Un nuovo, aspro capitolo si aggiunge alla lunga storia di attriti tra il giornalista Mario Adinolfi e l’opinionista Selvaggia Lucarelli, culminato nelle ultime ore con la notifica di un’azione legale intrapresa dalla giurata di Ballando con le Stelle. La vicenda, che ha rapidamente travalicato i confini dei social network per approdare sul terreno giudiziario, nasce da una polemica innescata da un editoriale di Lucarelli riguardante Fabrizio Corona e il cosiddetto “metodo” di esposizione mediatica, ma si è presto trasformata in un attacco frontale riguardante fatti di cronaca ben più dolorosi e controversi, come il suicidio della ristoratrice Giovanna Pedretti.
Tutto ha avuto inizio con la pubblicazione di una newsletter in cui Selvaggia Lucarelli analizzava criticamente l’operato di Fabrizio Corona, recentemente tornato alla ribalta per le sue rivelazioni riguardanti il conduttore Alfonso Signorini. Nel suo scritto, la giornalista contestava all’ex re dei paparazzi l’utilizzo di una strategia basata sull’esposizione al pubblico ludibrio di figure note, una pratica che, secondo la sua analisi, risponde a logiche di potere e visibilità discutibili. Questa presa di posizione non è passata inosservata a Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia, il quale ha deciso di intervenire pubblicamente con un commento dai toni decisamente accesi, accusando la collega di incoerenza e ipocrisia.
Adinolfi, attraverso i suoi canali social, ha articolato un duro attacco in cui sosteneva che il modus operandi criticato da Lucarelli fosse, in realtà, lo stesso utilizzato sistematicamente da lei e dal suo compagno, Lorenzo Biagiarelli, nel corso della loro attività di debunker e commentatori. Le parole di Adinolfi non si sono limitate a una generica critica professionale, ma sono entrate nel merito di una delle vicende più tragiche della cronaca recente: il caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano toltasi la vita nel gennaio 2024 dopo essere finita al centro di una tempesta mediatica per una presunta recensione falsa. Nel suo intervento, Adinolfi ha scritto testualmente: “Avete fatto suicidare la povera gente per averla esposta al pubblico ludibrio, avete devastato carriere e imprese”, tracciando un parallelismo diretto tra le azioni di Corona e quelle della coppia Lucarelli-Biagiarelli, ma sottolineando come Corona, a differenza loro, si scontrasse con “potenti veri” e non con persone comuni indifese.
“Capisco che Selvaggia voglia andare a lavorare a Mediaset per massimizzare la paga, ma rimproverare a Fabrizio Corona di “esporre al pubblico ludibrio” gente potente e con un pelo sullo stomaco alto così, quando lei e il fidanzato hanno eletto a sistema l’esposizione al pubblico ludibrio di chiunque mettessero nel mirino, mi pare un po’ troppo. Avete fatto suicidare la povera gente per averla esposta al pubblico ludibrio, avete devastato carriere e imprese: adesso Selvaggia te la prendi con Corona che attacca carte alla mano uno degli uomini più potenti d’Italia, ricco da far schifo, che sommergerà tutti di querele pagando gli avvocati più forti di Milano? Dai, il posto ben pagato Piersilvio te lo dà lo stesso, l’intervista a Verissimo già l’hai avuta, risparmiati l’effetto del bue che dà del cornuto all’asino. Almeno Fabrizio Corona se la prende coi potenti veri, non con una ristoratrice che faticava a tenere in piedi i conti“.
La reazione di Selvaggia Lucarelli non si è fatta attendere. A meno di quattro ore dalla pubblicazione del post di Adinolfi, il giornalista ha ricevuto una comunicazione formale da parte dei legali della scrittrice, che annunciava l’intenzione di procedere con una querela per diffamazione. La rapidità dell’azione legale sottolinea la gravità con cui Lucarelli ha percepito le affermazioni del leader del Popolo della Famiglia, ritenendo evidentemente che il limite del diritto di critica fosse stato superato, sfociando nell’attribuzione di responsabilità morali e fattuali gravissime che la giustizia ordinaria aveva già vagliato. È doveroso ricordare, infatti, che l’inchiesta per istigazione al suicidio aperta contro ignoti in seguito alla morte di Pedretti è stata archiviata nel 2024, escludendo responsabilità penali dirette a carico di chi aveva sollevato dubbi sulla veridicità della recensione online, inquadrando l’attività di fact-checking, seppur aspra, nell’ambito della libertà di espressione.
Nonostante la notifica legale, Mario Adinolfi non ha mostrato segni di pentimento o volontà di ritrattare. Al contrario, ha scelto di rendere pubblica la lettera dell’avvocato, utilizzandola come ulteriore argomento per rincarare la dose. In un successivo video e in nuovi post, Adinolfi ha dichiarato di non volersi far intimidire da quella che definisce “sua maestà”, sostenendo che la querela rappresenti un tentativo di silenziare una voce critica scomoda. Secondo la sua tesi difensiva, che presumibilmente verrà portata anche in tribunale, il suo intervento rientrava pienamente nel diritto di critica politica e di costume, evidenziando quella che lui percepisce come una doppia morale: una severità inflessibile verso terzi (come Corona) e una presunta indulgenza verso le proprie condotte mediatiche.
“Interessante evoluzione del Lucarelli pensiero. Colei che contesta le lettere degli avvocati che annunciano querela inviate a chi insulta sui social, per una critica che ho espresso verso di lei in meno di quattro ore mi ha fatto già scrivere dall’avvocato annunciando querela. Un po’ come quando rimprovera a Fabrizio Corona di esporre le persone al pubblico ludibrio, dimenticando di essere diventata Selvaggia Lucarelli solo perché ha esposto le persone al pubblico ludibrio. Insomma, lei fa ciò che agli altri rimprovera. Mantengo il punto e dimostrerò a colei che pensa di potersi ergere a giudice di tutto e di tutti come fossimo in una infinita puntata di Ballando, che i due pesi e le due misure sono intellettualmente disonesti e il diritto di critica può valere persino contro di lei“. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
