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Monopattini e guida in stato di ebbrezza: scattano multe, arresto e ritiro della patente

La Cassazione stabilisce che chi guida un monopattino elettrico in stato di ebbrezza commette reato, con sanzioni identiche a quelle per auto e moto: multe fino a 6000 euro, arresto e sospensione della patente.
Credit © Vince Jacob

La Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta sul tema della guida in stato di ebbrezza alla conduzione di monopattini elettrici. Con la sentenza numero 37391 del 17 novembre 2025, la Quarta sezione penale ha stabilito che chi guida un monopattino dopo aver assunto bevande alcoliche risponde del medesimo reato previsto per gli automobilisti e i motociclisti, con sanzioni che possono raggiungere importi considerevoli, la sospensione della patente e, nei casi più gravi, persino l’arresto. La pronuncia rappresenta un passaggio cruciale nella regolamentazione di mezzi che negli ultimi anni hanno conosciuto una diffusione capillare nelle città italiane, sollevando al contempo interrogativi sulla sicurezza stradale e sulla necessità di controlli sempre più stringenti.

Il caso giudiziario alla base della sentenza

La vicenda che ha condotto al pronunciamento della Suprema Corte riguarda un uomo condannato dal Tribunale di Vicenza e successivamente dalla Corte di Appello di Venezia per aver provocato un incidente stradale mentre conduceva un monopattino elettrico in stato di ebbrezza. Il conducente presentava un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro, rientrando dunque nella fascia più grave prevista dall’articolo 186 del Codice della Strada. La difesa dell’imputato aveva impugnato la condanna sostenendo che il monopattino non potesse essere considerato un veicolo e che pertanto le norme penali sulla guida in stato di ebbrezza non fossero applicabili. La tesi difensiva evidenziava come l’equiparazione dei monopattini ai velocipedi fosse stata introdotta dalla legge 160 del 2019, una norma di rango finanziario e non penale, sostenendo quindi l’impossibilità di estendere le sanzioni penali attraverso un’interpretazione analogica.

La Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, offrendo una motivazione articolata che chiarisce definitivamente la posizione giuridica dei monopattini elettrici nel sistema normativo italiano. I giudici hanno richiamato gli articoli 46 e 47 del Codice della Strada, secondo cui rientrano nella nozione di veicolo tutte le macchine di qualsiasi specie che circolano sulle strade guidate dall’uomo. L’articolo 1, comma 75-quinquies della legge 160 del 2019 equipara espressamente i monopattini elettrici ai velocipedi, inserendoli a pieno titolo nella categoria dei veicoli soggetti alla disciplina del Codice della Strada. Di conseguenza, tutte le disposizioni previste per i veicoli, comprese quelle di natura penale come l’articolo 186 sulla guida in stato di ebbrezza, si applicano automaticamente anche ai monopattini elettrici.

Il quadro sanzionatorio per chi guida in stato di ebbrezza

Il sistema delle sanzioni previste dall’articolo 186 del Codice della Strada si applica in modo graduato a seconda del tasso alcolemico rilevato. Per valori compresi tra 0,5 e 0,8 grammi per litro si configura un illecito amministrativo con multa da 543 a 2170 euro e sospensione della patente da tre a sei mesi. Quando il tasso alcolemico supera 0,8 grammi per litro ma non oltrepassa 1,5 grammi per litro, scattano le sanzioni penali con ammenda da 800 a 3200 euro, arresto fino a sei mesi e sospensione della patente da sei mesi a un anno. Nei casi più gravi, con tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro, le sanzioni prevedono ammenda da 1500 a 6000 euro, arresto da sei mesi a un anno e sospensione della patente da uno a due anni. Nel caso esaminato dalla Cassazione, il conducente del monopattino ricadeva proprio nell’ipotesi più severa, da qui la conferma dell’arresto, del sequestro della patente e delle altre misure previste.

