I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna hanno fermato nella notte Lorenza Scarpante, cinquantaseienne valdostana accusata dell’omicidio aggravato del marito Giuseppe Marra, cinquantanovenne trovato senza vita ieri mattina, 27 maggio, nella loro abitazione di via Zanolini. Il provvedimento, emesso dalla Procura della Repubblica di Bologna su disposizione del pubblico ministero Manuela Cavallo, ha concluso un’intensa giornata di indagini che hanno portato gli investigatori a concentrare i sospetti sulla donna, unica persona presente nell’appartamento al momento del delitto.
La vittima è stata rinvenuta riversa a terra a faccia in giù nell’ingresso dell’elegante palazzina liberty di tre piani, in una pozza di sangue che aveva imbrattato il tinello e i mobili circostanti. Il medico legale Filippo Pirani, intervenuto sul posto insieme alla pm di turno, ha riscontrato almeno due ferite profonde al capo, di cui una particolarmente grave, causate da un oggetto contundente che non è ancora stato reperito nonostante le ricerche approfondite condotte dai Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche. L’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, dovrà chiarire l’orario esatto del decesso, anche se la rigidità cadaverica già presente al momento del ritrovamento suggerisce che la morte sia avvenuta diverse ore prima della scoperta del corpo, presumibilmente durante la notte.
Lorenza Scarpante era stata proprio lei a lanciare l’allarme intorno alle dieci e trenta del mattino, scendendo in strada in evidente stato confusionale con i vestiti completamente sporchi di sangue, gridando disperatamente ai vicini di chiamare aiuto perché il marito “era caduto”. Un operaio che stava parcheggiando in zona ha immediatamente allertato i Carabinieri dopo aver visto la donna “fuori di sé” e “insanguinata”, sperando inizialmente che si trattasse di un incidente domestico che potesse ancora essere risolto. I militari del Radiomobile, della Compagnia Bologna Centro e del Nucleo Investigativo sono intervenuti tempestivamente, trovando la cinquantaseienne in forte stato confusionale e il marito ormai deceduto.
Durante le prime fasi dell’indagine, la pista dell’incidente domestico è stata rapidamente scartata quando il medico legale ha evidenziato la natura delle ferite, chiaramente incompatibili con una caduta accidentale. L’assenza di segni di effrazione nella porta dell’appartamento e il fatto che non fosse stato asportato nulla di valore dall’abitazione hanno indirizzato immediatamente i sospetti verso un delitto maturato all’interno delle mura domestiche. Gli investigatori hanno inoltre raccolto testimonianze decisive dai vicini di casa, che hanno riferito di aver sentito un forte tonfo provenire dall’appartamento della coppia intorno alle tre di notte, particolare che contrasta nettamente con la versione fornita dalla donna.
La cinquantaseienne, assistita dall’avvocata Cristiana Soverini, è stata sottoposta nel pomeriggio di ieri a esami tossicologici presso l’ospedale Sant’Orsola, che avrebbero dato esito positivo con valori molto elevati per cocaina, marijuana e presumibilmente un’altra sostanza non ancora identificata con precisione. La difesa ha sottolineato durante l’interrogatorio la significativa differenza di prestanza fisica tra la donna e la vittima, mentre Scarpante ha mantenuto la sua versione dei fatti, sostenendo di aver trovato il marito “in quelle condizioni” al risveglio e respingendo categoricamente ogni addebito. “È palesemente sotto choc, ha risposto a tutte le domande e respinge ogni addebito, ha cercato di collaborare”, ha dichiarato l’avvocata Soverini al termine del lungo interrogatorio protrattosi fino a tarda notte.
Gli elementi raccolti durante le indagini hanno tuttavia convinto la Procura dell’inattendibilità della ricostruzione fornita dalla donna, portando al fermo per omicidio aggravato. La versione di Scarpante, che sostiene di aver dormito durante l’aggressione e di aver scoperto il corpo solo al risveglio mattutino, non trova riscontro nelle testimonianze dei vicini che hanno udito rumori violenti nella notte, né con le evidenze scientifiche raccolte sulla scena del crimine. I Carabinieri continuano a cercare l’arma del delitto, setacciando minuziosamente l’appartamento, le cantine, i garage e i cassonetti della spazzatura nelle vicinanze, mentre una delle ipotesi investigative considera la possibilità che l’omicida abbia sbattuto ripetutamente la testa della vittima contro uno spigolo fino a causarne la morte.
La coppia, originaria di Aosta dove aveva vissuto fino al 2017, si era trasferita a Bologna nel 2021 per gestire un negozio di cannabis legale situato in via Indipendenza nel centro storico della città. Giuseppe Marra, tecnico informatico che aveva lavorato per l’amministrazione regionale valdostana, e Lorenza Scarpante, ex titolare del locale “Rebel” di via Trottechien chiuso nel 2017 dopo controversie con il Comune per disturbi notturni, avevano avviato la nuova attività commerciale nel 2018. I due figli della coppia, che vivono fuori Bologna, sono rientrati in città nella serata di ieri dopo essere stati convocati dai Carabinieri, mentre un’altra figlia risiede in Piemonte.
Secondo le testimonianze raccolte nel vicinato, la coppia attraversava un periodo di tensioni coniugali, con frequenti litigi che i residenti della tranquilla zona residenziale avevano imparato a riconoscere nel tempo. I due erano stati separati per un periodo, ma nell’ultimo tempo erano tornati a convivere nell’appartamento di via Zanolini, situato a pochi metri da Porta San Vitale. La calma di questa strada semicentrale, caratterizzata da palazzine liberty e piccoli giardini, è stata drammaticamente interrotta dalle urla disperate della donna che chiedeva aiuto. L’appartamento, insieme all’automobile della coppia, è stato posto sotto sequestro dalle autorità giudiziarie, mentre proseguono gli accertamenti sui dispositivi elettronici e i telefoni cellulari per ricostruire gli ultimi momenti di vita della vittima.
Lorenza Scarpante è stata condotta presso un istituto penitenziario dove rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre le indagini coordinate dalla pm Manuela Cavallo proseguiranno nei prossimi giorni con l’autopsia e l’analisi approfondita di tutti gli elementi raccolti sulla scena del crimine. Il caso rappresenta l’ennesimo episodio di violenza domestica che ha scosso la comunità bolognese, evidenziando ancora una volta come i conflitti familiari possano degenerare in tragedie irreversibili all’interno delle mura domestiche.