L’Italia sarà regolarmente in gara all’Eurovision Song Contest 2026, in programma alla Wiener Stadthalle di Vienna con semifinali il 12 e il 14 maggio e gran finale il 16 maggio 2026, in un’edizione che coincide con il 70° anniversario della manifestazione . La decisione, confermata dalla Rai dopo settimane di pressioni e dibattito interno, arriva nelle stesse ore in cui diverse emittenti pubbliche europee hanno annunciato il boicottaggio del concorso in seguito al via libera alla partecipazione dell’israeliana KAN da parte dell’European Broadcasting Union (EBU).
Il nodo politico e simbolico al centro della vicenda è stato affrontato nella recente assemblea generale dell’EBU, chiamata a pronunciarsi non tanto su un’esclusione diretta di Israele, quanto su un pacchetto di riforme destinate a disciplinare in maniera più stringente il funzionamento dell’Eurovision e i comportamenti ammessi ai membri. L’assemblea ha approvato a larga maggioranza le modifiche regolamentari senza mettere ai voti la proposta di un referendum specifico sulla partecipazione di KAN, scelta che ha di fatto confermato il diritto dell’emittente israeliana a prendere parte all’edizione 2026, a condizione del rispetto delle nuove regole.
Subito dopo l’esito della riunione, le emittenti pubbliche di Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno reso noto che non parteciperanno al concorso di Vienna, trasformando in un boicottaggio effettivo le minacce formulate nei mesi precedenti. RTVE, AVROTROS, RTÉ e RTVSLO hanno motivato il ritiro richiamandosi, con sfumature diverse, alla situazione nella Striscia di Gaza e alla convinzione che la presenza di Israele in un evento percepito come celebrativo non sia conciliabile con i valori di servizio pubblico e con il sentire di una parte consistente dell’opinione pubblica nei rispettivi paesi.
Già nei mesi scorsi, il dibattito aveva attraversato anche l’Italia: tre membri del Consiglio di amministrazione Rai, Alessandro Di Majo, Davide Di Pietro e Roberto Natale, avevano chiesto apertamente che il servizio pubblico rinunciasse alla partecipazione a Eurovision 2026 nel caso in cui Israele fosse rimasto in gara. Nelle loro prese di posizione, i consiglieri avevano richiamato i precedenti delle esclusioni di Bielorussia e Russia, sostenendo l’esigenza di coerenza rispetto ai principi di pace, inclusione e rispetto che l’EBU dichiara di porre al fondamento della competizione, e inserendo la richiesta in un contesto interno segnato da mobilitazioni sindacali e iniziative a sostegno del riconoscimento dello Stato di Palestina.
La conferma ufficiale della partecipazione, giunta nelle ultime settimane dopo che l’Italia aveva inizialmente preso tempo, sancisce la linea definitiva del vertice Rai, che sceglie di mantenere il paese nel novero dei cosiddetti “Big Five”, il gruppo di principali contributori economici dell’Eurovision cui è garantito l’accesso diretto alla finale. Tale scelta ribadisce la volontà dell’emittente pubblica di restare protagonista di una delle principali vetrine musicali e televisive del continente, considerata un tassello rilevante della strategia di promozione all’estero dell’industria culturale italiana.
Contestualmente alla conferma di partecipazione, la Rai ha pubblicato il regolamento di Sanremo 2026, confermando che sarà ancora una volta il Festival a selezionare l’artista e il brano destinati al palco di Vienna. Il vincitore della kermesse ligure sarà eleggibile per rappresentare l’Italia all’Eurovision, fermo restando che, in caso di rinuncia, la Rai si riserva la possibilità di procedere a una scelta alternativa tra i partecipanti o tramite un’ulteriore selezione interna, ipotesi già prospettata anche attraverso comunicazioni ufficiali e canali social del servizio pubblico.
L’ondata di ritiri legata alla presenza di Israele rischia di avere ricadute non solo simboliche ma anche economiche sulla macchina Eurovision, come hanno evidenziato analisi e commenti diffusi nelle ultime ore. Un numero ridotto di partecipanti si traduce in una potenziale contrazione delle entrate legate ai diritti di trasmissione e agli sponsor, in un contesto in cui l’EBU rivendica la natura del concorso come competizione tra emittenti e non tra governi, sottolineando che KAN continua a soddisfare i criteri formali di ammissibilità.
Sul versante organizzativo, Vienna si prepara a ospitare per la terza volta l’Eurovision Song Contest, dopo le edizioni del 1967 e del 2015, tornando a trasformare la Wiener Stadthalle nel principale palcoscenico musicale d’Europa. La città austriaca, scelta dall’ORF in seguito alla vittoria del rappresentante nazionale JJ a Basilea nel 2025, ha fissato un calendario che prevede, oltre alle serate televisive, un vasto programma di eventi collaterali nelle aree del cosiddetto Eurovision Village allestito nella centralissima Rathausplatz.
Per l’Italia, la strada verso Vienna passerà dunque come di consueto da Sanremo, che oltre a stabilire il nome del possibile rappresentante determinerà anche i tempi di comunicazione verso l’EBU e l’avvio della promozione internazionale del brano in gara. La definizione anticipata del quadro regolamentare e delle opzioni in caso di rinuncia del vincitore indica la volontà della Rai di evitare incertezze procedurali, in un anno in cui l’Eurovision è già caratterizzato da uno scenario politico e mediatico particolarmente delicato.
L’allineamento dell’Italia alla posizione dei paesi che hanno difeso in sede EBU la partecipazione di Israele, tra cui Germania e Ucraina, la colloca sul versante di quanti ritengono preferibile preservare l’impostazione della gara come spazio culturale aperto a tutte le emittenti che rispettino le regole, piuttosto che farne uno strumento di sanzione politica. Dall’altro lato, le prese di distanza di Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia, affiancate dalle critiche espresse da altri membri come il servizio pubblico belga e la tv turca, mostrano come il fronte opposto invochi una lettura più stringente dei principi fondativi dell’Eurovision alla luce del conflitto in Medio Oriente.
Nei prossimi mesi, man mano che si definirà la line-up dei partecipanti e verranno scelti i brani in gara, il concorso di Vienna sarà chiamato a misurarsi con la sfida di conciliare la tradizionale dimensione di intrattenimento con un contesto internazionale segnato da forti tensioni geopolitiche. La scelta della Rai di confermare la presenza dell’Italia, pur in un quadro europeo frammentato, contribuirà a mantenere il paese al centro di uno dei principali eventi televisivi del continente, lasciando però aperto il confronto interno e internazionale sul ruolo che manifestazioni di questo tipo possono e devono avere in tempi di crisi. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
