attive, con l’obiettivo di superare il modello delle strutture collettive attraverso l’inserimento diretto nelle famiglie romane.

Le polemiche si concentrano anche sul timing dell’iniziativa, lanciata mentre Roma affronta significative criticità nei servizi pubblici essenziali, dai trasporti alla raccolta rifiuti, dalla manutenzione urbana alla sicurezza stradale. L’opposizione ha evidenziato il paradosso di investire risorse pubbliche per progetti di accoglienza mentre i cittadini romani sperimentano quotidianamente disservizi in settori fondamentali dell’amministrazione comunale.

L’importo del bando, pari a 399.828 euro per tre anni di servizio, corrisponde a circa 133.000 euro annui per la gestione dell’intero progetto, una cifra che secondo i critici risulta sproporzionata rispetto all’obiettivo di individuare famiglie disponibili all’ospitalità gratuita. Gli oppositori sostengono che una parte di queste risorse potrebbe essere destinata direttamente alle famiglie ospitanti per coprire almeno parzialmente le spese aggiuntive, rendendo l’iniziativa più sostenibile e attrattiva per i potenziali partecipanti.

Il meccanismo procedurale prevede che gli enti interessati presentino manifestazioni di interesse entro la scadenza stabilita, seguita da una valutazione basata sui criteri qualità-prezzo per l’assegnazione definitiva del servizio. L’avvio operativo è programmato per il primo ottobre 2025, con un periodo di 36 mesi durante il quale l’ente aggiudicatario dovrà garantire il funzionamento dell’intero sistema di intermediazione tra famiglie ospitanti e beneficiari dell’accoglienza.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!