Il programma televisivo Le Iene si trova al centro di una crescente polemica per il prolungato rinvio di un servizio annunciato come esplosivo sul delitto di Garlasco, il caso di cronaca nera che da diciotto anni tiene l’Italia con il fiato sospeso e che vede al centro l’omicidio della ventiseienne Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007. La trasmissione di Italia 1, condotta da Veronica Gentili e Max Angioni, aveva preannunciato sin dalla puntata dell’11 novembre scorso un’inchiesta esclusiva firmata dagli inviati Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, promettendo testimonianze inedite e rivelazioni potenzialmente decisive per la ricostruzione di quanto accaduto in quella tragica mattinata estiva.
Il servizio, tuttavia, non è mai andato in onda, né l’11 novembre né nelle settimane successive, e la puntata prevista per stasera, martedì 2 dicembre è stata cancellata per lasciare spazio alla diretta degli ottavi di finale di Coppa Italia tra Juventus e Udinese sull’emittente del Biscione. La trasmissione tornerà in onda martedì 9 dicembre, ma resta da capire se il tanto atteso approfondimento sul caso Garlasco verrà finalmente trasmesso o se continuerà a rimanere nel limbo.
Le ragioni di questo reiterato rinvio sembrano andare ben oltre le esigenze di palinsesto televisivo, infatti lo stesso Alessandro De Giuseppe, nella puntata del 18 novembre, si è rivolto direttamente ai telespettatori per chiarire la situazione con parole che hanno alimentato ulteriori speculazioni: “In tantissimi ci avete chiesto perché non è andato in onda il delitto di Garlasco. Ebbene, vista l’importanza del contenuto e la delicatezza del momento ci è stato chiesto di aspettare. E noi, nel rispetto dei ruoli, aspettiamo che arrivi il momento giusto per pubblicare quanto raccolto“. Questa dichiarazione ha scatenato un’ondata di commenti sui social network, dove molti utenti si interrogano su chi abbia effettivamente richiesto la sospensione del servizio e per quale motivo.
L’ipotesi più accreditata tra gli osservatori è che dietro al “congelamento” vi sia una richiesta proveniente dalla Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, che sta conducendo una nuova inchiesta sul delitto dopo la riapertura del caso. La magistratura pavese potrebbe aver chiesto alla redazione delle Iene di non interferire con le indagini in corso, soprattutto in vista dell’udienza cruciale fissata per il 18 dicembre 2025, quando si concluderà l’incidente probatorio che potrebbe segnare una svolta definitiva nella vicenda giudiziaria.
Il caso Garlasco sta infatti vivendo una fase di straordinaria evoluzione investigativa che potrebbe ribaltare completamente la verità processuale stabilita nel 2015, quando Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara, fu condannato in via definitiva a sedici anni di carcere per l’omicidio. Oggi le indagini si concentrano su Andrea Sempio, trentasettenne amico del fratello della vittima Marco Poggi, indagato per concorso in omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi. La posizione di Sempio era già stata oggetto di due archiviazioni in passato, l’ultima delle quali nel 2020 a opera dell’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi sotto indagine a Brescia per corruzione in atti giudiziari nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza il pagamento di una tangente da parte della famiglia Sempio.
Gli elementi probatori raccolti dalla nuova inchiesta appaiono particolarmente significativi e potrebbero rappresentare la chiave per riscrivere la storia di questo delitto. La perita Denise Albani, nominata dal Tribunale di Pavia, ha stabilito attraverso un’analisi biostatistica innovativa che il DNA rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi presenta una “piena concordanza” con l’aplotipo Y della linea maschile della famiglia Sempio, ribaltando di fatto quanto era stato stabilito dalla perizia del 2014 che aveva contribuito alla condanna di Stasi. La relazione completa della genetista verrà depositata entro il 5 dicembre e discussa nell’udienza del 18 dicembre, dove le parti si confronteranno sui risultati delle analisi.
Parallelamente, la Procura di Pavia ha associato a Sempio anche la cosiddetta “impronta 33”, una traccia palmare rinvenuta sul muro della taverna della villetta di via Pascoli. Gli inquirenti stanno inoltre verificando l’alibi del trentasettenne attraverso l’analisi di uno scontrino di un parcheggio di Vigevano e di alcune telefonate effettuate verso casa Poggi nelle ore successive al delitto. Secondo fonti qualificate, la Procura riterrebbe di aver individuato anche un possibile movente, elemento che nei processi precedenti non era mai emerso nemmeno a carico del condannato Stasi e che potrebbe rappresentare il tassello mancante per sostenere l’accusa in un eventuale processo.
