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Meteo, arriva la Grandine Grossa: ecco Quando e le Zone a Rischio

Il weekend porterà supercelle temporalesche con grandine fino a 5 cm, downburst a 90 km/h e rischio alluvioni lampo su Nord Italia, concentrate domenica 6 luglio.

L’Italia si prepara ad affrontare una fase meteorologica di particolare intensità caratterizzata dalla formazione di supercelle temporalesche e dal concreto rischio di fenomeni estremi. Dopo settimane di caldo africano che ha portato le temperature fino a 40°C, la situazione meteoclimatica è destinata a cambiare radicalmente a partire dal weekend, con particolare attenzione rivolta alla domenica 6 luglio.

I meteorologi confermano che l’enorme quantità di energia potenziale accumulata nell’atmosfera durante i giorni di caldo estremo rappresenta ora il carburante perfetto per lo sviluppo di sistemi temporaleschi di eccezionale violenza. Le supercelle sono infatti i temporali più pericolosi che esistano, caratterizzati dalla presenza di un mesociclone interno che conferisce loro una struttura rotante e una capacità di autosostentamento per diverse ore.

Il fenomeno delle supercelle si distingue dai normali temporali per la presenza di correnti ascensionali particolarmente intense, alimentate dal contrasto tra l’aria calda e umida presente negli strati bassi dell’atmosfera e l’arrivo di masse d’aria più fresche in quota. Questa configurazione baroclinica crea un ambiente meteorologico estremamente instabile, capace di generare fenomeni atmosferici di rara violenza.

Le regioni settentrionali risulteranno le più esposte a questi fenomeni estremi, con particolare concentrazione del rischio su Piemonte, dove saranno interessati i settori alpini, il torinese, il biellese, l’alessandrino, il vercellese e l’astigiano. Anche la Liguria di Levante dovrà fare i conti con condizioni meteorologiche critiche, così come la Lombardia, dove le province di Varese, Monza e Brianza, Milano e i settori alpini e prealpini saranno nel mirino dei fenomeni più intensi.

Il Trentino Alto Adige, il Veneto orientale e il Friuli Venezia Giulia completano il quadro delle aree maggiormente a rischio, dove la combinazione di fattori orografici e meteorologici favorirà lo sviluppo di celle temporalesche di notevole potenza. La presenza delle Alpi e delle Prealpi fornirà infatti il sollevamento orografico necessario per innescare i primi nuclei convettivi, che successivamente potranno evolversi in sistemi organizzati di grande intensità.

Uno degli aspetti più preoccupanti di questa situazione meteorologica è rappresentato dal rischio di grandine di grosse dimensioni. Le previsioni indicano elevate probabilità di formazione di chicchi con diametro compreso tra 4 e 5 centimetri, che in casi estremi potrebbero raggiungere dimensioni ancora maggiori. La grandine gigante si forma quando le correnti ascensionali all’interno delle supercelle sono talmente potenti da mantenere i chicchi in sospensione per lungo tempo, consentendo loro di accrescersi attraverso successivi strati di ghiaccio.

Particolarmente insidiose saranno le rafiche discendenti, tecnicamente definite downburst, che potranno raggiungere intensità fino a 80-90 chilometri orari. Questi fenomeni si verificano quando masse d’aria fredda e pesante presenti all’interno delle supercelle precipitano rapidamente verso il suolo, creando al momento dell’impatto un’esplosione di venti orizzontali che si propagano radialmente dal punto di contatto.

I downburst si distinguono dai tornado per la loro natura lineare anziché rotante, ma la loro capacità distruttiva può risultare altrettanto devastante. Questi venti rettilinei sono in grado di abbattere alberi, danneggiare strutture edilizie, scoperchiare tetti e creare gravi problemi alla viabilità. La loro imprevedibilità e la rapidità di sviluppo li rendono particolarmente pericolosi, soprattutto in ambito urbano dove possono causare il collasso di infrastrutture temporanee e la caduta di oggetti.

Un rischio particolarmente elevato è rappresentato dalle alluvioni lampo, fenomeni alluvionali caratterizzati da un’evoluzione estremamente rapida che può verificarsi nell’arco di poche ore. Questi eventi si distinguono dalle alluvioni tradizionali per la loro velocità di sviluppo e la capacità di trasformare torrenti normalmente asciutti in corsi d’acqua impetuosi nel giro di pochi minuti. Le precipitazioni intense previste per domenica potrebbero determinare accumuli pluviometrici che raggiungono i 200 millimetri in poche ore, equivalenti all’intera precipitazione mensile di giugno concentrata in un lasso temporale ristrettissimo.

I territori alpini e prealpini risultano particolarmente vulnerabili alle alluvioni lampo a causa della loro conformazione orografica, che favorisce la concentrazione del deflusso superficiale verso i fondovalle. I piccoli bacini idrografici montani possono trasformarsi rapidamente in autentiche trappole d’acqua, dove l’accumulo repentino di grandi quantità di precipitazioni supera ampiamente la capacità di drenaggio naturale del territorio.

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