Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni

Il giornalista romano annuncia il suo addio alla televisione di Stato dopo 35 anni di carriera tra conduzione e ruoli dirigenziali. La decisione arriva nel giorno del suo 64° compleanno attraverso un post sui social.

Andrea Vianello, uno degli ultimi volti storici della televisione pubblica italiana, ha annunciato oggi il suo addio alla Rai dopo trentacinque anni di onorata carriera tra conduzione e ruoli dirigenziali, confermando in un post pubblicato sul suo profilo X che la decisione è frutto di un accordo consensuale con l’azienda di viale Mazzini, proprio nel giorno in cui festeggia il suo sessantaquattresimo compleanno e in cui l’Italia celebra la Festa della Liberazione, una coincidenza temporale che assume quasi un valore simbolico per il giornalista che ha dedicato gran parte della sua vita professionale al servizio pubblico radiotelevisivo.

“Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia’ Rai. Accordo consensuale. Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico”, ha scritto Vianello nel messaggio pubblicato questa mattina, parole che risuonano come un commiato pacato ma significativo da parte di uno dei professionisti che ha attraversato numerose stagioni della televisione italiana, contribuendo a delineare l’identità culturale e informativa della terza rete Rai, quella che negli anni è stata soprannominata “Telekabul” per il suo orientamento progressista, e che negli ultimi anni ha visto allontanarsi diversi volti storici, da Mario Orfeo a Fabio Fazio, da Lucia Annunziata a Bianca Berlinguer fino a Corrado Augias.

La carriera di Vianello in Rai ha attraversato quasi quattro decenni di storia della televisione pubblica, iniziando nei primi anni ’90 quando mosse i suoi primi passi professionali in radio al GR1 con il programma “Radio anch’io”, per poi approdare sul piccolo schermo nel 1999 con “Tele anch’io” su Rai 2, dando avvio a un percorso che lo avrebbe portato a diventare uno dei volti più riconoscibili dell’informazione televisiva italiana, specialmente su Rai 3, rete sulla quale ha condotto programmi di grande successo come “Enigma”, “Mi manda Raitre” e “Agorà”, trasmissioni che hanno saputo coniugare l’approfondimento giornalistico con il servizio al cittadino, in linea con la missione di servizio pubblico che ha sempre guidato il suo operato.

Il percorso professionale di Vianello si è sviluppato parallelamente tra la conduzione e i ruoli dirigenziali, assumendo nel 2012 la direzione di Rai 3, per poi diventare vicedirettore di Rai 1 nel 2017, occupandosi della cura di programmi di attualità, informazione e costume, un’esperienza che ha consolidato la sua posizione di punto di riferimento all’interno dell’azienda pubblica, tanto da essere successivamente nominato direttore della Testata Rai Giornale Radio e direttore di Rai Radio 1, incarichi che hanno testimoniato la versatilità e la competenza di un professionista capace di muoversi con disinvoltura tra i diversi media del servizio pubblico.

Un punto di svolta nella vita personale e professionale di Andrea Vianello è stato senza dubbio il 2 febbraio 2019, quando fu colpito da un grave ictus cerebrale causato da una dissecazione della carotide sinistra, un evento drammatico che lo ha costretto a sottoporsi a un’operazione d’urgenza e che ha temporaneamente compromesso la sua capacità di linguaggio, privandolo proprio di quello strumento che aveva rappresentato il fulcro della sua carriera professionale, come lui stesso ha raccontato in numerose occasioni e nel libro “Ogni parola che sapevo”, scritto per condividere questa difficile esperienza e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ictus e sulle sue conseguenze.

“Il 2 febbraio dello scorso anno ho avuto un ictus, ho subito un’operazione d’urgenza, e quando mi sono risvegliato non riuscivo più a parlare. Proprio io, che sapevo solo parlare: non potevo dire nemmeno i nomi dei miei figli”, aveva scritto Vianello sui social all’uscita del suo libro, descrivendo con parole toccanti il dramma vissuto e la lunga riabilitazione necessaria per recuperare, almeno in parte, le capacità perdute, un’esperienza che lo ha profondamente trasformato, portandolo a rivalutare le priorità della vita e a sviluppare una sensibilità particolare verso le fragilità umane, come ha più volte dichiarato in interviste successive all’evento.

Dopo l’ictus, Vianello non è più tornato alla conduzione di programmi televisivi, dedicandosi esclusivamente agli incarichi dirigenziali, ultimo dei quali la direzione di San Marino RTV, la televisione della Repubblica di San Marino partecipata dalla Rai e dal governo del Titano, ruolo dal quale si era dimesso nel marzo 2024 presentando le sue dimissioni immediate e irrevocabili all’amministratore delegato Roberto Sergio, per poi rimanere a disposizione dell’amministratore delegato stesso fino all’accordo di risoluzione consensuale del contratto annunciato oggi, concludendo così un’esperienza professionale che, al di là degli incarichi ricoperti, ha rappresentato una parte fondamentale della storia recente della televisione pubblica italiana.

L’addio di Andrea Vianello alla Rai si inserisce in un contesto di profondi cambiamenti all’interno dell’azienda pubblica, che negli ultimi anni ha visto l’allontanamento di numerosi volti storici del servizio pubblico, sollevando interrogativi sul futuro dell’identità culturale e informativa della televisione di Stato e sulla capacità di preservare quella pluralità di voci che dovrebbe caratterizzare un autentico servizio pubblico radiotelevisivo, capace di rappresentare tutte le sensibilità culturali e politiche presenti nel paese senza cedere a logiche di parte o a pressioni esterne.

Andrea Vianello, nipote del cantante Edoardo Vianello e dell’attore Raimondo Vianello, lascia dunque la Rai portando con sé un bagaglio di esperienze e competenze accumulate in trentacinque anni di attività, durante i quali ha saputo interpretare al meglio lo spirito del servizio pubblico, mettendo la propria professionalità al servizio dei cittadini attraverso un’informazione puntuale, approfondita e rispettosa, valori che, come lui stesso ha sottolineato nel suo messaggio di commiato, continuerà a portare con sé ovunque andrà, a testimonianza di un’etica professionale che va oltre le appartenenze aziendali e che rappresenta un patrimonio personale e collettivo da preservare e tramandare alle future generazioni di professionisti dell’informazione.