La Cassazione ha tuttavia chiarito un aspetto importante che differenzia la posizione di chi guida un monopattino rispetto a chi conduce un’automobile o una motocicletta. Poiché per la conduzione di un monopattino elettrico non è richiesta alcuna abilitazione specifica, non può essere disposta la sospensione della patente di guida. Questo non attenua in alcun modo la gravità giuridica della condotta né esclude l’applicazione delle sanzioni penali, che restano pienamente operative con tutte le conseguenze che ne derivano, inclusa la fedina penale in caso di condanna definitiva. La logica sottesa alla decisione è che ciò che rileva non è la tipologia del mezzo utilizzato, ma la concreta idoneità del mezzo stesso a interferire con le generali condizioni di regolarità e sicurezza della circolazione stradale. I monopattini elettrici, in virtù delle loro caratteristiche tecniche e delle modalità di utilizzo, possono rappresentare un pericolo equivalente o superiore a quello delle biciclette quando condotti in stato di alterazione da alcol.

L’equiparazione normativa tra monopattini e velocipedi

La questione dell’equiparazione dei monopattini elettrici ai velocipedi ha radici nella legge 160 del 27 dicembre 2019, la cosiddetta legge di bilancio per il 2020. Il comma 75 di tale normativa ha stabilito che i monopattini che rientrano nei limiti di potenza e velocità definiti dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 4 giugno 2019 sono equiparati ai velocipedi previsti dal Codice della Strada. Questa disposizione ha posto fine alle incertezze derivanti dalla precedente fase sperimentale, durante la quale l’utilizzo dei monopattini nel contesto urbano era regolamentato dai singoli Comuni. L’equiparazione normativa ha risolto anche il problema della diffusione dei servizi di sharing, che in molti casi erano stati avviati e successivamente bloccati proprio perché i mezzi in questione non erano contemplati dal Codice della Strada.

La Cassazione ha ribadito che l’equiparazione stabilita dalla legge 160 del 2019 non crea una nuova fattispecie penale, ma qualifica i monopattini come velocipedi, inserendoli in una categoria già normata dal Codice della Strada. La norma incriminatrice dell’articolo 186 già si applicava ai velocipedi, come stabilito dalla giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione. Nel 2015, con la sentenza numero 4893, la Quarta sezione penale aveva già chiarito che il reato di guida in stato di ebbrezza può essere commesso alla guida di una bicicletta, in quanto ciò che rileva è l’idoneità del mezzo a interferire con la sicurezza della circolazione. L’estensione di questo principio ai monopattini elettrici rappresenta dunque un’applicazione diretta della normativa vigente e della giurisprudenza già consolidata, non una forzatura interpretativa o un’analogia vietata in ambito penale.

L’allarme sicurezza e i dati sugli incidenti

La decisione della Cassazione si inserisce in un contesto caratterizzato da crescente attenzione alla sicurezza dei monopattini elettrici. I dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica nel luglio 2024 hanno evidenziato un quadro preoccupante. Gli incidenti che hanno coinvolto utenti di monopattini elettrici sono passati da 2929 nel 2022 a 3365 nel 2023, segnando una crescita del 15 per cento. Parallelamente, il numero dei feriti è aumentato da 2787 a 3195 nello stesso periodo, mentre i decessi sono saliti da 16 nel 2022 a 21 nel 2023. Nel 2024, secondo i dati aggiornati pubblicati dall’Istat nel luglio 2025, gli incidenti stradali con lesioni a persone che hanno coinvolto almeno un monopattino elettrico sono stati 3365, con 3751 feriti e 23 morti entro i 30 giorni dall’incidente, cui si aggiunge un pedone deceduto. Queste cifre escludono gli incidenti che non hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, suggerendo che il bilancio reale potrebbe essere ancora più grave e diffuso di quanto emerga dalle statistiche ufficiali.

