Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aperto un acceso dibattito politico sulla gestione delle risorse militari, annunciando la sua intenzione di porre fine all’Operazione Strade Sicure, il dispositivo di sicurezza urbana che dal 2008 vede migliaia di soldati impegnati nel controllo del territorio italiano. Le dichiarazioni, rilasciate nel giorno della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, hanno immediatamente suscitato reazioni contrastanti all’interno della stessa maggioranza di governo.
Durante il suo intervento presso il Comando Operativo di Vertice Interforze a Roma Centocelle, dopo i collegamenti con vari teatri operativi internazionali, Crosetto ha dichiarato senza mezzi termini che “sull’operazione Strade Sicure è arrivato il momento di tornare indietro”. Il ministro ha sottolineato come l’impiego di 6.800 militari su tutto il territorio nazionale per attività di pattugliamento urbano rappresenti una sottrazione di risorse preziose dalle missioni primarie delle Forze Armate. “Quando penso a 6.800 militari in tutta Italia su strada, penso che dovremmo aumentare le forze di polizia per riportare i militari al loro lavoro originario”, ha affermato Crosetto, delineando una visione radicalmente diversa rispetto all’attuale impiego delle risorse militari.
L’Operazione Strade Sicure venne istituita nel 2008 durante il governo Berlusconi IV, con il decreto legge 23 maggio 2008 convertito in legge 24 luglio dello stesso anno. Quella che doveva essere una misura temporanea, della durata massima di un anno, si è trasformata nella più longeva operazione delle Forze Armate sul territorio nazionale. Attualmente il dispositivo coinvolge circa 6.800 militari, prevalentemente dell’Esercito Italiano ma anche unità di Marina Militare e Aeronautica Militare, impegnati in 58 città italiane nel presidio di oltre mille siti sensibili. A questi si aggiungono 800 unità dedicate all’operazione Stazioni Sicure, che garantisce la vigilanza in 12 stazioni ferroviarie delle principali città italiane tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo. La legge di Bilancio 2025 aveva già prorogato entrambe le operazioni fino al 31 dicembre 2027, autorizzando una spesa complessiva di circa 240 milioni di euro annui.
La proposta di Crosetto si inserisce in un piano più ampio di riforma strutturale della Difesa. Il ministro ha annunciato la volontà di superare la legge 244, che fissa il limite del personale militare a 170mila unità. “Dobbiamo buttarla via. Lo spirito con cui è nata è morto”, ha dichiarato con fermezza, spiegando che il personale delle Forze Armate va aumentato fino a raggiungere le 200mila unità, con un incremento di circa 30mila militari rispetto all’attuale organico. Secondo Crosetto, l’attuale contesto internazionale, caratterizzato da guerre ibride che si combattono non solo sul terreno ma anche nel cyberspazio, nello spazio e nella dimensione cognitiva attraverso la manipolazione dell’informazione, richiede uno strumento militare più robusto e concentrato sulle sue missioni istituzionali.
La visione del ministro prevede inoltre una riforma complessiva che non si limiti all’aumento numerico del personale, ma che affronti anche questioni strutturali quali gli alloggi, le condizioni di servizio e i requisiti di accesso. “Mentre parliamo di scudo e guerra ibrida dobbiamo anche parlare di alloggi. Bisogna iniziare a parlare di requisiti, le forze armate devono essere efficienti”, ha sottolineato Crosetto, precisando che la riforma non sarà imposta dall’alto ma discussa in Parlamento dove a parlare dovranno essere direttamente le Forze Armate e non i vertici politici del ministero.
Le parole di Crosetto hanno immediatamente provocato una reazione a catena all’interno dello stesso schieramento di centrodestra. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, che ricopriva il ruolo di ministro della Difesa proprio quando l’operazione venne lanciata nel 2008, ha espresso un netto dissenso. “Mi spiace contraddire il mio amico Crosetto, ma l’operazione è risultata negli anni tra i provvedimenti più apprezzati dall’opinione pubblica e non solo tra gli elettori di centrodestra, che ne furono addirittura entusiasti”, ha dichiarato La Russa. Il presidente del Senato ha poi aggiunto che occorrerebbe non solo confermare ma addirittura ampliare l’operazione, ripristinando il pattugliamento misto di militari e forze dell’ordine, contestato secondo lui soltanto da qualche nostalgico sessantottino di sinistra. La Russa si è detto certo che se Crosetto vorrà testare cittadini, sindaci e forze politiche di maggioranza eviterà di dare una inutile pedata a chi mette la sicurezza tra le priorità da garantire.
