Un’impronta della mano di Andrea Sempio sarebbe stata rinvenuta accanto al cadavere di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. La clamorosa rivelazione, diffusa dal Tg1, emerge dalla perizia disposta dalla Procura di Pavia nell’ambito della riapertura delle indagini su uno dei casi di cronaca nera più discussi d’Italia. Un elemento potenzialmente dirompente che potrebbe ridisegnare completamente il quadro investigativo di un delitto per cui è stato già condannato in via definitiva Alberto Stasi a 16 anni di reclusione. La notizia arriva proprio nel giorno in cui erano previsti gli interrogatori simultanei di Stasi, convocato come testimone, e dello stesso Sempio, attualmente unico indagato nella nuova inchiesta.
Il 37enne Andrea Sempio, amico della vittima e del fratello Marco, non si è presentato alla convocazione in Tribunale a Pavia. I suoi legali, gli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, hanno depositato una memoria con cui hanno eccepito la “carenza” nell’invito a comparire, contestando la nullità dell’atto per la mancanza dell’avvertimento previsto dall’articolo 375 comma 2 lettera D del codice di procedura penale. “Guerra dura senza paura. Codice di procedura penale noi ti amiamo”, ha scritto sui social l’avvocata Taccia, evidenziando la strategia difensiva basata sugli aspetti formali della procedura.
I magistrati di Pavia guidati dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza dovranno ora decidere se notificare un nuovo invito a comparire, sanando la carenza contestata dalla difesa, oppure ritenere che il loro atto non sia affatto nullo e valutare l’eventuale accompagnamento coattivo di Sempio. “Abbiamo deciso ieri con Andrea di fare così”, ha dichiarato l’avvocato Lovati, aggiungendo: “Mi aspetto, anzi voglio in fretta una richiesta di archiviazione”. Le parole del difensore sottolineano la posizione netta assunta dal team legale di Sempio, che continua a sostenere l’innocenza del proprio assistito.
Alberto Stasi risponde ai magistrati
Diversa la posizione di Alberto Stasi, arrivato puntualmente in procura accompagnato dalla sua legale. L’uomo, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi e attualmente in regime di semilibertà, è stato ascoltato come testimone assistito, una condizione particolare che gli deriva dalla condanna ormai passata in giudicato e dal principio giuridico del ne bis in idem, che vieta di processare o punire una persona due volte per lo stesso reato.
Secondo quanto riferito dal suo avvocato Antonio De Rensis, Stasi “ha risposto a tutte le domande” poste dai magistrati. Al termine dell’interrogatorio, durato alcune ore, il legale ha espresso soddisfazione: “Non posso dire nulla, c’è un’indagine in corso, ma è stata una giornata positiva, siamo molto soddisfatti”. De Rensis ha inoltre aggiunto: “Dal primo giorno dico che ho fiducia in chi sta indagando. Ho delle idee precise con la mia collega”, lasciando intendere possibili sviluppi favorevoli alla posizione del suo assistito.
L’ipotesi di più persone coinvolte nell’omicidio
La nuova inchiesta coordinata dai magistrati pavesi e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano sta mettendo in discussione la ricostruzione finora accettata del delitto. Gli inquirenti sono ora convinti che l’omicidio sia stato commesso non da una sola persona ma da più soggetti, tra cui Andrea Sempio. Una svolta radicale rispetto alle sentenze che hanno certificato la responsabilità esclusiva di Alberto Stasi, descritto come colui che aveva aggredito Chiara alle spalle, improvvisamente, senza lasciarle il tempo di difendersi.
Secondo fonti investigative, esisterebbero “quattro o cinque elementi” che geolocalizzerebbero Sempio sulla scena del crimine. Gli inquirenti ritengono che l’allora 19enne si trovasse nella villetta di via Pascoli a Garlasco nel giorno dell’omicidio, nonostante un biglietto del parcheggio che Sempio avrebbe utilizzato come prova per scagionarsi. La procura avrebbe anche elaborato una nuova ricostruzione della dinamica del delitto, attraverso un’analisi delle tracce di sangue che stabilirebbe che i primi colpi furono inferti a Chiara all’ingresso, prima di trascinare il corpo all’interno dell’abitazione.
