La ricostruzione del profilo di indagati e vittime rappresenta una fase cruciale nelle inchieste per omicidio, e tale metodologia è stata applicata anche nel caso di Chiara Poggi, uccisa nel 2007 nella villetta di Garlasco. Mentre Alberto Stasi rimane l’unico condannato per il delitto, Andrea Sempio è stato più volte indagato per lo stesso crimine. Durante la prima indagine del 2017, gli inquirenti della Procura di Pavia hanno acquisito e analizzato una serie di conversazioni e documenti che spaziano da concezioni ideologiche estreme sui rapporti di genere fino a frasi enigmatiche rimaste ancora senza una chiara interpretazione definitiva. Questi elementi documentali forniscono uno squarcio inquietante sulla mente dell’indagato, rivelando pensieri e preoccupazioni che hanno alimentato diverse linee investigative nel corso degli anni.
La visione tribale e le concezioni di genere emergono con particolare evidenza da una conversazione telefonica risalente a febbraio 2017, quando Sempio descrive dettagliatamente la sua particolare visione di una società ideale strutturata in piccole comunità tribali composte da non più di 150 persone. Il dettaglio che ha maggiormente attirato l’attenzione degli inquirenti e dei media riguarda la proporzione numerica tra i generi: secondo la visione esposta da Sempio, per ogni maschio dovrebbe esserci una proporzione di quattro femmine. Nella società tribale da lui teorizzata, gli uomini avrebbero il compito di andare a cacciare e procurarsi il cibo, mentre alle donne sarebbe assegnato il ruolo di occuparsi del campo, della pulizia della casa, dell’accudimento dei bambini e degli anziani. Un aspetto particolarmente disturbante della visione di Sempio riguarda il concetto di “ricambio” a favore dell’uomo, un elemento che secondo l’indagato garantirebbe il permanere costante del desiderio e della voglia nel rapporto coniugale. Tale visione societaria, sempre secondo quanto riferito da Sempio, riprenderebbe caratteristiche tipiche delle generazioni dei bisnonni e bisnonne che vivevano in cascina, una struttura sociale che nel suo pensiero non comporterebbe alcun problema nemmeno in caso di incesto.
La valutazione di questi contenuti intercettati ha generato divergenze interpretative tra gli esperti. Mentre alcuni specialisti di psicologia ritengono che queste affermazioni riflettano chiaramente una concezione patriarcale e profondamente misogina, la criminologa Roberta Bruzzone, intervenuta nel programma televisivo “Quarto Grado”, ha descritto l’intercettazione come uno “sproloquio”, definendola un insieme di “tante stupidaggini” che rivelerebbero unicamente problematiche di relazione personale e difficoltà nel rapportarsi con il mondo femminile da parte dell’indagato. Questa distinzione interpretativa sottolinea la complessità nel valutare il significato e l’importanza di materiale conversazionale acquisito nel contesto di un’indagine penale.
Gli elementi sonori disturbati rimangono oggetto di incertezza. Nel corpus di intercettazioni acquisite figurano anche conversazioni registrate in automobile durante il medesimo periodo investigativo del 2017. Questi audio sono caratterizzati da notevoli disturbi causati dal rumore del traffico stradale e dalla radio in sottofondo, circostanze che rendono la comprensione del contenuto particolarmente difficoltosa. Tuttavia, nonostante la qualità audio compromessa, è possibile percepire alcune frasi significative nelle quali Sempio fa riferimento agli investigatori intenti a “andare a vedere foto, filmati, qualunque cosa”. Particolarmente rilevante risulta la frase in cui l’indagato afferma che c’è “qualcosa che non deve andare in giro ai giornalisti”. Questo “qualcosa” rimasto ignoto ha alimentato nei mesi successivi numerose ipotesi investigative relative a possibili elementi di prova o informazioni che l’indagato temeva potessero essere diffusi pubblicamente attraverso i media, ipotesi che rimangono ancora oggi senza una spiegazione ufficiale fornita dalle autorità.
Le comunicazioni telefoniche anomale tra Sempio e la Procura rappresentano un ulteriore aspetto enigmatico del fascicolo investigativo. Nel 2017, nei giorni immediatamente precedenti a un interrogatorio formale, sono state registrate diverse telefonate e messaggi tra Andrea Sempio e l’ex carabiniere Silvio Sapone, il quale ricopriva all’epoca l’incarico di capo della polizia giudiziaria e gestiva personalmente le intercettazioni relative al caso. I registri indicano la presenza di decine di chiamate senza risposta indirizzate al cellulare di Sempio, insieme ad alcune comunicazioni della durata di alcuni minuti il cui contenuto, secondo quanto riferito dagli stessi coinvolti, non risulterebbe memorizzato o non sarebbe stato adeguatamente documentato. Questo blocco di quarantotto ore caratterizzato da comunicazioni anomale ha rappresentato per gli inquirenti un enigma costante, in quanto gli sforzi compiuti per comprendere la natura e il contenuto di questi contatti non hanno prodotto risultati definitivi.
Il biglietto enigmatico e i misteri persistenti concludono il quadro delle intercettazioni e dei materiali documentali acquisiti durante le indagini su Sempio. Durante le perquisizioni relative alle indagini è stato rinvenuto un biglietto all’interno di un cestino dei rifiuti presso l’abitazione dell’indagato, sul quale era scritto una frase che rimane di difficile interpretazione: “Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”. La natura di queste “cose brutte” rimane completamente sconosciuta: il biglietto potrebbe essere relativo al caso di Chiara Poggi oppure potrebbe riferirsi a comportamenti o azioni completamente estranei all’omicidio oggetto d’indagine. Analogamente, il possibile movente che avrebbe spinto all’omicidio della giovane donna di Garlasco non è stato reso noto dagli inquirenti, alimentando decenni di speculazioni e teorie alternative. Questi vuoti informativi sottolineano come il fascicolo relativo alla morte di Chiara Poggi rimanga caratterizzato da numerosi elementi non ancora completamente chiariti, nonostante la condanna di Alberto Stasi, lasciando aperte questioni fondamentali sulla completezza dell’indagine e sulla possibilità che informazioni cruciali rimangano ancora al di là della conoscenza pubblica. La figura di Andrea Sempio, con le sue intercettazioni inquietanti e i comportamenti anomali registrati dalle autorità, continua a rappresentare un elemento di incertezza e controversia nel contesto di uno dei casi criminali più dibattuti degli ultimi due decenni nel panorama giudiziario italiano. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
