Il sistema sanitario italiano si prepara ad accogliere una trasformazione significativa nelle modalità di certificazione delle assenze per malattia. Dal 18 dicembre 2025 entrerà formalmente in vigore il disegno di legge sulle semplificazioni, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che introduce la possibilità per i medici di medicina generale di rilasciare certificati di malattia attraverso strumenti di telemedicina, equiparando la visita da remoto a quella tradizionale in presenza. La novità rappresenta un cambiamento atteso da tempo nella burocrazia sanitaria, destinato a semplificare il percorso per milioni di lavoratori che ogni anno si trovano costretti a recarsi fisicamente negli studi medici o a richiedere visite domiciliari anche per patologie facilmente diagnosticabili a distanza.
La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale aveva sollecitato da tempo questa misura per alleggerire il carico burocratico quotidiano che grava sugli ambulatori, dove una percentuale significativa degli accessi è rappresentata da pazienti che necessitano esclusivamente del rilascio del certificato senza un reale bisogno di consulto clinico. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio INPS sul Polo unico di tutela della malattia, nei primi sei mesi del 2025 sono stati trasmessi complessivamente oltre 16,5 milioni di certificati medici, registrando un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Di questi, circa tre quarti provengono dal settore privato, mentre circa quattro milioni riguardano dipendenti pubblici. Le giornate complessive di malattia nel semestre hanno raggiunto i 75,28 milioni, con una crescita del 2,27% su base annua.
L’articolo 58 del provvedimento legislativo stabilisce che la certificazione effettuata da remoto, attraverso la telemedicina, viene equiparata a quella tradizionale in presenza. Questo significa che il medico di famiglia potrà attestare lo stato di malattia del lavoratore anche attraverso una televisita, utilizzando piattaforme che consentano un confronto audio-video in tempo reale. Il certificato generato al termine della consultazione online sarà trasmesso telematicamente all’INPS e avrà identico valore legale rispetto a quello emesso dopo una visita in ambulatorio o a domicilio, a condizione che la valutazione clinica sia ritenuta adeguata dal professionista. Il medico rimane pienamente responsabile della valutazione clinica e del rilascio del certificato, con le sanzioni previste per eventuali irregolarità che continuano ad applicarsi anche in modalità remota.
Nonostante la legge diventi operativa il 18 dicembre, è fondamentale sottolineare che la possibilità di ottenere il certificato tramite televisita non sarà immediatamente applicabile. Come precisato dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, sarà necessario un accordo specifico tra lo Stato e le Regioni, da assumere in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta del Ministro della Salute. Questo accordo dovrà definire i casi specifici e le modalità operative per il ricorso alla telecertificazione, inclusi i criteri di tracciabilità e sicurezza, e le situazioni cliniche in cui la certificazione a distanza potrà essere utilizzata. La legge non ha indicato alcuna scadenza precisa per questo passaggio, rendendo necessario un periodo transitorio di durata non definita.
Fino all’adozione dell’accordo attuativo continueranno ad applicarsi le regole attualmente in vigore, secondo le quali il medico deve accertare di persona le condizioni del paziente, sia in ambulatorio sia a domicilio. La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha assicurato che parteciperà attivamente alle determinazioni, portando l’esperienza maturata durante il periodo della pandemia per le certificazioni dei positivi al Covid. La possibilità di certificare la malattia tramite telemedicina riguarda, almeno in questa prima fase, esclusivamente i dipendenti pubblici, mentre per i lavoratori del settore privato la normativa non prevede al momento cambiamenti nelle modalità di rilascio del certificato, sebbene si attenda un possibile futuro allargamento.
Il provvedimento mantiene intatte le tutele contro i certificati falsi, con sanzioni severe che si applicano sia alle certificazioni in presenza sia a quelle effettuate in modalità telematica. Le pene previste per lavoratori e medici che rilasciano attestazioni non veritiere restano invariate, garantendo che l’introduzione della telemedicina non comporti una riduzione del rigore nella verifica dell’effettivo stato di malattia. Le visite fiscali dell’INPS continueranno regolarmente secondo le modalità tradizionali: nel primo trimestre 2025 ne sono state effettuate circa 223mila, con una leggera flessione del 3% rispetto all’anno precedente. Nel settore privato il calo è stato più marcato, pari all’11,4%, mentre nel pubblico si è registrata una crescita del 7,9%. I controlli possono essere disposti d’ufficio per i lavoratori privati con diritto alla tutela previdenziale della malattia e per i lavoratori pubblici, oppure su richiesta dei datori di lavoro per i propri dipendenti.
L’introduzione della telemedicina nel processo di certificazione della malattia si inserisce nel percorso di digitalizzazione che il sistema sanitario italiano ha avviato negli ultimi anni, con investimenti significativi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La Piattaforma Nazionale di Telemedicina, presentata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali nel suo ruolo di Agenzia per la Sanità Digitale, permetterà entro dicembre 2025 l’assistenza di almeno 300mila pazienti attraverso strumenti di telemedicina, con l’obiettivo di raggiungere circa 790mila pazienti come previsto dal decreto ministeriale del 28 settembre 2023. L’investimento complessivo stanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale ammonta a 1,5 miliardi di euro.
