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Ascolti TV, Mediaset naufraga nell’informazione: flop colossale in tutti i talk

Lontani i tempi di Matrix e Mentana, Mediaset affonda nell’informazione. Il pubblico cerca verità e rigore altrove: la credibilità non si improvvisa, si riconquista.
Credit © Mediaset

I dati auditel dell’ultima serata fotografano con brutale chiarezza la crisi profonda che sta attraversando Mediaset, soprattutto sul fronte dell’informazione e dell’approfondimento. Realpolitik, il nuovo programma di Tommaso Labate lanciato con grandi aspettative su Rete 4, è partito con soli 444.000 spettatori con un misero 3,7% di share. Un risultato impietoso se si pensa all’effetto novità e che certifica non solo l’insuccesso del singolo format, ma l’incapacità dell’intero apparato Mediaset di proporre contenuti giornalistici che riescano davvero a conquistare la fiducia del pubblico.

Quello che un tempo era un polo televisivo in grado di produrre informazione d’impatto e inchieste capaci di alimentare il dibattito nazionale, oggi è diventato sinonimo di intrattenimento vacuo, reality riciclati, e serie turche in loop. Negli anni d’oro, tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, Mediaset sapeva parlare al suo pubblico anche attraverso programmi di approfondimento autorevoli. Matrix, condotto da un Enrico Mentana ancora perfettamente in sintonia con il tempo che correva, riusciva a raccontare l’attualità con equilibrio e incisività, senza scadere nella propaganda.

C’erano le inchieste di Terra! e l’informazione schietta di Controcampo, che univano sport, società e politica in modo originale. C’era Lucignolo, che – pur con il suo stile pop – raccontava il costume e i fenomeni sociali con una forma riconoscibile e un’identità editoriale. Persino Maurizio Costanzo Show riusciva ad alternare spettacolo e contenuti con un’intelligenza televisiva che oggi appare smarrita.

Oggi, invece, la percezione del pubblico è chiara: Mediaset non è più un luogo dove si va per informarsi o capire il mondo, ma solo per distrarsi. Il suo brand giornalistico è diventato debole, talvolta caricaturale, e soffre una crisi di credibilità che nemmeno i volti più noti riescono a invertire. La deriva di Rete 4, una rete un tempo capace di ospitare dibattiti veri, è emblematica: tra approfondimenti sempre più urlati e contenuti ideologicamente sbilanciati, la fuga del pubblico era inevitabile.

Il confronto con la concorrenza è spietato. Rai 1, anche solo mandando in onda una replica de Il Commissario Montalbano, raccoglie 2.425.000 spettatori e il 16% di share. Rai 3 con Chi l’ha visto? tiene alta la bandiera del servizio pubblico con 1.331.000 spettatori e il 9.4%. Ma la vera sorpresa è Lezioni di Mafie su La7: 1.108.000 spettatori e il 7.1%, un risultato straordinario per una proposta d’inchiesta, che dimostra come il pubblico sia ancora affamato di contenuti seri, ma solo se proposti da interlocutori credibili.

È proprio questo il punto: credibilità. Un valore che non si compra con le scenografie o con i volti famosi, ma si costruisce nel tempo, con scelte editoriali coerenti e coraggiose. Mediaset, invece, sembra essersi arresa a un modello che funziona solo sul breve termine: reality show che si autoalimentano, dinamiche trash, format seriali fotocopia. Una comfort zone che forse porta qualche punto di share qua e là, ma che nel lungo periodo ha demolito l’immagine dell’azienda come polo culturale e informativo.

Pier Silvio Berlusconi può anche gioire per gli exploit di La Ruota della Fortuna, ma se davvero vuole segnare una svolta editoriale – come più volte annunciato – dovrà avere il coraggio di tornare a fare televisione di sostanza. Di riprendersi quel ruolo di media company autorevole che ha avuto per anni e che oggi, semplicemente, non esiste più.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!