Tommaso Cerno censurato al Parlamento europeo, cosa è successo al direttore de Il Tempo

Il direttore de Il Tempo è stato allontanato da un evento ufficiale del Parlamento europeo dopo articoli critici sulla nuova Commissione. L’episodio solleva interrogativi sulla libertà di stampa nelle istituzioni UE e provoca reazioni trasversali nel mondo politico italiano.
Credit © X @Tommasocerno

Il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno è stato protagonista di un caso di censura all’interno del Parlamento europeo che sta facendo discutere il mondo politico e giornalistico italiano ed europeo. L’episodio, avvenuto durante una delle prime sedute della nuova legislatura europea, solleva interrogativi sulla libertà di espressione all’interno delle istituzioni comunitarie e sul trattamento riservato ai rappresentanti dei media che esprimono posizioni considerate scomode.

Tommaso Cerno, giornalista di lungo corso e personalità di spicco nel panorama editoriale italiano, si è visto negare l’accesso ad un evento ufficiale dopo aver espresso posizioni critiche nei confronti dell’attuale governance europea. Una decisione che ha immediatamente scatenato reazioni di indignazione trasversali, con accuse di volontà censoria nei confronti di voci dissenzienti rispetto alla linea ufficiale di Bruxelles.

Chi è Tommaso Cerno

Tommaso Cerno, nato a Udine il 28 gennaio 1975, ha costruito una carriera giornalistica di rilievo che lo ha portato ai vertici di alcune delle più importanti testate italiane. Il suo percorso professionale inizia nella sua regione natale, il Friuli-Venezia Giulia, dove si afferma come giovane firma del Messaggero Veneto prima di approdare a Il Piccolo di Trieste, quotidiano di cui diventa vicedirettore. La sua ascesa nel mondo dell’editoria prosegue con la direzione de Il Gazzettino di Venezia, consolidando la sua reputazione di giornalista incisivo e dalla prosa diretta.

La consacrazione nazionale arriva con la nomina a vicedirettore de L’Espresso nel 2016, incarico che precede la promozione a direttore del settimanale l’anno successivo. Una posizione che mantiene per un periodo relativamente breve prima di passare alla direzione dell’edizione romana del Corriere della Sera. Nel suo percorso professionale spicca anche l’esperienza come direttore del quotidiano L’Identità, fino all’approdo all’attuale incarico come direttore de Il Tempo, storica testata della capitale che sotto la sua guida ha assunto posizioni spesso critiche nei confronti dell’establishment europeo.

Parallelamente alla carriera giornalistica, Cerno ha intrapreso anche un percorso politico che lo ha visto eletto senatore della Repubblica nella XVIII legislatura, inizialmente nelle file del Partito Democratico per poi passare a Italia Viva e successivamente al gruppo Misto. Una parabola politica non priva di contraddizioni e cambi di rotta, che riflette una personalità complessa e non facilmente inquadrabile negli schemi tradizionali della politica italiana.

Noto anche per il suo coming out e per le battaglie in favore dei diritti civili, Cerno ha spesso assunto posizioni controcorrente anche su temi identitari, facendosi portavoce di un pensiero critico che non risparmia nemmeno gli ambienti progressisti da cui proviene. Il suo stile giornalistico diretto e provocatorio lo ha reso una voce distintiva nel panorama mediatico italiano, capace di suscitare dibattito e, non di rado, polemiche.

Il caso di censura al Parlamento europeo

L’episodio che ha coinvolto Tommaso Cerno si inserisce in un contesto di crescente tensione tra alcuni media italiani e le istituzioni europee. Il direttore de Il Tempo si era recato a Bruxelles per seguire i lavori parlamentari della nuova legislatura europea, inaugurata dopo le elezioni di inizio maggio 2025, quando si è visto revocare l’accredito per partecipare ad una conferenza stampa ufficiale.

La motivazione ufficiale fornita dagli uffici del Parlamento europeo fa riferimento a presunte violazioni del codice di condotta per i giornalisti accreditati, in particolare a seguito di articoli pubblicati su Il Tempo contenenti critiche particolarmente severe nei confronti della nuova Commissione europea e del suo orientamento in materia di politiche migratorie e rapporti con la Russia. Secondo fonti vicine a Cerno, tuttavia, la decisione nasconderebbe la volontà di limitare la presenza di voci critiche durante un momento particolarmente delicato per la definizione degli equilibri interni alle istituzioni comunitarie.

Non è la prima volta che il Parlamento europeo si trova al centro di polemiche riguardanti la libertà di stampa. Negli ultimi anni, diversi episodi hanno sollevato interrogativi sul trattamento riservato ai media considerati non allineati con la narrativa ufficiale di Bruxelles. Il caso Cerno, tuttavia, rappresenta un salto di qualità nella tensione tra certa stampa italiana e le istituzioni europee, coinvolgendo il direttore di una testata storica e dal considerevole peso specifico nel panorama editoriale nazionale.