Anche dalla Lega sono arrivate prese di posizione nettamente contrarie alla proposta del ministro. Il deputato e vicecapogruppo vicario Igor Iezzi ha respinto con forza l’ipotesi di ridimensionamento, affermando che “altro che tagliare i militari di Strade Sicure, anzi il contingente in strada andrebbe aumentato di almeno altre mille unità. Questo è un presidio di sicurezza prezioso per tutto il territorio italiano”. Sulla stessa linea si è espresso Eugenio Zoffili, capogruppo della Lega in Commissione Difesa e vicepresidente dell’Assemblea parlamentare OSCE, secondo cui Crosetto, pur essendo un bravissimo ministro e un amico, in questo caso sbaglia. “Questi militari non si toccano, sono apprezzati dai cittadini italiani e rendono più sicuri i territori. Sono un presidio fondamentale che, anzi, va implementato”, ha dichiarato Zoffili.
Rassicurazioni sul mantenimento del dispositivo sono arrivate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Secondo quanto riferito da Domenico Pianese, segretario del sindacato di polizia Coisp, che in serata ha incontrato il titolare del Viminale, l’operazione Strade Sicure continuerà ad essere garantita. Piantedosi, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha pubblicamente rinnovato il suo apprezzamento per i militari dell’operazione che, insieme agli operatori delle Forze di Polizia, contribuiscono ogni giorno a garantire la sicurezza delle città italiane.
I dati operativi testimoniano l’entità dell’impegno profuso nel corso dei diciassette anni di attività. Dal 2008 ad oggi sono stati effettuati oltre 60 milioni di controlli a persone e veicoli, con più di 100mila soggetti fermati, arrestati o denunciati. Il bilancio delle attività include il sequestro di circa 2.000 armi, 17.000 veicoli e più di due tonnellate e mezzo di sostanze stupefacenti. Nell’ambito della cosiddetta Terra dei Fuochi, in Campania, l’azione dei militari ha permesso l’individuazione di quasi 2.000 roghi dolosi e oltre 8.300 siti di sversamento illecito di rifiuti, attraverso l’impiego di droni tecnologicamente avanzati. Solo nel terzo trimestre del 2025 sono stati effettuati 1.475.732 controlli, con 79 denunce, 19 arresti e sanzioni per oltre 1,7 milioni di euro.
Ad Ancona, dove si è svolta la cerimonia ufficiale per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Crosetto ha ribadito l’importanza del ruolo della Difesa nel contesto attuale. “La Difesa è come l’aria, finché non serve non si vede, ma quando manca nei momenti in cui serve si capisce la sua necessità”, ha dichiarato il ministro, sottolineando come viviamo tempi complessi in cui la pace non è più scontata. Le guerre del ventunesimo secolo, ha spiegato Crosetto, non si combattono solo sul terreno ma nello spazio, nel cyberspazio, nella dimensione cognitiva, attraverso una guerra ibrida e invisibile che si gioca sui dati, sull’informazione, sulle percezioni.
Il tema di quest’anno, Difesa la forza che unisce, non è uno slogan ma un principio concreto secondo il ministro, un messaggio che attraversa ogni azione delle Forze Armate. La Difesa lega territori e generazioni, collega città e borghi, accorcia le distanze tra la periferia e il cuore dello Stato. Unisce perché costruisce fiducia tra istituzioni e cittadini, tra chi opera nei reparti e chi riceve la protezione dello Stato. Fiducia che nasce dal senso di responsabilità, dalla coerenza tra parole e azioni, dalla capacità di proteggere senza compromettere etica, rispetto e dignità.
La questione rimane aperta e si preannuncia un confronto serrato nelle prossime settimane. Da un lato Crosetto sostiene la necessità di riportare i militari alle loro funzioni primarie, potenziando invece le forze di polizia per il controllo del territorio urbano. Dall’altro, una parte consistente della maggioranza di governo, supportata dall’opinione pubblica secondo i sondaggi, ritiene l’operazione Strade Sicure un presidio irrinunciabile per la sicurezza dei cittadini, soprattutto nelle aree metropolitane e nelle stazioni ferroviarie dove la presenza dei militari rappresenta un forte elemento di deterrenza contro la criminalità. Il dibattito coinvolge questioni che vanno oltre la semplice allocazione di risorse, toccando la definizione stessa del ruolo delle Forze Armate nella società contemporanea e il bilanciamento tra sicurezza interna e prontezza operativa per le minacce esterne in un contesto internazionale sempre più instabile. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
