Leone XIV, cos’è l’Indulgenza Plenaria concessa dal Papa dopo l’elezione a Pontefice

Papa Leone XIV ha concesso l’indulgenza plenaria alla folla presente in Piazza San Pietro e ai fedeli collegati a distanza subito dopo la sua elezione, un gesto di misericordia che richiede specifiche condizioni spirituali per essere ottenuta.

Nella sua prima apparizione dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, immediatamente dopo l’annuncio della sua elezione avvenuta l’8 maggio 2025, Papa Leone XIV ha concesso l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli presenti in piazza e a quelli collegati a distanza attraverso i vari mezzi di comunicazione. Un gesto significativo che si inserisce in una tradizione secolare della Chiesa cattolica e che introduce il pontificato del nuovo successore di Pietro con un segno tangibile di misericordia.

L’indulgenza plenaria rappresenta, nella dottrina cattolica, la remissione totale della pena temporale dovuta per i peccati già confessati e perdonati. Si tratta di un concetto teologico profondo che merita di essere compreso correttamente per apprezzarne il valore spirituale. Secondo l’insegnamento della Chiesa, quando un fedele si confessa e riceve l’assoluzione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, ma rimane comunque una sorta di “debito spirituale” da riparare, definito tecnicamente “pena temporale”. Questo debito può essere espiato in questa vita o nel purgatorio, ma l’indulgenza plenaria offre la possibilità di cancellarlo completamente.

È importante sottolineare che l’indulgenza non sostituisce in alcun modo il sacramento della confessione, né rappresenta una scorciatoia per evitare la conversione personale. Al contrario, essa presuppone un sincero pentimento e l’adempimento di precise condizioni spirituali. La Penitenzieria Apostolica, organo vaticano che regola la pratica delle indulgenze, ha chiarito più volte che l’indulgenza plenaria non è automatica, ma richiede disposizioni interiori ben precise e atti concreti di fede.

Per ottenere l’indulgenza plenaria concessa da Papa Leone XIV, i fedeli devono soddisfare quattro condizioni fondamentali. Innanzitutto, è necessario confessarsi negli otto giorni precedenti o successivi all’evento, ricevendo il perdono sacramentale dei propri peccati. In secondo luogo, è richiesta la comunione eucaristica, preferibilmente nello stesso giorno in cui si riceve l’indulgenza. La terza condizione consiste nella preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, tradizionalmente espressa con la recita del Padre Nostro e dell’Ave Maria. Infine, è indispensabile avere un distacco completo da qualsiasi peccato, anche veniale, manifestando così la sincera volontà di conversione.

Il concetto di indulgenza si è sviluppato gradualmente nella storia della Chiesa. I primi esempi di indulgenza plenaria vengono fatti risalire a Papa Celestino V, che nel 1294 concesse il perdono totale delle pene temporali a tutti coloro che, confessati e pentiti, si fossero recati nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila. Da allora, l’istituto dell’indulgenza ha conosciuto varie evoluzioni, fino alla sua attuale formulazione nel Codice di Diritto Canonico e nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

La concessione dell’indulgenza plenaria da parte di un nuovo Pontefice non è un atto obbligatorio. Papa Francesco, ad esempio, nel 2013 scelse un approccio diverso, preferendo un semplice saluto e una richiesta di preghiera per lui durante la sua prima apparizione. La decisione di Papa Leone XIV di concedere immediatamente l’indulgenza plenaria riflette quindi una scelta pastorale specifica, in linea con la tradizione di alcuni suoi predecessori, e potrebbe essere interpretata come un segnale della direzione spirituale che intende dare al suo pontificato.

La benedizione Urbi et Orbi (“alla città e al mondo”) che include l’indulgenza plenaria viene tradizionalmente impartita dal Papa nelle grandi solennità come Natale e Pasqua, oltre che in occasioni straordinarie come l’elezione di un nuovo Pontefice. L’ultima indulgenza plenaria prima di quella concessa da Leone XIV era stata impartita proprio da Papa Francesco il giorno di Pasqua 2025, poche ore prima della sua scomparsa, attraverso l’Urbi et Orbi letto dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro da monsignor Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

È significativo che la concessione dell’indulgenza plenaria da parte di Leone XIV avvenga nell’anno del Giubileo 2025, un tempo di particolare grazia per la Chiesa cattolica. La Penitenzieria Apostolica ha pubblicato proprio lo scorso 21 maggio le norme per la concessione dell’indulgenza plenaria durante l’Anno Santo, stabilendo che potranno riceverla i fedeli “veramente pentiti”, “mossi da spirito di carità”, che, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

Secondo queste norme, l’indulgenza giubilare potrà essere ottenuta intraprendendo un pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare, verso almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, in Terra Santa o in altre circoscrizioni ecclesiastiche, e prendendo parte a un momento di preghiera, celebrazione o riconciliazione. È prevista anche la possibilità di ottenere l’indulgenza visitando devotamente qualsiasi luogo giubilare e vivendo l’adorazione eucaristica, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede e invocazioni a Maria.

È importante ricordare che l’indulgenza plenaria può essere applicata anche in suffragio delle anime del Purgatorio, come atto di carità spirituale verso i defunti. Questa possibilità, ribadita anche nelle norme per il Giubileo 2025, sottolinea la dimensione comunitaria della fede cattolica e il legame spirituale che unisce i fedeli defunti con quelli ancora in vita, in quella che teologicamente viene definita la “comunione dei santi”.

Ma cosa rappresenta simbolicamente la concessione dell’indulgenza plenaria all’inizio di un pontificato? Nella tradizione cattolica, questo gesto esprime la volontà del nuovo Papa di iniziare il suo ministero petrino sottolineando la misericordia divina e la potestà della Chiesa di amministrare i beni spirituali. La facoltà di concedere l’indulgenza plenaria spetta infatti esclusivamente al Romano Pontefice, che può delegarla in casi specifici ad altri ministri. In questo senso, la concessione dell’indulgenza rappresenta anche un’affermazione dell’autorità papale, radicata nella promessa di Gesù a Pietro di dargli “le chiavi del regno dei cieli”.

La scelta di Papa Leone XIV di assumere un nome che richiama la figura di Leone XIII, pontefice passato alla storia per le sue riflessioni sulle questioni sociali e la dottrina sociale della Chiesa, insieme alla concessione dell’indulgenza plenaria, potrebbe suggerire un pontificato attento sia alla dimensione spirituale che a quella sociale della missione ecclesiale. Come ha fatto notare il presidente della Conferenza episcopale di Francia, Eric de Moulins-Beaufort, questa scelta del nome rappresenta “una bella promessa”, collocando il nuovo Pontefice in una linea di continuità con un predecessore che aveva profondamente riflettuto sulla libertà politica e sociale.