La ricostruzione dettagliata dell’accaduto rimane ancora parziale, con versioni contrastanti fornite dal diretto interessato e dalle fonti ufficiali del Parlamento. Secondo Cerno, l’esclusione sarebbe avvenuta con modalità arbitrarie e senza un preavviso adeguato, configurando un vero e proprio atto di censura politica. Le autorità parlamentari, dal canto loro, insistono sulla necessità di garantire il rispetto di standard giornalistici che escludano la diffusione di informazioni tendenziose o strumentali alla delegittimazione delle istituzioni democratiche europee.

Le reazioni e le possibili conseguenze

La notizia della censura nei confronti di Tommaso Cerno ha immediatamente provocato un’ondata di reazioni nel mondo politico italiano. Esponenti dei partiti di centrodestra hanno espresso solidarietà al direttore de Il Tempo, denunciando quello che considerano un pericoloso precedente di limitazione della libertà di stampa. Particolarmente dura la posizione di Fratelli d’Italia, che attraverso i propri europarlamentari ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente alla Commissione europea per fare chiarezza sull’accaduto.

Anche alcune voci del centrosinistra hanno manifestato perplessità sulle modalità dell’esclusione, pur mantenendo una posizione più cauta in attesa di ulteriori chiarimenti da parte delle autorità europee. L’Ordine dei Giornalisti italiano ha chiesto spiegazioni ufficiali, ribadendo il principio inderogabile della libertà di informazione anche in contesti istituzionali internazionali.

Il caso Cerno potrebbe avere ripercussioni significative sui rapporti tra media italiani e istituzioni europee, in un momento particolarmente delicato per il futuro dell’Unione. L’episodio rischia infatti di alimentare il già diffuso scetticismo verso Bruxelles in alcuni settori dell’opinione pubblica italiana, offrendo ulteriori argomenti alle posizioni euroscettiche che vedono nelle istituzioni comunitarie un potere distante e poco incline ad accettare il dissenso.

La reazione dello stesso Cerno non si è fatta attendere, con un editoriale al vetriolo pubblicato sulle pagine de Il Tempo in cui il giornalista friulano denuncia quella che definisce “una deriva autoritaria incompatibile con i valori fondanti dell’Europa democratica”. Nel suo intervento, Cerno ha annunciato l’intenzione di adire le vie legali per tutelare il proprio diritto all’informazione e la dignità professionale, preannunciando un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il precedente e il dibattito sulla libertà di stampa in Europa

Il caso di Tommaso Cerno riporta alla memoria precedenti episodi controversi che hanno visto contrapporsi giornalisti e istituzioni europee. Negli ultimi anni, in particolare, si sono moltiplicati i casi di accrediti negati o revocati a rappresentanti di testate considerate critiche verso l’operato di Bruxelles, con una netta accelerazione in coincidenza con le tensioni geopolitiche seguite alla crisi ucraina e al deterioramento dei rapporti con la Russia.

Le organizzazioni internazionali per la tutela della libertà di stampa hanno più volte espresso preoccupazione per quella che appare come una progressiva restrizione degli spazi di dissenso all’interno delle istituzioni europee. Reporters Sans Frontières, in particolare, ha recentemente pubblicato un rapporto che evidenzia una tendenza preoccupante verso forme di controllo dell’informazione che passano attraverso la selezione dei giornalisti ammessi a seguire i lavori degli organismi comunitari.

Il dibattito si inserisce nel più ampio contesto delle politiche europee contro la disinformazione, tema divenuto centrale nell’agenda di Bruxelles soprattutto dopo le accuse di interferenze esterne nei processi elettorali del continente. La linea sottile che separa la legittima protezione del dibattito democratico dalla censura di voci critiche rappresenta una delle principali sfide per la tenuta dei valori fondanti dell’Unione Europea, sempre più spesso chiamata a difendersi da accuse di applicare standard diversi quando si tratta di tutelare la libertà di espressione dentro e fuori i propri confini.

Il caso di Tommaso Cerno, al di là delle sue specifiche circostanze ancora da chiarire nei dettagli, sembra destinato a diventare un banco di prova significativo per la capacità delle istituzioni europee di gestire il dissenso interno e garantire quella pluralità di voci che costituisce la ricchezza della tradizione democratica del continente. Un test che arriva in un momento particolarmente delicato, con la nuova legislatura appena iniziata e le sfide globali che richiederebbero una rinnovata coesione tra Stati membri e cittadini europei.