Giampiero Mughini, figura storica del giornalismo e della televisione italiana, si trova oggi a dover affrontare una delle decisioni più dolorose della sua vita. Il noto opinionista e scrittore, 85 anni compiuti, ha annunciato in una lunga intervista rilasciata al Foglio di essere costretto a vendere la sua straordinaria collezione di libri per far fronte a gravi difficoltà economiche.
La confessione del giornalista è stata diretta e senza filtri: “Non c’è più nessuno che mi proponga un lavoro. Da quando sono stato male hanno smesso tutti di chiamarmi“. Una situazione che ha travolto non solo la sua carriera professionale, ma anche i rapporti personali. Gli amici, come racconta amaramente Mughini, sono “evaporati”, lasciandolo in una condizione di isolamento che aggrava ulteriormente il quadro già complesso della sua situazione attuale.
La collezione che il giornalista catanese dovrà cedere rappresenta il patrimonio di una vita intera dedicata alla cultura e alla letteratura. Si tratta di una biblioteca immensa, composta da 20 a 25 mila volumi, tra cui figurano prime edizioni rarissime di alcuni dei più importanti autori della letteratura italiana: Cesare Pavese, Italo Calvino, Dino Campana, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Beppe Fenoglio, Luigi Pirandello, Giorgio Bassani, Alberto Moravia, Luciano Bianciardi, Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti. “Nella vita non ho saputo mettere niente da parte, tranne i miei libri”, confessa Mughini con evidente sofferenza.
La vendita sarà gestita dal libraio milanese Pontremoli, amico di lunga data del giornalista, e sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo che permetterà a Mughini di mantenere almeno un legame simbolico con i volumi che ha collezionato nel corso di decenni. “È una sofferenza indispensabile. La vendita sarà accompagnata da un catalogo. Così almeno un libro resta mio, e lo firmano pure. Ma sì, è un colpo al cuore. Lo faccio perché è necessario“, ha spiegato con la consueta franchezza che lo ha sempre contraddistinto.
Non tutti i libri, tuttavia, lasceranno la casa di Monteverde Vecchio dove Mughini vive circondato dalla sua biblioteca, affettuosamente soprannominata il “Mughenheim”. Il giornalista ha infatti deciso di trattenere alcuni volumi particolarmente significativi dal punto di vista affettivo e culturale: i tre libri di Italo Svevo, definiti dallo stesso Mughini “di leggendaria rarità”, le opere di Umberto Saba, legate al libro che ha dedicato a Trieste, e i testi di Carlo Dossi, autore al quale sente di somigliare per carattere e temperamento.
La situazione economica precaria di Mughini è il risultato diretto dell’interruzione della sua carriera televisiva, avvenuta in seguito ai problemi di salute che lo hanno colpito negli ultimi anni. Il giornalista, che per decenni è stato presenza fissa nei salotti televisivi più importanti d’Italia, dal Maurizio Costanzo Show a Controcampo, da Ballando con le Stelle al recente Grande Fratello del 2023, oggi può contare esclusivamente sull’articolo settimanale che scrive ogni martedì per Il Foglio. “L’unico lavoro che ho è l’articolo che scrivo ogni martedì sul Foglio. Con quello ci faccio una dieta intermittente, che fa pure bene alla salute dicono”, ironizza con il consueto spirito che lo caratterizza.
Sui problemi di salute che hanno segnato questo periodo difficile della sua vita, Mughini mantiene un atteggiamento pragmatico e privo di autocommiserazione: “Ho avuto problemi di salute. Ma sì, ora sto bene. Se però tu mi dici di andare da qui al mio bagno ci vado con un po’ di fatica. Il medico mi ha detto in un linguaggio chiarissimo che io sono giunto al momento in cui devo ‘gestire’ la mia vecchiaia. Non me ne ero accorto, pensa te. Perché di anni ne ho parecchi. Ottantacinque, per la precisione”.
Nonostante le difficoltà attuali, Mughini non nasconde la nostalgia per il mondo televisivo che lo ha accolto per tanti anni. “È stata divertente, quella stagione davanti alle telecamere. Non mi chiamano più: pazienza, forse non avrei retto un altro reality con le zanzare. Ma i talk sì, quelli mi mancano”, ammette. La televisione, infatti, non rappresentava per lui solo un palcoscenico per esprimere le proprie opinioni, ma anche una fonte di reddito indispensabile: “Io l’ho fatta, la tivù, anche perché mi permetteva di vivere come volevo”.
La questione economica viene affrontata da Mughini con la consueta schiettezza, senza pudori né false modestie. Alla domanda sui suoi risparmi, risponde laconicamente: “Miserie… Ma spese con gusto”, allargando un braccio verso le stanze della sua casa-museo, testimonianza tangibile di una vita spesa all’insegna della cultura e dell’arte. Sul tema del denaro, il giornalista ha sempre mantenuto una posizione chiara e diretta: “Non parlarne è ipocrisia. Ecco, io per esempio non ho mai fatto nulla gratis”.
La vicenda di Mughini rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che possono colpire anche figure di grande notorietà quando vengono meno le fonti di reddito principali e quando l’età avanzata rende più complesso reinventarsi professionalmente. La sua decisione di rendere pubblica questa situazione, affrontandola con dignità e senza vittimismo, testimonia ancora una volta quel carattere diretto e privo di fronzoli che lo ha sempre contraddistinto nel panorama mediatico italiano.
Il caso solleva anche interrogativi più ampi sul destino dei professionisti dell’informazione e dello spettacolo quando raggiungono un’età avanzata e si trovano improvvisamente esclusi dai circuiti lavorativi che li hanno visti protagonisti per decenni. La scomparsa di Mughini dai teleschermi, avvenuta senza apparenti motivazioni ufficiali se non i suoi problemi di salute, rappresenta la perdita di una voce originale e pungente che ha saputo animare il dibattito pubblico con competenza e passione per oltre mezzo secolo.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!