La seconda grande novità introdotta dal disegno di legge sulle semplificazioni riguarda le prescrizioni farmaceutiche per patologie croniche, contenuta nell’articolo 62 del provvedimento. I medici di medicina generale potranno emettere ricette dematerializzate ripetibili con validità fino a dodici mesi per la cura di condizioni croniche, evitando ai pazienti di dover ripetere continuamente la procedura di rinnovo. Il medico prescrittore indicherà nella ricetta la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco temporale massimo di dodici mesi, sulla base del protocollo terapeutico individuale. I farmaci continueranno a essere dispensati mensilmente dal farmacista, che consegnerà un numero di confezioni sufficiente a coprire trenta giorni di terapia in relazione alla posologia indicata, comunicando la dispensazione al medico di famiglia per favorire la collaborazione interprofessionale nelle cure territoriali.
Il medico conserverà la facoltà di sospendere in qualsiasi momento la ripetibilità della prescrizione o modificare la terapia, qualora emergano problemi di aderenza del paziente o necessità di aggiustamenti terapeutici. Anche questa norma, analogamente a quella sulla telemedicina per i certificati di malattia, non scatterà immediatamente. Sarà necessario attendere 90 giorni a partire dal 18 dicembre, data in cui entrerà in vigore la legge, per l’emanazione del decreto attuativo del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Economia, che definirà le modalità di attuazione della norma garantendo che non ci siano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Una volta completato l’iter normativo, la ricetta annuale riguarderà molte delle condizioni croniche più diffuse, tra cui ipertensione arteriosa, diabete mellito di tipo 1 e 2, cardiopatie croniche e insufficienza cardiaca, broncopneumopatia cronica ostruttiva e asma persistente, dislipidemie, patologie tiroidee come l’ipotiroidismo, artrite reumatoide e malattie reumatologiche, epilessia stabilizzata, disturbi psichiatrici cronici, morbo di Parkinson e demenze nelle fasi iniziali, osteoporosi severa, insufficienze renali ed epatiche croniche, terapie anticoagulanti e antiaggreganti a lungo termine.
Un’ulteriore semplificazione pratica introdotta dal provvedimento riguarda la possibilità di ottenere i farmaci prescritti presentando la documentazione di dimissione ospedaliera o i referti del pronto soccorso, senza dover attendere una seconda prescrizione da parte del medico di famiglia. Questa misura rappresenta un vantaggio significativo soprattutto nei periodi festivi e prefestivi, quando le dimissioni ospedaliere sono più numerose e gli studi medici sono meno accessibili. Il riconoscimento del valore prescrittivo immediato delle lettere di dimissione ospedaliera e dei verbali del pronto soccorso razionalizza il percorso di cura, eliminando un passaggio ripetitivo e privo di utilità clinica nei momenti più delicati della transizione dall’ospedale al territorio. Il paziente potrà recarsi direttamente in farmacia con il documento rilasciato dalla struttura ospedaliera e ritirare quanto prescritto, senza necessità di alcuna intermediazione ulteriore da parte del medico di famiglia.
Per i cittadini, la riforma si traduce in una gestione più semplice e autonoma delle terapie croniche, con meno spostamenti, meno tempo perso e un migliore equilibrio con gli impegni lavorativi e familiari. Non sarà più necessario prenotare visite esclusivamente per ottenere una ricetta identica alla precedente, e la continuità terapeutica sarà garantita per tutto l’anno. Per i medici, l’eliminazione del carico amministrativo superfluo rappresenta un’opportunità per liberare tempo clinico da dedicare alle visite che richiedono effettivamente analisi, diagnosi e decisioni terapeutiche. Come ha osservato il segretario generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Silvestro Scotti, la possibilità di prescrivere i farmaci per dodici mesi non è solo un atto amministrativo ma una scelta di cura che libera tempo clinico e riduce disagi inutili per i pazienti.
L’implementazione delle nuove disposizioni richiederà tuttavia di affrontare alcuni punti critici. Sarà fondamentale garantire l’adeguatezza delle infrastrutture tecnologiche per evitare disservizi o problemi legati alla sicurezza dei dati, assicurare equità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati, e garantire che la certificazione a distanza avvenga sempre nel pieno rispetto delle condizioni cliniche del paziente, evitando abusi o leggerezze. Il decreto semplificazioni apre una nuova fase nella gestione delle assenze per malattia e nella prescrizione farmaceutica per i pazienti cronici, introducendo possibilità che per ora rimangono teoriche ma che guardano al futuro della sanità digitale italiana. Fino all’adozione degli accordi attuativi tra Stato e Regioni e dei decreti ministeriali previsti, nulla cambierà nella pratica quotidiana, con certificati e ricette che continueranno a essere emessi secondo le modalità tradizionali. Sarà compito delle istituzioni rendere concreti, efficaci e sicuri questi nuovi strumenti, assicurando nel contempo la tutela dei diritti dei lavoratori e la responsabilità professionale dei medici. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