Le prove genetiche e le nuove analisi
Un ruolo centrale nella riapertura del caso è stato giocato dalle nuove analisi genetiche. Il DNA trovato sotto le unghie della vittima sarebbe compatibile con quello di Sempio, sebbene l’indagato sostenga che sia finito lì a causa della tastiera del computer di casa Poggi. Tuttavia, lo stesso Marco Poggi ha messo a verbale di non essere sicuro che Andrea sia venuto a casa sua prima del 5 agosto, circostanza che renderebbe meno credibile questa spiegazione.
In attesa degli esami previsti per giugno, con i primi esiti attesi per ottobre o novembre, l’attenzione si è ora spostata sulla clamorosa scoperta dell’impronta di Sempio. Questo elemento, se confermato, costituirebbe un indizio difficilmente spiegabile per la difesa dell’indagato. Resta da chiarire perché tale impronta non sia stata rilevata durante le prime indagini, avviate immediatamente dopo il delitto nel 2007, o se si tratti di una nuova interpretazione di reperti già acquisiti all’epoca.
Il contesto storico del delitto
Il delitto di Garlasco risale al 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi, una ragazza di 26 anni, laureata in economia, fu brutalmente assassinata nella villetta di famiglia. A trovare il corpo e dare l’allarme fu il fidanzato Alberto Stasi. Il corpo della giovane venne ritrovato riverso sulle scale che conducevano alla cantina, adagiato sul nono gradino in una pozza di sangue. Secondo gli inquirenti, Chiara conosceva l’assassino e lo aveva fatto entrare spontaneamente in casa, in quanto al momento del ritrovamento la vittima era in pigiama e nell’abitazione non furono rilevati segni di effrazione.
I sospetti si concentrarono subito su Stasi a causa dell’eccessiva pulizia delle sue scarpe, dell’assenza di sangue sui vestiti e di alcune incongruenze nel suo racconto. Dopo un lungo iter giudiziario caratterizzato da assoluzioni e condanne, il 12 dicembre 2015 la Corte Suprema di Cassazione riconobbe definitivamente Stasi come unico colpevole del delitto, condannandolo a 16 anni di reclusione. A marzo 2025, il caso è stato riaperto dagli investigatori dopo l’analisi forense di prove di DNA precedentemente non esaminate.
Prossimi sviluppi dell’inchiesta
Parallel agli interrogatori di Stasi e Sempio, anche Marco Poggi, fratello di Chiara, è stato ascoltato oggi a Venezia dalla pm Giuliana Rizza per far luce su alcune anomalie già emerse in passato sulla posizione di Sempio, suo amico. Le indagini proseguiranno nelle prossime settimane con l’obiettivo di chiarire il ruolo di quello che gli inquirenti chiamano “Ignoto 1”, ovvero l’altra persona, di sesso maschile, che i magistrati sospettano possa aver partecipato al delitto.
I carabinieri del Racis compileranno inoltre un criminal profiling di Sempio, mentre continuano le indagini su Roberto Freddi e Mattia Capra, amici dell’indagato, nelle cui abitazioni sono state recentemente eseguite perquisizioni. Lo scopo è raccogliere prove che possano chiarire la posizione di ciascuno di loro e ricostruire gli eventi avvenuti il giorno dell’omicidio, inclusi i messaggi scambiati tra i giovani.
La riapertura di questo caso emblematico, dopo quasi due decenni dal delitto e a dieci anni dalla sentenza definitiva contro Stasi, dimostra come le nuove tecnologie investigative e l’analisi approfondita di elementi già acquisiti possano portare a sviluppi imprevisti anche in vicende giudiziarie apparentemente concluse. Resta da vedere se questi nuovi elementi porteranno a un definitivo chiarimento della verità su uno dei casi di cronaca nera più discussi nella storia recente italiana.