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Freddo anomalo colpisce Argentina, Cile e Uruguay: almeno 15 morti e crisi energetica

Un’eccezionale ondata di freddo antartico ha colpito Argentina, Cile e Uruguay causando almeno 15 morti e una grave crisi energetica che ha costretto al taglio delle forniture di gas alle industrie.

Un’eccezionale ondata di freddo antartico ha investito con violenza inaudita il Sud America meridionale, trasformando Argentina, Cile e Uruguay in alcune delle regioni più gelide del pianeta e causando una drammatica emergenza energetica che ha costretto le autorità a decisioni senza precedenti.

La situazione in Argentina appare particolarmente critica, dove il sistema energetico nazionale è entrato in una fase di collasso che ha spinto il governo a ordinare la sospensione delle forniture di gas alle industrie e ai distributori di gas naturale compresso per garantire l’approvvigionamento a ospedali, scuole e abitazioni civili. La misura, adottata dalla Segreteria dell’Energia in accordo con il Comitato di crisi nazionale, si è resa necessaria dopo che il consumo giornaliero ha superato la soglia record di 100 milioni di metri cubi, segnando un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il freddo polare ha colpito l’Argentina con una ferocia che non si registrava da decenni, portando il paese a diventare temporaneamente il luogo più freddo del mondo insieme a Groenlandia e Cile secondo il Servizio Meteorologico Nazionale. Buenos Aires ha registrato all’alba del 2 luglio una temperatura di -1,9°C, la più bassa dal 1991, mentre nella periferia di El Palomar i termometri hanno toccato -7,4°C, un record che non si verificava da 58 anni. La Patagonia ha subito le condizioni più estreme con temperature fino a -18°C registrate a Maquinchao nella provincia di Río Negro.

Le conseguenze umane di questa catastrofe climatica si sono rivelate devastanti. Almeno nove persone senza fissa dimora sono morte per ipotermia negli ultimi dieci giorni, secondo l’organizzazione non governativa Proyecto 7, che ha denunciato un allarmante incremento del numero di senzatetto nel paese. Le vittime rappresentano la tragica punta dell’iceberg di una crisi che ha messo a nudo le fragilità strutturali del sistema di protezione sociale argentino.

In Uruguay, il freddo ha causato almeno sette vittime con temperature minime scese fino a -3°C e leggere nevicate in aree dove non si verificavano da anni. Anche questo paese ha dovuto confrontarsi con una situazione meteorologica eccezionale che ha portato alla comparsa di gelate diffuse e, in alcune zone, precipitazioni miste tra pioggia e nevischio.

Il fenomeno meteorologico ha assunto caratteristiche di straordinarietà anche per la sua estensione geografica e per le anomalie registrate. La neve è caduta in località costiere dove rappresenta un evento rarissimo, come a Miramar, località turistica a 46 chilometri da Mar del Plata, dove le nevicate hanno stupefatto residenti e turisti abituati alla sabbia delle spiagge atlantiche. A Trelew, nella Patagonia nord-orientale, ha nevicato per la prima volta in dodici anni, mentre accumuli di neve sono stati segnalati in zone del sud-ovest di La Pampa, nel sud di Buenos Aires e nelle catene montuose di Córdoba.

La crisi energetica argentina ha messo in evidenza i limiti strutturali di un sistema segnato da decenni di mancati investimenti, tariffe congelate e assenza di segnali di prezzo adeguati per stimolare lo sviluppo infrastrutturale necessario. Il processo di ripristino delle forniture richiede tra i cinque e i sette minuti per ogni abitazione, una procedura essenziale per evitare rischi di esplosione qualora apparecchi a gas rimanessero aperti senza fiamma al momento del ritorno della pressione.

La situazione si è ulteriormente complicata per la ridotta iniezione di gas da alcuni giacimenti di Vaca Muerta, che ha aggravato la carenza di pressione nei gasdotti proprio quando il paese ne aveva maggiormente bisogno. Nell’Area metropolitana di Buenos Aires, oltre 100.000 utenti sono rimasti senza energia elettrica a causa di centrali che, impossibilitate a utilizzare gas, hanno dovuto ricorrere a combustibili liquidi meno efficienti.

Il fenomeno climatico ha interessato l’intero Sud America meridionale, con Brasile, Perù, Bolivia e Paraguay che hanno registrato ritardi significativi e cancellazioni nei principali aeroporti regionali. In Brasile, aeroporti strategici come San Paolo-Guarulhos e Rio de Janeiro-Galeão sono stati gravemente colpiti dalle condizioni meteorologiche avverse.

Ampie zone del Sud America meridionale hanno visto temperature scendere dai 10 ai 15°C al di sotto dei livelli normali per questo periodo dell’anno. Nel Rio Grande do Sul brasiliano, una tempesta ha scaricato 92 millimetri di pioggia in un solo giorno, aggravando una situazione già compromessa da devastanti inondazioni verificatesi una settimana prima, che avevano causato tre morti e costretto all’evacuazione di migliaia di persone.

Gli esperti meteorologici hanno identificato nella presenza di una cellula di alta pressione centrata sul Gran Chaco la causa principale di questa discesa di aria gelida di estrazione antartica fino alle latitudini tropicali. La persistenza del fenomeno, prevista almeno fino a metà settimana, ha reso necessarie misure di emergenza straordinarie per proteggere le popolazioni più vulnerabili.

La dimensione della tragedia umana appare ancora più drammatica se si considera che l’età media delle persone senza dimora decedute per cause legate al freddo è di soli 44,9 anni, dimezzando di fatto l’aspettativa di vita rispetto alla media nazionale. I giovani tra i 17 e i 29 anni rappresentano il 18% del totale delle morti tra le persone senza dimora, costituendo la seconda fascia d’età più colpita dopo i quarantenni.

Questa eccezionale ondata di freddo si inserisce in un quadro climatico globale caratterizzato da fenomeni estremi simultanei: mentre il Sud America meridionale affronta temperature glaciali, l’Europa sperimenta ondate di calore torrido con temperature superiori ai 40°C in diverse regioni. Gli scienziati interpretano questa apparente contraddizione come ulteriore evidenza del riscaldamento globale in atto, che amplifica la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi su scala planetaria.

Le autorità argentine hanno sottolineato come questa situazione straordinaria evidenzi la necessità urgente di investimenti massicci nel sistema energetico nazionale, mentre le organizzazioni umanitarie hanno lanciato appelli per un rafforzamento delle misure di protezione sociale destinate alle fasce più vulnerabili della popolazione. La crisi ha dimostrato quanto sia fragile l’equilibrio tra domanda energetica e capacità di fornitura in condizioni climatiche estreme, ponendo interrogativi fondamentali sulla preparazione dei sistemi infrastrutturali di fronte ai cambiamenti climatici globali.

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