I primi mesi del 2025 hanno confermato purtroppo questa tendenza allarmante. Secondo l’Osservatorio dell’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, nei primi quattro mesi del 2025 si sono verificati nove decessi per incidenti legati all’uso dei monopattini elettrici, portando il bilancio totale dal 2020 a 71 vittime. L’andamento mostra un incremento preoccupante anno dopo anno, con una morte nel 2020, dodici nel 2021, altre dodici nel 2022, diciannove nel 2023 e venti nel 2024. Proiettando i dati del 2025, si stima che il numero di vittime possa raggiungere quota ventisette entro la fine dell’anno. Tra le cause più comuni degli incidenti figurano l’uso scorretto della carreggiata o delle strisce pedonali, la guida sotto l’effetto dell’alcol, la velocità inappropriata e la mancata precedenza. Secondo le statistiche tedesche, che presentano una situazione analoga a quella italiana, oltre il dodici per cento degli incidenti con monopattini elettrici è causato dalla guida in stato di ebbrezza, una percentuale significativamente più alta rispetto ai ciclisti e ai motocicli senza patente.

Il nuovo Codice della Strada e le regole sempre più stringenti

La crescente diffusione dei monopattini elettrici e il preoccupante numero di incidenti hanno spinto il legislatore a intervenire con una regolamentazione più stringente. Il nuovo Codice della Strada, approvato il 20 novembre 2024 ed entrato in vigore il 14 dicembre dello stesso anno, ha introdotto una serie di obblighi significativi per i conducenti di monopattini elettrici. Tra le principali novità figura l’obbligo del casco per tutti i conducenti, senza distinzione di età, che devono utilizzare dispositivi conformi alle normative UNI EN 1078 o UNI EN 1080. La violazione di questo obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da 50 a 250 euro. Dal 14 dicembre 2024, le forze dell’ordine hanno già emesso centinaia di verbali per il mancato uso del casco nelle principali città italiane, con Milano che ha registrato oltre 250 multe nei primi mesi di applicazione della nuova normativa, di cui 201 per il mancato uso del casco.

Oltre all’obbligo del casco, il nuovo Codice della Strada prevede l’introduzione di un contrassegno identificativo per tutti i monopattini elettrici, una sorta di targa personale non trasferibile. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha emanato il decreto dirigenziale numero 210 del 27 giugno 2025, che disciplina i criteri e le modalità di stampa e applicazione dei contrassegni identificativi. Il contrassegno, delle dimensioni di cinque per sei centimetri, sarà un adesivo plastificato e non rimovibile, stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e distribuito dalla Motorizzazione Civile. Dovrà riportare una combinazione alfanumerica univoca generata dal Ministero dei Trasporti, il simbolo della Repubblica italiana e la sigla del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il decreto 6 ottobre 2025, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 264 del 13 novembre 2025, ha stabilito il prezzo di vendita dei contrassegni e le modalità di emissione, richiesta e rilascio. Circolare senza contrassegno o con contrassegno non visibile, alterato o contraffatto comporta una sanzione amministrativa da 100 a 400 euro.

Parallelamente all’obbligo del contrassegno identificativo, è diventata obbligatoria anche la stipula di un’assicurazione di responsabilità civile per i monopattini elettrici. Questa polizza è volta a coprire eventuali danni causati a terzi durante l’utilizzo del mezzo, equiparando i monopattini ad altri veicoli a motore in termini di responsabilità. Le sanzioni per la mancata assicurazione vanno da 100 a 400 euro, importi molto più elevati rispetto al premio medio annuo che si aggira tra i 40 e i 45 euro. Il nuovo Codice della Strada prevede inoltre ulteriori restrizioni per la circolazione dei monopattini elettrici. Questi mezzi possono circolare solo su strade urbane con un limite di velocità non superiore a 50 chilometri orari, mentre è vietato l’accesso alle strade extraurbane e alle aree pedonali, salvo diversa segnalazione. La velocità massima consentita resta fissata a 20 chilometri orari sulle strade urbane e 6 chilometri orari nelle aree pedonali. È vietata la sosta sui marciapiedi, la circolazione in coppia, il trasporto di passeggeri e la circolazione contromano, salvo che nelle strade con doppio senso ciclabile.