Un contributo fondamentale alle nuove indagini è arrivato dalla medico legale Cristina Cattaneo, anatomopatologa di fama internazionale incaricata dalla Procura di riesaminare l’orario della morte e la dinamica dell’aggressione. I risultati preliminari della sua perizia suggerirebbero che l’omicidio possa essere avvenuto in più fasi e in un orario successivo rispetto alla finestra temporale di soli ventitré minuti su cui si era basata la condanna di Stasi, rendendo potenzialmente incompatibile la sua presenza sulla scena del crimine e rafforzando il suo alibi informatico, che lo collocava a casa propria dalle 9.35 alle 12.20 del giorno del delitto.
Il programma Le Iene si è occupato intensamente del caso Garlasco negli ultimi nove anni, sostenendo la tesi di un possibile errore giudiziario nella condanna di Alberto Stasi. Lo stesso Stasi ha rilasciato alla trasmissione una nuova intervista esclusiva nel marzo 2025, la prima dopo tre anni, nella quale ha ribadito la propria innocenza e ha espresso fiducia che gli attuali accertamenti possano finalmente fare luce sulla verità. Nel corso dell’intervista, Stasi ha dichiarato di mantenere un atteggiamento “assolutamente garantista” anche nei confronti di Sempio, ricordando che “non si debba mai avere paura della verità”.
Tra gli sviluppi più clamorosi emersi dalle indagini vi è il ritrovamento, nel canale di Tromello a pochi chilometri da Garlasco, di alcuni attrezzi potenzialmente compatibili con l’arma del delitto: una testa di mazzetta da muratore, una pinza da camino e i resti di due asce da boscaiolo. Gli oggetti erano stati recuperati già nel 2018 da un operaio che stava pulendo il canale e sono stati consegnati agli inquirenti nel maggio 2025 dopo che l’uomo aveva appreso della riapertura delle indagini. Tra questi vi sarebbe anche un martello, l’unico oggetto la cui scomparsa era stata denunciata dalla famiglia Poggi all’epoca dei fatti.
Il giudice Stefano Vitelli, che in primo grado aveva pronunciato l’assoluzione di Stasi poi ribaltata nei successivi gradi di giudizio, è intervenuto recentemente nella trasmissione “Lo stato delle cose” di Rai 3 condotta da Massimo Giletti, ribadendo le ragioni della sua decisione: “Alberto Stasi è stato dalle 9.35 di mattina alle 12.20 a casa sua a lavorare alla tesi, è stato provato. Non c’era un movente. Tra Alberto e Chiara non è emersa prova di un litigio”. Il magistrato ha sottolineato come i nuovi dati relativi al DNA trovato sulle unghie di Chiara rendano “ragionevole dubitare” della colpevolezza di Stasi, aggiungendo che “quando ti trovi di fronte a un’obiettiva incertezza, hai il dovere, prima ancora che giuridico, morale, di assolvere per non mettere in galera un innocente”.
La difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Massimo Lovati e Andrea Cataliotti, contesta la valenza probatoria degli elementi raccolti dalla Procura, sostenendo che la traccia di DNA sulle unghie possa essere frutto di una contaminazione indiretta, probabilmente attraverso il telecomando del televisore o altri oggetti presenti in casa Poggi che Sempio, frequentatore abituale dell’abitazione in quanto amico del fratello di Chiara, avrebbe toccato. La traccia genetica, peraltro, indica una linea paterna e non può essere attribuita univocamente a un singolo individuo, circostanza che potrebbe rendere più complessa la sua utilizzazione processuale.
L’attesa per l’udienza del 18 dicembre è dunque altissima, tanto nel mondo giudiziario quanto nell’opinione pubblica che da quasi due decenni segue con apprensione gli sviluppi di questo caso. La Procura di Pavia appare intenzionata a chiudere le indagini entro gennaio 2026, ben prima della scadenza dei termini fissata per giugno, per decidere se chiedere l’archiviazione o avviare l’iter per portare Sempio a processo. In caso di rinvio a giudizio, si aprirebbe contestualmente la strada per una possibile revisione del processo nei confronti di Alberto Stasi, che i suoi legali stanno già valutando in attesa di conoscere tutti gli elementi emersi dalla nuova inchiesta.
In questo contesto di estrema delicatezza giudiziaria si colloca il blocco del servizio delle Iene, che evidentemente contiene materiale ritenuto sensibile per le indagini ancora in corso. I commenti sui social oscillano tra chi interpreta la richiesta di rinvio come segnale di sviluppi imminenti (“Roba grossa, in pratica”, scrive un utente) e chi manifesta impazienza per l’attesa prolungata. La redazione del programma ha confermato che il servizio verrà trasmesso, ma non ha indicato una data precisa, limitandosi a promettere che si tornerà “molto presto” a parlare del caso. Nel frattempo, venerdì 5 dicembre Italia 1 trasmetterà una nuova puntata dello spin-off “Le Iene presentano: La Cura”, dedicato alle criticità del sistema sanitario, mentre il consueto appuntamento del martedì riprenderà il 9 dicembre con la conduzione di Veronica Gentili. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
