Il Sud America meridionale sta affrontando una delle ondate di freddo più intense degli ultimi decenni, con l’Argentina che ha registrato temperature polari comprese tra -10°C e -18°C in vaste aree del territorio nazionale. L’eccezionale fenomeno meteorologico, iniziato negli ultimi giorni di giugno e intensificatosi all’inizio di luglio 2025, ha trasformato il paese sudamericano in uno dei luoghi più freddi del pianeta, al pari della Groenlandia e del Cile, secondo i registri meteorologici internazionali.
L’epicentro dell’ondata gelida ha colpito principalmente la Patagonia argentina, dove sono stati registrati i valori più estremi. A Esquel, città di circa 40.000 abitanti nella provincia del Chubut, i termometri hanno toccato i -17,2°C, mentre in alcune zone della provincia di Río Negro le temperature minime sono precipitate sotto i -20°C. Maquinchao, sempre in Río Negro, ha fatto registrare una temperatura di -18°C, confermando l’intensità del fenomeno che ha investito le regioni meridionali del paese.
La portata dell’ondata di freddo ha superato ogni aspettativa quando ha raggiunto anche la capitale Buenos Aires, dove il 30 giugno 2025 è stata registrata una temperatura massima di soli 5,6°C, rappresentando la sesta più bassa di sempre e la terza più bassa mai osservata nel mese di giugno. L’alba del 1° luglio ha visto la temperatura scendere a -1,9°C nell’area metropolitana di Buenos Aires, il valore più basso dal 1991, mentre in periferia, a El Palomar, i termometri hanno toccato i -7,4°C, un record che non si verificava da 58 anni.
Un fenomeno particolarmente suggestivo e raro si è verificato lungo la costa atlantica argentina, dove la neve ha raggiunto persino le spiagge. A Miramar, località turistica situata a 46 chilometri da Mar del Plata, le nevicate hanno iniziato a cadere domenica sera intensificandosi durante la notte, offrendo l’immagine surreale di spiagge completamente imbiancate. Per la località balneare si è trattato del primo evento nevoso dopo 34 anni, mentre a Trelew, nella Patagonia nord-orientale, ha nevicato per la prima volta in 12 anni.
La causa scientifica di questo evento meteorologico estremo è stata identificata nella discesa di una potente massa d’aria antartica che ha attraversato l’Antartide e l’Oceano Pacifico meridionale, impattando il Sud America con una traiettoria meridiana perfetta. Secondo gli esperti meteorologi, questa configurazione ha permesso all’aria polare di avanzare senza ostacoli, raggiungendo persino le regioni centrali di Cile e Argentina. La presenza di un anticiclone polare e di un sistema di bassa pressione sulla costa sudorientale ha contribuito a spingere questa massa d’aria fredda dall’Antartide verso il continente sudamericano.
L’ondata di freddo ha avuto conseguenze drammatiche sul piano umanitario, causando almeno 15 morti tra Argentina, Cile e Uruguay. Secondo l’organizzazione non governativa Proyecto 7, nove persone hanno perso la vita in Argentina, tutte senzatetto vittime dell’esposizione al gelo intenso. Altri sei decessi si sono verificati in Uruguay tra le persone prive di abitazione fissa, spingendo il governo uruguaiano a dichiarare l'”allerta rossa” nazionale e ad autorizzare il trasferimento forzato dei senzatetto verso strutture di accoglienza. Anche il Cile ha attivato piani straordinari di accoglienza per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione.
La crisi energetica scatenata dall’ondata di freddo ha rappresentato uno degli aspetti più critici dell’emergenza. In Argentina, la domanda di gas naturale ha raggiunto il record storico di 100,3 milioni di metri cubi al giorno, superando i livelli massimi mai registrati negli anni precedenti con un aumento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per fronteggiare questa situazione eccezionale, il governo argentino ha dovuto sospendere le forniture di gas alle industrie e ai distributori di carburante per garantire il riscaldamento domestico.
Aggravando ulteriormente la situazione energetica, il freddo estremo ha causato malfunzionamenti alle apparecchiature degli impianti di produzione di gas nella regione di Vaca Muerta, uno dei più grandi giacimenti di shale gas del mondo situato nella Patagonia argentina. Gli stabilimenti di La Calera, gestiti da Pluspetrol, e di Aguada Pichana Este, di Total Austral, hanno subito blocchi operativi che hanno ridotto del 5% l’iniezione di gas naturale nella rete dei gasdotti nazionali, compromettendo ulteriormente la disponibilità di energia proprio nel momento di picco della domanda.
Le conseguenze dell’ondata di freddo si sono estese anche al settore dei trasporti e dell’agricoltura. Numerosi aeroporti della regione, inclusi quelli di San Paolo-Guarulhos e Rio de Janeiro-Galeão in Brasile, hanno registrato ritardi e cancellazioni a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Nel settore agricolo, le gelate severe hanno generato impatti cumulativi specialmente per le coltivazioni invernali, con danni significativi alle colture e difficoltà per gli allevatori.

Il fenomeno ha coinvolto anche altri paesi sudamericani oltre all’Argentina. In Cile, la Dirección Meteorológica ha confermato nuovi record storici con temperature di -9,3°C a Chillán e -8,1°C a Puerto Montt, mentre in Patagonia cilena Coyhaique ha registrato -18,9°C. Per la prima volta in un decennio, la neve è caduta persino in alcune zone del deserto di Atacama, il più arido del mondo.
Secondo i climatologi, questo tipo di eventi potrebbe diventare più frequente negli anni futuri a causa del riscaldamento globale, che paradossalmente può favorire l’instabilità delle correnti polari, aumentando la possibilità di irruzioni gelide fuori stagione o più intense del normale. Il climatologo Raul Cordero dell’Università di Santiago ha dichiarato che “non è così comune che queste masse d’aria fredda si estendano così a nord, quindi non possiamo escludere che ciò sia causato anche dai cambiamenti climatici”.
L’ondata di freddo ha rappresentato una delle irruzioni gelide più intense degli ultimi decenni, con caratteristiche che la rendono paragonabile ad alcuni eventi estremi avvenuti negli anni ’80 e ’90, ma con valori addirittura più bassi in alcune aree. Le previsioni meteorologiche indicano un lento e graduale recupero delle temperature, ma gli esperti avvertono che il ritorno a valori prossimi alla normalità si consoliderà soltanto verso la fine della settimana.