I controlli intensificati e le sanzioni sul territorio

L’introduzione delle nuove norme ha portato a un’intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine nelle principali città italiane. A Milano, nel luglio 2025, l’Aliquota Infortunistica del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri, con il supporto della Compagnia Milano Duomo e del Terzo Reggimento Lombardia, ha condotto una vasta operazione di controllo su monopattini, biciclette elettriche e minicar. Su 71 mezzi controllati, ben 54 sono risultati non conformi alla normativa vigente, con un tasso di irregolarità superiore al 75 per cento. I veicoli non in regola sono stati sequestrati, mentre ai conducenti sono state contestate numerose irregolarità, dalla guida senza patente alla mancanza di assicurazione, passando per l’assenza del casco o l’omologazione mancante del mezzo. Le multe complessive hanno raggiunto la cifra di 378mila euro, un importo che testimonia la gravità e la diffusione delle violazioni riscontrate.

Anche a Bologna, la Polizia Locale ha emesso 218 sanzioni nel corso del 2025 per infrazioni legate ai monopattini elettrici. I controlli hanno portato alla luce situazioni preoccupanti, con mezzi irregolari che superavano i limiti di potenza consentiti, conducenti senza casco e biciclette trasformate in ciclomotori capaci di raggiungere velocità pericolose. In un caso specifico, una bicicletta elettrica modificata è stata fermata mentre viaggiava a 46 chilometri orari senza che il conducente dovesse pedalare, configurando una trasformazione illecita in ciclomotore non omologato. Il conducente è stato multato per guida senza casco, guida senza patente e per aver trasformato la bici in un veicolo non omologato, con sanzioni che nel complesso possono raggiungere importi molto elevati stabiliti dal Prefetto. A Collegno, in provincia di Torino, la Polizia Municipale ha rilevato 161 violazioni dal primo gennaio all’otto settembre 2025, con una media di 20 al mese. Le sanzioni hanno riguardato 76 conducenti sorpresi senza casco protettivo, 55 casi di sosta sul marciapiede, 13 monopattini con motore elettrico di potenza superiore ai limiti consentiti, e varie altre infrazioni che vanno dal passaggio con semaforo rosso al trasporto di passeggeri.

Le città che dicono basta ai monopattini in sharing

Le crescenti problematiche legate alla sicurezza e alla gestione dei monopattini elettrici hanno spinto alcune amministrazioni comunali a prendere decisioni drastiche. Firenze è diventata la prima grande città italiana a eliminare i monopattini elettrici in sharing dalle proprie strade. Con una delibera della Giunta comunale firmata dall’assessore alla mobilità Andrea Giorgio, il capoluogo toscano ha stabilito che dal primo aprile 2026 cesserà definitivamente il servizio di noleggio, seguendo l’esempio di altre grandi capitali europee come Parigi, Madrid e Praga. La decisione è motivata da questioni imprescindibili di sicurezza e decoro urbano, aggravate dalle recenti modifiche al Codice della Strada nazionale e dalle persistenti criticità nella gestione dello sharing. Il servizio, avviato sperimentalmente nel 2020, aveva già ricevuto due proroghe consecutive nel tentativo di dare agli operatori e agli utenti il tempo di adeguarsi e migliorare la situazione.

Secondo l’amministrazione comunale fiorentina, il cambiamento della normativa nazionale ha reso estremamente complessa la gestione dei monopattini in condivisione. L’obbligo di indossare il casco per tutti i conducenti, la necessità del contrassegno di riconoscimento del veicolo, la copertura assicurativa obbligatoria e il divieto assoluto di uscire dai centri urbani sono requisiti che la tipologia stessa del servizio in sharing rende praticamente impossibile garantire, nonostante gli sforzi e i controlli della Polizia Municipale. A queste problematiche normative si aggiungono le criticità legate allo scorretto utilizzo da parte degli utenti, con parcheggi selvaggi che sono diventati una costante del paesaggio urbano. Monopattini abbandonati in mezzo ai marciapiedi, davanti ai portoni, sui passi carrabili, creano ostacoli per pedoni, anziani e persone con disabilità, situazioni che si ripetono quotidianamente e che le forze dell’ordine faticano a contrastare efficacemente. La sindaca Sara Funaro ha dichiarato che l’amministrazione sta lavorando molto sul tema della sicurezza stradale e che, dopo le normative nazionali e nell’impossibilità di assicurare il rispetto delle regole anche a fronte dei controlli della Polizia Municipale, ha deciso di fermare lo sharing dei monopattini.

