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India, Nebbia Tossica a New Delhi: cloud seeding per combattere l’inquinamento record

New Delhi sperimenta per la prima volta il cloud seeding per combattere l’inquinamento atmosferico record, con il primo volo di prova effettuato il 23 ottobre 2025 e operazioni previste tra il 28 e 30 ottobre.

La capitale indiana ha condotto giovedì 23 ottobre 2025 il primo volo sperimentale di inseminazione delle nuvole nella sua storia, segnando un passo decisivo nella battaglia contro l’inquinamento atmosferico che soffoca la megalopoli di oltre trenta milioni di abitanti. L’operazione, realizzata dall’Indian Institute of Technology di Kanpur in collaborazione con il governo di Delhi, rappresenta il tentativo più audace finora intrapreso per contrastare l’emergenza ambientale che ogni inverno trasforma la città in una delle aree urbane più inquinate del pianeta.

Il volo di prova ha visto un aeroplano Cessna 206-H, identificato con la sigla VT-IIT, sorvolare la zona settentrionale di Burari sparando razzi chimici nelle nuvole per indurre precipitazioni artificiali. Il ministro dell’Ambiente di Delhi, Manjinder Singh Sirsa, ha confermato in una dichiarazione rilasciata giovedì sera che il test aveva lo scopo di verificare le capacità operative dell’aeromobile, la resistenza delle attrezzature di inseminazione e il coordinamento tra le diverse agenzie coinvolte nel progetto.

L’iniziativa si inserisce in un contesto di emergenza sanitaria crescente. Secondo i dati forniti dal Central Pollution Control Board, l’indice di qualità dell’aria della capitale ha raggiunto giovedì quota trecentocinque, mentre la stazione di monitoraggio di Anand Vihar ha registrato un valore di quattrocentodieci, classificato come severo. Su trentotto punti di rilevamento distribuiti nella città, ventitré hanno mostrato una qualità dell’aria molto scarsa e quattordici sono risultati nella categoria scarsa. La situazione è ulteriormente peggiorata all’indomani delle celebrazioni del Diwali, quando le concentrazioni di particolato fine PM2,5 hanno superato in alcune zone gli ottocentoquarantasei microgrammi per metro cubo, oltre cinquantasei volte il limite massimo giornaliero raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il progetto di cloud seeding, che ha ricevuto un finanziamento governativo di tre virgola ventuno crore di rupie, equivalenti a circa trecentosettantamila euro, prevede fino a cinque operazioni sperimentali distribuite tra ottobre e novembre. La chief minister di Delhi, Rekha Gupta, ha dichiarato che le condizioni meteorologiche favorevoli sono attese tra il ventotto e il trenta ottobre, con la prima pioggia artificiale programmata per il ventinove ottobre, subordinatamente alle previsioni dell’India Meteorological Department. L’intervento mira a coprire un’area di circa cento chilometri quadrati nelle zone ad alto inquinamento del nord della capitale, includendo Rohini, Bawana, Alipur e Burari, oltre ad alcune aree confinanti dello stato di Uttar Pradesh come Loni e Baghpat.

>> Inseminazione delle Nuvole, Rischi e Benefici per l’ambiente e la salute

La tecnica dell’inseminazione delle nuvole consiste nell’introduzione di sostanze chimiche specifiche all’interno delle formazioni nuvolose mediante l’utilizzo di velivoli specializzati. Le particelle più comunemente utilizzate sono lo ioduro d’argento, il cloruro di sodio e il cloruro di calcio, che fungono da nuclei di condensazione attorno ai quali il vapore acqueo presente nelle nuvole può aggregarsi, formando gocce d’acqua sufficientemente pesanti da precipitare al suolo. Nel caso specifico del progetto di Delhi, l’aeroplano equipaggiato con fumogeni speciali rilascia queste sostanze a quote e temperature determinate, in presenza di nuvole che contengono sufficiente umidità e si trovano in condizioni di sovraffredamento.

