Conclave, ecco Cosa Vuol dire Extra Omnes: storia e significato

Dall’origine nel 1270 alle moderne misure anti-spionaggio digitale, l’analisi di una formula latina che segna l’inizio del Conclave e racchiude secoli di tradizione della Chiesa.

La formula “Extra omnes”, che risuonerà nella Cappella Sistina nel pomeriggio del 7 maggio 2025, segnerà l’inizio ufficiale del settantaseiesimo Conclave della storia della Chiesa cattolica. Queste due parole latine, che letteralmente significano “fuori tutti [gli altri]”, rappresentano uno dei momenti più significativi e simbolici dell’intero processo di elezione papale, carico di storia e tradizione secolare.

La locuzione latina, pronunciata dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, attualmente monsignor Diego Ravelli, in carica dal 2021, costituisce l’invito formale rivolto a tutti coloro che non sono chiamati all’elezione ad abbandonare la Cappella Sistina, lasciando i cardinali elettori soli davanti alla loro responsabilità di scegliere il nuovo Pontefice. Questo momento cerimoniale avviene dopo che tutti i cardinali elettori hanno prestato il solenne giuramento di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni e di mantenere la segretezza sulle operazioni di voto, impegnandosi a garantire imparzialità e terzietà nella scelta del successore di Pietro.

La procedura prevede che, dopo la pronuncia dell'”Extra omnes”, tutti i presenti abbandonino la Cappella, ad eccezione dei cardinali elettori, dello stesso Maestro delle Celebrazioni e dell’incaricato di tenere l’ultima meditazione – che per questo Conclave sarà il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, novantenne e quindi non elettore. Al termine della meditazione, anche queste due figure lasceranno l’aula, e la porta della Sistina verrà chiusa a chiave dall’ultimo cardinale diacono, che nel Conclave del 2025 sarà l’indiano cinquantunenne George Jacob Koovakad, organizzatore dei viaggi papali dal 2021.

Il significato simbolico dell'”Extra omnes” va ben oltre il semplice invito a lasciare la sala. Questa formula rappresenta la necessità di un momento di isolamento totale, di clausura, che consenta ai cardinali di compiere la loro scelta lontano da qualsiasi influenza esterna, in un confronto diretto con la propria coscienza. Il termine stesso “Conclave” deriva dal latino “cum clavis”, letteralmente “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave”, a sottolineare l’importanza della segregazione durante questo momento cruciale per la vita della Chiesa.

La storia dell'”Extra omnes” è indissolubilmente legata all’evoluzione del Conclave stesso. L’istituzione formale del Conclave come lo conosciamo oggi risale al 1274, quando Papa Gregorio X, con la costituzione apostolica “Ubi Periculum”, stabilì regole precise per l’elezione del pontefice. La decisione di Gregorio X nacque da un’esperienza personale e collettiva traumatica: la sua stessa elezione, avvenuta dopo un periodo di sede vacante durato ben 1006 giorni (quasi tre anni) seguiti alla morte di Papa Clemente IV nel 1268.

La lunghezza eccezionale di quel periodo di indecisione portò a una situazione drammatica a Viterbo, allora sede papale. Gli abitanti della città, esasperati dall’incapacità dei cardinali di giungere a una decisione, presero una decisione drastica: rinchiusero i porporati all’interno del Palazzo Papale, letteralmente “clausi cum clave” (chiusi a chiave), ridussero loro il vitto e, in un estremo tentativo di forzare la decisione, arrivarono persino a scoperchiare il tetto della sala, esponendo i cardinali alle intemperie. Questo episodio storico rappresenta l’origine concreta della clausura del Conclave e della formula “Extra omnes”.

Il primo Conclave ufficiale, strutturato secondo le regole stabilite da Gregorio X, si tenne nel 1276 e portò all’elezione di Innocenzo V. Da allora, il rito è evoluto mantenendo però intatta la sua essenza. Nel 1492 venne celebrato il primo Conclave nella Cappella Sistina, che divenne sede fissa a partire dal 1878 con l’elezione di Leone XIII. La formula “Extra omnes” ha accompagnato ogni elezione, diventando una delle espressioni più emblematiche della tradizione ecclesiastica cattolica.

Un tempo la frase veniva pronunciata anche in altre occasioni, come all’inizio del Concistoro segreto e nelle fasi iniziali dell’assise conciliare, sempre con lo stesso significato di invito ad abbandonare il luogo per i non addetti ai lavori. Nel corso dei secoli, la formula ha mantenuto intatto il suo valore simbolico pur adattandosi ai cambiamenti storici e alle evoluzioni della procedura elettiva.

Nell’era digitale del XXI secolo, l'”Extra omnes” assume tuttavia una dimensione completamente nuova. Nel Conclave del 2025, questa formula non rappresenta più soltanto l’allontanamento fisico delle persone dalla Cappella Sistina, ma implica un complesso sistema di misure di sicurezza volte a garantire la totale impermeabilità della Sistina a qualsiasi forma di comunicazione o interferenza esterna. L’intero apparato vaticano, e in particolare la Cappella, viene trasformato in un vero e proprio “bunker digitale”, sottoposto a rigorose operazioni di bonifica elettronica.

Vengono infatti utilizzati jammer e altri dispositivi che disturbano le comunicazioni cellulari, mentre i cardinali sono tenuti a consegnare tutti i dispositivi elettronici portatili prima di entrare nella Sistina. Anche i luoghi di residenza dei porporati durante il periodo del Conclave, in particolare Casa Santa Marta e l’attigua Santa Marta vecchia, vengono sigillati e sottoposti a severi controlli per prevenire qualsiasi tentativo di comunicazione con l’esterno. Queste misure “antispionaggio” rappresentano l’adattamento contemporaneo dell’antico principio di clausura, equivalente tecnologico del tetto scoperchiato di Viterbo nel XIII secolo.

Per alcuni teologi e studiosi, l'”Extra omnes” possiede anche un profondo significato spirituale che trascende la dimensione puramente procedurale. Attraverso questo “fuori tutti”, la Chiesa indicherebbe la necessità di un luogo nella vita in cui non tutti siano ammessi, un luogo interiore dove l’uomo possa, con tutta la forza della libertà, allontanare i “nemici” del cuore – intesi simbolicamente come le passioni e i vizi che offuscano il giudizio – per rimanere autenticamente se stesso davanti a Dio.

Il 7 maggio 2025, quando monsignor Ravelli pronuncerà l'”Extra omnes” nella Cappella Sistina, non starà quindi semplicemente seguendo un protocollo antico, ma rinnoverà un gesto che collega la Chiesa contemporanea a quasi otto secoli di tradizione ininterrotta, un ponte simbolico tra il passato e il presente dell’istituzione ecclesiale. Dopo quella formula, le porte della Sistina si chiuderanno, e i 135 cardinali elettori provenienti da 71 paesi diversi rimarranno soli, sotto le volte affrescate da Michelangelo, per compiere la loro scelta che condurrà all’Habemus Papam.