Il contesto europeo e le prospettive future

La vicenda fiorentina si inserisce in un trend europeo sempre più marcato che vede le grandi città fare i conti con i problemi generati dai monopattini in sharing. Parigi è stata tra le prime a dire basta, dopo un referendum consultivo nel 2023 in cui i cittadini si sono espressi contro i monopattini in sharing, chiudendo il servizio nell’estate dello stesso anno. Madrid ha seguito l’esempio, ponendo fine alla presenza dei monopattini elettrici a noleggio nelle sue strade. Anche Praga ha annunciato che dal gennaio 2026 dirà addio a questo servizio. L’effetto domino testimonia come l’entusiasmo iniziale per questa forma di mobilità si sia progressivamente raffreddato di fronte alle problematiche concrete emerse sul campo. Le città stanno scoprendo che la teoria della micromobilità sostenibile si scontra con la realtà di utenti poco responsabili, normative difficili da far rispettare e operatori che spesso non riescono a garantire una gestione adeguata del servizio.

A livello normativo europeo, esiste un elemento di complessità ulteriore. La direttiva dell’Unione Europea 2021/2118, recepita in Italia nel 2023 con il decreto legislativo 184, lascia agli Stati membri la libertà di non imporre alcun obbligo assicurativo per i monopattini elettrici, definiti come dispositivi a propulsione prevalentemente elettrica. L’Italia ha formalmente recepito questa direttiva, ma ha successivamente introdotto disposizioni potenzialmente in contrasto con la ratio della direttiva, creando un rilevante cortocircuito normativo. Questa incoerenza è stata evidenziata anche dalle associazioni di categoria, come Assosharing, il cui vicepresidente Andrea Giaretta ha criticato la frequente instabilità normativa in Italia, sottolineando che negli ultimi cinque anni le regole sui monopattini sono cambiate cinque volte. L’obbligo del casco, in particolare, appare incoerente se si considera che i monopattini sono equiparati alle biciclette, ma solo per i primi è previsto l’obbligo del casco, mentre per le seconde no.

Le implicazioni della sentenza e il messaggio della Cassazione

La sentenza della Cassazione numero 37391 del 2025 rappresenta un punto fermo nella giurisprudenza italiana in materia di monopattini elettrici e guida in stato di ebbrezza. Il messaggio della Suprema Corte è semplice e inequivocabile: se hai bevuto, non salire sul monopattino. Le conseguenze non sono più un richiamo morale o una sanzione amministrativa, ma un reato vero e proprio, con tutte le implicazioni penali che ne derivano. La decisione segna un cambio di passo nella regolamentazione di questi mezzi sempre più diffusi e discussi nelle città italiane, ponendo fine a ogni dubbio interpretativo sulla loro natura giuridica e sulla applicabilità delle norme penali previste dal Codice della Strada. I monopattini elettrici sono veicoli a tutti gli effetti, e la loro guida richiede il rispetto delle stesse regole previste per gli altri mezzi di trasporto, con particolare riferimento al divieto di condurre in stato di alterazione da alcol o sostanze stupefacenti.

La pronuncia della Cassazione si inserisce in un quadro normativo in continua evoluzione, caratterizzato dall’introduzione di obblighi sempre più stringenti come il casco, il contrassegno identificativo e l’assicurazione obbligatoria. Questi cambiamenti normativi rispondono all’esigenza di garantire maggiore sicurezza sulle strade e di ridurre il numero di incidenti legati a questi veicoli, che negli ultimi anni hanno conosciuto una crescita esponenziale sia in termini di diffusione sia in termini di sinistri stradali. L’intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine e le decisioni di alcune amministrazioni comunali di vietare il servizio di sharing testimoniano la volontà delle istituzioni di intervenire con misure concrete per affrontare le criticità emerse. Resta da vedere se altre città italiane seguiranno l’esempio di Firenze nel dire basta ai monopattini in sharing, e se il legislatore nazionale saprà trovare un equilibrio tra la promozione della mobilità sostenibile e le imprescindibili esigenze di sicurezza stradale e tutela del decoro urbano. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!