L’obiettivo dichiarato delle autorità è quello di indurre precipitazioni che possano letteralmente lavare via dall’atmosfera il particolato sottile responsabile della nebbia tossica che avvolge la città. Gli esperti ambientali ritengono che anche una pioggia di intensità moderata possa rimuovere significative quantità di particelle PM2,5 e PM10 sospese nell’aria, fornendo un sollievo temporaneo alla popolazione esposta a livelli di inquinamento pericolosi per la salute. Delhi affronta ogni anno tra ottobre e febbraio una crisi ambientale causata dalla combinazione di emissioni veicolari, attività industriali, combustione di residui agricoli negli stati vicini del Punjab e Haryana, e condizioni meteorologiche che intrappolano gli inquinanti vicino alla superficie terrestre.

L’iniziativa indiana si colloca all’interno di un panorama globale in cui oltre cinquantasei paesi hanno sperimentato tecniche di modificazione meteorologica. La Cina rappresenta il caso più emblematico, avendo sviluppato il più vasto sistema di cloud seeding al mondo. Prima delle Olimpiadi di Pechino del duemilaotto, le autorità cinesi hanno condotto operazioni su larga scala di inseminazione delle nuvole con l’obiettivo duplice di purificare l’aria dall’inquinamento e di prevenire precipitazioni indesiderate durante la cerimonia di apertura. I razzi contenenti ioduro d’argento furono sparati nelle nuvole circostanti la capitale nei giorni precedenti l’evento, provocando piogge artificiali che effettivamente ripulirono l’atmosfera e garantirono condizioni meteorologiche favorevoli durante lo svolgimento dei Giochi.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno sviluppato uno dei programmi di cloud seeding più ambiziosi al mondo, utilizzando la tecnica per aumentare le precipitazioni in una delle regioni più aridi del pianeta. Uno studio pubblicato nel duemilaventitré ha valutato gli impatti a lungo termine del programma emiratino, confrontando i dati pluviometrici raccolti prima del lancio dell’iniziativa nel duemilatre con quelli registrati fino al duemiladiciannove. L’analisi ha mostrato incrementi sistematici nelle proprietà delle tempeste entro quindici venticinque minuti dall’inseminazione, fornendo indicazioni sull’efficacia potenziale della tecnica in regioni aride e iper-aride. Il Messico utilizza regolarmente il cloud seeding dal duemilaventi, con almeno un ciclo di inseminazione annuale per contrastare la siccità che affligge vaste porzioni del territorio nazionale.

L’efficacia scientifica della tecnica rimane tuttavia oggetto di dibattito nella comunità internazionale di ricerca. Secondo quanto affermato dalla World Meteorological Organization durante la Conferenza delle Parti sul clima del duemilaventitré, il cloud seeding può aumentare le precipitazioni di una nuvola specifica fino al venticinque per cento in condizioni ottimali, mentre stime più conservative indicano incrementi compresi tra il dieci e il quindici per cento. Uno studio condotto per sei anni sulle montagne del Wyoming ha evidenziato benefici non statisticamente significativi, sottolineando la difficoltà di isolare con certezza l’effetto dell’inseminazione dai processi naturali di formazione delle precipitazioni. Un esperimento indiano denominato Cloud Aerosol Interaction and Precipitation Enhancement Experiment, condotto dall’Indian Institute of Tropical Meteorology, ha riportato incrementi di pioggia fino al quarantasei per cento in alcune località e del diciotto per cento in media su un’area di cento chilometri quadrati sottovento rispetto al punto di inseminazione.

La questione ambientale e sanitaria legata all’utilizzo di sostanze chimiche nell’atmosfera costituisce uno degli aspetti più controversi della pratica. Lo ioduro d’argento, la sostanza più comunemente impiegata per la sua struttura cristallina simile al ghiaccio naturale, è classificato come composto pericoloso dalla legislazione federale svizzera sui prodotti chimici e richiede verifiche sui possibili rischi per la salute umana e l’ambiente. Uno studio pubblicato nel duemilaventiquattro sulla rivista scientifica ha monitorato per sedici anni il contenuto di ioni d’argento in corpi idrici influenzati da operazioni di precipitazione artificiale, riscontrando un incremento del quarantaquattro per cento nel contenuto di ioni d’argento nel suolo durante la stagione delle operazioni rispetto ai periodi di non attività, e un aumento del quarantadue virgola ottantasei per cento nelle concentrazioni dei corpi idrici.

