Milano si ferma, con il cuore vestito di nero e l’eleganza nel ricordo, per dare l’ultimo saluto a Giorgio Armani. Nella sede storica di via Bergognone 59, dove oggi e domani è aperta la camera ardente, amici, collaboratori e semplici cittadini si raccolgono in un silenzio carico di rispetto attorno alla bara chiusa dello stilista, come da sua volontà. I fiori bianchi, la musica di Ludovico Einaudi e le immagini proiettate su maxi schermo raccontano con discrezione il volto più umano di un uomo che ha trasformato l’idea stessa di stile, lasciando un segno profondo nel mondo e nel cuore della sua città.
Non ci sono ancora conferme ufficiali da parte della famiglia, ma secondo quanto riportato da Paola Pollo sul Corriere della Sera, Armani sarebbe scomparso a causa di un’insufficienza epatica fulminante, divenuta irreversibile su un fisico già provato dalla recente broncopolmonite di giugno. Eppure, anche nei giorni più difficili, lo stilista non aveva mai smesso di lavorare, di sorridere, di esercitare quel controllo amorevole e meticoloso sui dettagli che hanno reso unico il suo marchio. Fino al 2 settembre, scrive il quotidiano, aveva continuato a dare indicazioni sul grande evento previsto il 28 settembre a Palazzo Brera, per celebrare i 50 anni del suo impero creativo.
Negli ultimi mesi, nonostante le condizioni altalenanti, Armani aveva dato segnali che lasciavano sperare in una ripresa: la presenza alla presentazione delle divise EA7 della nazionale olimpica, la cena al Baretto con Giovanni Malagò, il compleanno festeggiato in famiglia l’11 luglio, l’acquisto della Capannina di Forte dei Marmi, che considerava «un posto del cuore». Scelte e gesti che raccontano una volontà forte, lucida, forse anche consapevole, di congedarsi secondo i propri tempi e il proprio stile.
Accanto a lui, come sempre, i fedelissimi Paul Lucchesi e Leo Dell’Orco, custodi della sua visione e oggi probabili garanti della continuità di un’eredità che va ben oltre la moda. Il lavoro non si era mai fermato: anche a distanza, Armani commentava le collezioni con un semplice ma efficace «bravi», capace di rassicurare chi gli era vicino.
I funerali si terranno lunedì 8 settembre, in forma strettamente privata. Milano e Piacenza osserveranno il lutto cittadino. Le strutture del gruppo Armani resteranno chiuse, mentre la cerimonia si svolgerà lontano dai riflettori, forse nella quiete di Villa Rosa, la tenuta immersa nel verde che lo stilista amava per rifugiarsi tra natura e silenzio. Niente foto, niente video, solo rispetto. Come avrebbe voluto lui.
Giorgio Armani non ha mai cercato l’effetto. Ha costruito la sua leggenda con l’essenzialità di un taglio perfetto e il rigore di chi crede che lo stile sia, prima di tutto, una forma di rispetto per sé e per gli altri. Oggi, in una Milano più grigia del solito, il suo addio somiglia a lui: sobrio, composto, profondo. E lascia un vuoto che nessun tessuto potrà colmare.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!