L’inverno 2025/2026 potrebbe rappresentare una netta inversione di tendenza rispetto alle stagioni miti e instabili degli ultimi anni. A riaccendere l’interesse degli esperti è il ritorno di un fenomeno climatico ben noto alla comunità scientifica: La Niña. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), vi è una probabilità stimata intorno al 60% che La Niña si instauri tra ottobre e dicembre 2025, proprio nel cuore della fase di costruzione delle principali configurazioni atmosferiche invernali. Questo aumento di probabilità rispetto alle proiezioni estive rende lo scenario di una stagione più dinamica e fredda sempre più plausibile, anche per l’Italia.
Il ritorno della Niña e le sue implicazioni
La Niña è la fase fredda del ciclo ENSO (El Niño-Southern Oscillation), caratterizzata da un’anomalia negativa delle temperature superficiali del Pacifico equatoriale centro-orientale. Questo raffreddamento oceanico ha ripercussioni globali perché altera la convezione tropicale, innescando treni d’onda di Rossby che influenzano le traiettorie delle perturbazioni anche alle latitudini medie. Nonostante il suo epicentro sia sull’Oceano Pacifico, gli effetti teleconnettivi arrivano fino all’Europa, modificando gli assetti del jet stream e favorendo pattern barici più meridiani, ideali per la discesa di masse d’aria polare o artico-continentale verso il continente europeo.
La comunità meteorologica è unanime nel sottolineare che non ogni evento di La Niña comporta automaticamente un inverno rigido in Europa. Tuttavia, vi è una crescente evidenza scientifica che negli anni caratterizzati da un segnale ENSO marcato (sia in fase calda che fredda) l’atmosfera si comporta in modo più “leggibile”, con pattern che tendono a replicarsi più frequentemente. L’inverno 2009/2010, segnato da una forte La Niña, è uno degli esempi più recenti: NAO negativa persistente, blocchi atlantici e irruzioni gelide hanno prodotto nevicate eccezionali nel Regno Unito, in Germania e anche in Italia.
Uno dei meccanismi principali attraverso cui La Niña può incidere sul clima europeo è la modulazione della NAO, la North Atlantic Oscillation. Un indice NAO negativo favorisce la formazione di blocchi anticiclonici tra Groenlandia e Scandinavia, determinando un indebolimento della corrente a getto zonale e consentendo la discesa di aria fredda verso l’Europa centrale e il Mediterraneo.
Le ultime simulazioni stagionali, comprese quelle del Met Office britannico e del NOAA, convergono verso uno scenario in cui la fase iniziale dell’inverno, tra novembre e fine dicembre, potrebbe essere contraddistinta da un’anomalia negativa della NAO, coerente con le teleconnessioni tipiche di un evento Niña. A partire da gennaio, tuttavia, il segnale potrebbe attenuarsi con una parziale ripresa del flusso zonale atlantico, soprattutto se La Niña dovesse rivelarsi debole e di breve durata, come suggeriscono alcune proiezioni del CPC/NOAA.
E come sarà l’inverno 2025 in Italia?
L’Italia, per la sua collocazione geografica, rappresenta uno snodo particolarmente sensibile agli assetti barici euro-atlantici. Se le condizioni di blocco si realizzeranno, aumenterà sensibilmente il rischio di afflussi di aria fredda dai quadranti orientali, con effetti potenzialmente marcati già dalla fine di novembre. I settori più esposti risulteranno la Pianura Padana occidentale e centrale, la fascia adriatica dalla Romagna alla Puglia, l’Appennino centro-meridionale e le Alpi centro-occidentali.
Nelle situazioni di “cuscino freddo” consolidato al Nord, anche una semplice depressione sul Ligure potrebbe tradursi in nevicate a quote di pianura tra Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto occidentale. Non si esclude il ritorno della neve su città come Milano, Torino e persino Venezia, che negli ultimi anni hanno visto eventi nevosi sempre più radi e brevi.
Nel Centro-Sud, in presenza di irruzioni artico-continentali con formazione di minimi sull’Adriatico, potrebbero verificarsi nevicate fino a bassa quota su Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, con accumuli importanti in Appennino. Anche la città di Roma, in certe configurazioni, potrebbe rivedere la neve, come accadde nel gennaio 2006 e nel febbraio 2012, entrambi anni con un’impronta Niña ben riconoscibile nel pattern atmosferico.
Se la climatologia recente ha mostrato una prevalenza di inverni miti e zonali, il confronto con gli archivi storici invita alla cautela. Eventi come quelli del 1988/89, 1995/96, 2005/06 e 2009/10 mostrano una chiara connessione tra La Niña e anomalie fredde sul continente europeo, sebbene con intensità e distribuzione geografica variabili. Le somiglianze con il pattern attuale, soprattutto in termini di SST (Sea Surface Temperatures) e struttura della convezione tropicale, rendono questi precedenti utili come chiave di lettura per ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi.
Incertezza fisiologica e fattori mitiganti
È importante sottolineare che la previsione stagionale, pur fondata su elementi dinamici e statistici solidi, resta intrinsecamente probabilistica. Il NOAA prevede un evento Niña piuttosto debole e non esclude un ritorno alla neutralità ENSO già a gennaio 2026. In tal caso, il “segnale tropicale” perderebbe forza proprio nel cuore della stagione, lasciando campo ad altri driver atmosferici, come il vortice polare stratosferico (influenzato dalla QBO) o le oscillazioni nord-atlantiche a breve termine.
Un altro elemento da non trascurare è l’effetto del riscaldamento climatico globale. Anche in presenza di una Niña, le temperature medie restano su valori elevati a scala planetaria, con conseguenze sulle quote neve e sulla durata delle fasi fredde. È probabile che episodi nevosi intensi si alternino a rapide fasi di fusione e riscaldamento, specialmente alle basse quote.

Il quadro che si delinea per l’inverno 2025/2026 è quello di una stagione potenzialmente fredda e nevosa, specie nella sua prima parte, favorita dal ritorno di La Niña e da possibili blocchi euro-atlantici. Le aree più esposte in Italia saranno il Nord (con possibili nevicate fino in pianura), il versante adriatico e l’Appennino, ma scenari nevosi a quote basse non sono da escludere anche nel Centro Italia. La prudenza resta d’obbligo: la variabilità interannuale e la concorrenza tra forzanti atmosferiche potrebbero ridimensionare l’impatto del segnale ENSO. Tuttavia, il sistema climatico mostra chiari segnali di transizione e l’inverno che ci attende merita di essere seguito con grande attenzione.
L’inverno 2025-2026 si presenta dunque come un’interessante sfida meteorologica, guidata da un evento La Niña in fase di sviluppo. Le sue implicazioni sulle nevicate europee sono ancora in parte incerte, ma le proiezioni attuali offrono già spunti concreti per una stagione che potrebbe rivelarsi più dinamica nella seconda parte, soprattutto da gennaio in poi. Il monitoraggio costante dei modelli e delle condizioni oceaniche sarà decisivo per affinare ulteriormente le previsioni nei mesi a venire.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!