Ricerche tossicologiche condotte in laboratorio hanno valutato il rischio di tossicità acuta indotta dall’ioduro d’argento su organismi terrestri e acquatici. Gli esperimenti hanno mostrato che le specie d’acqua dolce dimostrano una sensibilità maggiore rispetto agli organismi terrestri, con riduzioni significative nell’attività fotosintetica dei cianobatteri e delle alghe verdi anche a concentrazioni relativamente basse della sostanza. Una diminuzione moderata nella vitalità cellulare è stata osservata nei batteri del suolo esposti a ioduro d’argento. Gli scienziati hanno sottolineato che l’applicazione ripetuta della tecnica nelle medesime aree geografiche potrebbe determinare un accumulo ambientale della sostanza con potenziali effetti su ecosistemi terrestri e acquatici, sebbene la maggior parte degli studi precedenti abbia concluso che le quantità utilizzate risultano generalmente inferiori ai limiti di sicurezza e che lo ioduro d’argento tende a rimanere nei suoli e nei sedimenti con limitata biodisponibilità.

La World Meteorological Organization ha pubblicato nel duemilaventitré un rapporto di allerta sui possibili impatti di questa tecnologia emergente, menzionando esplicitamente la necessità di monitorare attentamente l’utilizzo di sostanze chimiche come lo ioduro d’argento per la loro potenziale tossicità e gli effetti sulla qualità dell’aria. Il documento ha inoltre evidenziato che la modificazione delle condizioni meteorologiche in una località può produrre conseguenze indesiderate in aree circostanti, sollevando questioni etiche e legali sulla redistribuzione artificiale delle risorse idriche. Alcuni governi regionali hanno accusato territori confinanti di rubare pioggia attraverso l’inseminazione delle nuvole, creando tensioni politiche legate all’appropriazione di precipitazioni che sarebbero altrimenti cadute naturalmente in altre zone.

Il governo di Delhi ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie da tredici dipartimenti ministeriali e agenzie intergovernative, inclusa la Directorate General of Civil Aviation, i ministeri della difesa, dell’interno e dell’ambiente, e l’Airports Authority of India. L’aeroplano Cessna dell’IIT Kanpur opererà dalla base aerea di Hindon seguendo regole di volo a vista, con preventivo nulla osta dal controllo del traffico aereo e coordinamento con l’autorità aeroportuale. I protocolli di sicurezza stabiliti vietano il sorvolo di aree proibite, escludono la fotografia aerea e impediscono il coinvolgimento di equipaggi stranieri nelle operazioni. Ciascun volo coprirà un’area minima di cento chilometri quadrati con una durata di circa novanta minuti in zone non sensibili.

Il progetto era stato originariamente programmato per luglio duemilaventicinque ma è stato ripetutamente rinviato a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli e dell’arrivo del monsone, che ha reso impossibile condurre i test nelle finestre temporali previste. L’Indian Meteorological Department aveva consigliato di attendere il ritiro del monsone e la formazione di nubi più adatte all’inseminazione nel periodo autunnale. La decisione di procedere con le operazioni tra ottobre e novembre corrisponde alla fase più critica per la qualità dell’aria nella capitale, quando la combinazione di fattori meteorologici, emissioni locali e combustione di stoppie agricole produce i picchi più elevati di inquinamento atmosferico dell’intero anno.

