Dopo il disastro del Gran Premio del Brasile, che ha segnato l’ennesima battuta d’arresto in una stagione dai contorni amari per la Ferrari, John Elkann ha deciso di intervenire pubblicamente con toni inusualmente duri. Il presidente del Cavallino Rampante, raramente così diretto nei confronti del team, ha espresso un giudizio netto sulle responsabilità della debacle di Interlagos, salvando solo meccanici e ingegneri e puntando il dito contro i piloti, Charles Leclerc e Lewis Hamilton.
“Da una parte abbiamo i meccanici che hanno fatto il loro lavoro, tra pole e pit stop; gli ingegneri lo stesso, con la macchina che è evidentemente migliorata. Il resto non è stato all’altezza”, ha dichiarato Elkann. Un messaggio inequivocabile, che suona come un richiamo all’ordine rivolto soprattutto a chi siede al volante. Il riferimento è diretto a Leclerc, ritirato ancora prima del via per un guasto idraulico, e a Hamilton, la cui gara è naufragata nel traffico e nelle strategie poco efficaci.
Elkann ha evidenziato come l’organico tecnico abbia mostrato segnali positivi: la SF-24, pur non essendo al livello della Red Bull, ha dato prova di miglioramenti tangibili nelle ultime gare, e i tempi nei pit stop sono stati costantemente competitivi. Ma è sul lato umano, sulla gestione psicologica e comunicativa, che il presidente ravvisa le maggiori lacune. “I piloti si concentrino a guidare e a parlare meno”, ha detto con fermezza, sottolineando come un eccesso di esternazioni – spesso critiche o fataliste – rischi di minare la coesione interna in un momento in cui servirebbero compattezza e determinazione.
Il riferimento a Leclerc, che ha definito il weekend “un incubo” e a Hamilton, mai realmente entrato in sintonia con la vettura da quando ha annunciato l’addio alla Mercedes, è lampante. Ma è anche un messaggio alla squadra tutta: nonostante le difficoltà, l’obiettivo del secondo posto nel mondiale costruttori resta aritmeticamente possibile. Un traguardo che, per quanto modesto rispetto alle ambizioni iniziali, servirebbe a salvare la faccia e a dare un senso di continuità al lavoro svolto in vista del 2026.
Le parole di Elkann suonano come un monito che va oltre il singolo episodio: la Ferrari non può permettersi ulteriori passi falsi, né nella comunicazione né nella gestione della pressione. Se il presidente è sceso in campo in prima persona, è segno che l’insoddisfazione ai vertici è palpabile e che il tempo delle giustificazioni è finito. La Scuderia è chiamata a reagire immediatamente, sul piano sportivo e soprattutto su quello dell’identità. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