Gli esperti di qualità dell’aria hanno espresso valutazioni contrastanti sull’iniziativa. Alcuni scienziati ritengono che il cloud seeding rappresenti una soluzione cosmeticamente attraente ma sostanzialmente inefficace per affrontare le cause strutturali dell’inquinamento urbano, suggerendo che le risorse finanziarie potrebbero essere meglio impiegate in interventi di riduzione delle emissioni alla fonte, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione del parco veicoli e controllo delle attività industriali inquinanti. Altri ricercatori riconoscono che la pioggia artificiale potrebbe fornire un sollievo temporaneo nei momenti di emergenza più acuta, quando i livelli di particolato raggiungono concentrazioni pericolose per la salute pubblica, pur sottolineando che non può rappresentare una strategia di lungo periodo per la gestione della qualità dell’aria.

L’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico a New Delhi è ampiamente documentato dalla letteratura medica ed epidemiologica. L’esposizione a particolato fine PM2,5 e PM10 è associata a un incremento di disturbi respiratori acuti come tosse, catarro, crisi asmatiche e alterazioni del funzionamento del sistema cardiocircolatorio. L’esposizione prolungata anche a bassi livelli di particolato è correlata con l’aumento di bronchite cronica, riduzione della capacità polmonare, diminuzione della funzionalità respiratoria e maggior rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e respiratorie. Il particolato più fine può penetrare negli strati più profondi dell’apparato respiratorio, raggiungendo gli alveoli polmonari ed entrando nel flusso sanguigno, con potenziali effetti sistemici sull’organismo. I soggetti più vulnerabili includono anziani, bambini, persone affette da patologie cardiopolmonari croniche, asmatici e individui immunocompromessi.

Gli ospedali della capitale hanno segnalato un aumento significativo dei ricoveri per problemi respiratori nei giorni successivi al Diwali, quando l’esplosione prolungata di fuochi d’artificio ha saturato l’atmosfera di fumo e polveri sottili, facendo schizzare l’indice di qualità dell’aria oltre quota trecentocinquanta in diversi quartieri urbani. La visibilità è crollata drasticamente, rendendo indistinguibili anche monumenti iconici come l’India Gate e il Tempio del Loto. Il governo locale ha attivato misure d’emergenza incluse nella seconda fase del Graded Response Action Plan, che prevedono la chiusura temporanea di alcune scuole, limitazioni al traffico veicolare e raccomandazioni ai cittadini di ridurre l’esposizione all’aria esterna.

La chief minister Rekha Gupta ha enfatizzato che l’iniziativa segna una nuova era di soluzioni scientifiche alle sfide ambientali, affermando che il governo è impegnato a utilizzare ogni tecnologia disponibile per pulire l’aria di Delhi e ripristinare l’equilibrio ambientale. Il ministro dell’Ambiente Manjinder Singh Sirsa ha dichiarato che fornire aria pulita rappresenta il diritto più elementare di ogni residente della capitale e che l’amministrazione sta esplorando ogni possibile approccio per conseguire questo obiettivo. Il progetto di cloud seeding si inserisce all’interno di un piano d’azione ambientale più ampio per il biennio duemilaventicinque duemilaventinsei, che include sistemi di monitoraggio dell’inquinamento basati su intelligenza artificiale, utilizzo di cannoni anti-smog, potenziamento del trasporto pubblico a basse emissioni e sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro nei punti critici per la qualità dell’aria.

Se l’esperimento si dimostrerà efficace, Delhi potrebbe adottare la pioggia artificiale come strumento regolare durante i periodi di inquinamento più severo, aprendo la strada a un possibile modello replicabile in altre città indiane afflitte da problemi simili di qualità dell’aria. L’Indian Institute of Technology di Kanpur condurrà una valutazione scientifica completa dei risultati per determinare l’impatto effettivo dell’inseminazione sulle concentrazioni di particolato atmosferico e sulla qualità dell’aria, fornendo dati che orienteranno le decisioni politiche future sull’implementazione operativa della tecnica. I residenti della megalopoli, intrappolati per mesi ogni anno in strati di smog tossico, guardano ora al cielo con rinnovata speranza, nell’attesa che questa volta la pioggia non sia soltanto naturale ma progettata per garantire aria più pulita e condizioni di vita più salubri. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!