Creme solari, attenzione a quelle che comprate: molte possono essere davvero dannose

Il chimico Fabrizio Zago analizza i rischi dei filtri solari chimici per salute e ambiente, raccomandando filtri fisici minerali non-nano per una protezione efficace contro i tumori cutanei.

L’esposizione solare rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei, rendendo la scelta di una protezione solare adeguata una questione di fondamentale importanza per la salute pubblica. Fabrizio Zago, chimico industriale e consulente Ecolabel, ha dedicato anni di ricerca allo studio dei filtri solari, analizzando oltre 25 parametri diversi per ogni sostanza presente nelle formulazioni commerciali. I risultati delle sue analisi rivelano una realtà preoccupante: la maggior parte dei prodotti solari attualmente in commercio presenta criticità significative che potrebbero compromettere tanto la salute umana quanto l’equilibrio ambientale.

Secondo gli studi condotti dal dottor Zago, i principali problemi identificati nei filtri solari riguardano due aspetti critici: l’interferenza endocrina e la presenza di sostanze classificate come CMR, ovvero cancerogene, mutagene e reprotossiche. Queste sostanze, pur essendo presenti entro i limiti di legge stabiliti dalle normative cosmetiche, possono causare problemi alla fertilità e rappresentare un rischio per lo sviluppo fetale. La ricerca scientifica ha inoltre evidenziato come alcune molecole utilizzate nei filtri chimici, come il metossicinnamato, abbiano un impatto distruttivo sui coralli, contribuendo significativamente al fenomeno dello sbiancamento delle barriere coralline.

La distinzione fondamentale nel mondo dei filtri solari riguarda la differenza tra filtri chimici e filtri fisici. I filtri chimici, anche definiti organici, operano assorbendo la radiazione solare e trasformandola in calore che viene successivamente disperso. Esempi comuni di questa categoria includono l’Octocrylene e l’Ethylhexyl Methoxycinnamate. Al contrario, i filtri fisici o minerali, rappresentati principalmente dall’ossido di zinco e dal biossido di titanio, agiscono come veri e propri scudi riflettendo i raggi solari, similmente a uno specchio.

Le formulazioni eco-bio privilegiano esclusivamente l’utilizzo di filtri fisici, evitando completamente le molecole di sintesi chimica. Tuttavia, anche nell’ambito dei filtri minerali esistono considerazioni importanti da valutare. Per migliorare la spalmabilità e ridurre l’effetto “mascara bianca” tipico di questi prodotti, molti produttori ricorrono alla micronizzazione del biossido di titanio. Questo processo, pur migliorando l’esperienza d’uso, potrebbe favorire la formazione di radicali liberi durante l’esposizione solare, rendendo necessaria la presenza di antiossidanti in quantità adeguate, come la vitamina E, per neutralizzare i fenomeni ossidativi.

Un aspetto particolarmente critico riguarda l’utilizzo delle nanoparticelle. Queste particelle ultra-microscopiche, ancora più piccole delle microparticelle, destano preoccupazione per la loro potenziale capacità di penetrare nelle cellule, scatenando reazioni di cui non si conoscono ancora completamente gli effetti a lungo termine. Per questo motivo, la scelta dovrebbe orientarsi verso prodotti che utilizzano filtri minerali in forma microincapsulata non-nano, garantendo efficacia protettiva senza compromettere la sicurezza.

Le novità per l’estate 2025 nel settore delle protezioni solari si concentrano su formule multitasking che combinano la protezione UV con proprietà antietà, idratanti e antiossidanti. Le texture diventano sempre più leggere e sensoriali, rispondendo alle esigenze di consumatori che richiedono prodotti impercettibili sulla pelle ma efficaci nella protezione. Alcuni produttori stanno introducendo formulazioni ibride che combinano protezione solare con leggera copertura anti-imperfezioni, trasformando il solare in un prodotto multifunzionale ideale per i ritocchi quotidiani.

Per quanto riguarda il fattore di protezione solare, è fondamentale comprendere che l’SPF non indica direttamente il tempo di esposizione sicura, ma piuttosto il rapporto di protezione offerto. La scelta dell’SPF dovrebbe essere calibrata sul proprio fototipo: le carnagioni chiare necessitano di protezioni elevate (SPF 50+), mentre le carnagioni più scure possono optare per fattori di protezione moderati, sempre superiori a 30. La protezione deve essere ad ampio spettro, coprendo efficacemente sia i raggi UVB responsabili delle scottature, sia i raggi UVA che penetrano più in profondità causando fotoinvecchiamento e danni cellulari.

L’applicazione corretta rappresenta un aspetto cruciale spesso sottovalutato. Gli esperti raccomandano di utilizzare almeno 30 millilitri di prodotto per corpo intero, equivalenti a poco più di un bicchierino, mentre per il viso è sufficiente una quantità pari a una monetina. La protezione deve essere applicata 15-30 minuti prima dell’esposizione solare e riapplicata ogni due ore, o più frequentemente dopo bagni, sudorazione intensa o asciugatura con asciugamano. È fondamentale non dimenticare zone spesso trascurate come orecchie, nuca, piedi e labbra.

Un’innovazione interessante nel settore riguarda l’introduzione dell’olio di Pongamia (Karanja) in alcune formulazioni eco-bio. Questa pianta contiene molecole naturali che schermano i raggi UVA, permettendo di formulare creme con quantità ridotte di ossidi metallici, migliorando così la spalmabilità e riducendo l’effetto sbiancante, mantenendo buoni parametri di biodegradabilità.

La conservazione dei prodotti solari merita particolare attenzione. Le creme a base di filtri chimici tendono a degradarsi nel tempo, perdendo efficacia protettiva, mentre quelle a base di filtri fisici mantengono maggiore stabilità. È sconsigliabile utilizzare prodotti solari dell’anno precedente, specialmente se a base chimica, poiché non è possibile verificare se la protezione dichiarata sia ancora effettiva. I prodotti devono essere conservati in luoghi freschi, evitando l’esposizione diretta al calore che potrebbe alterarne la formulazione.

In conclusione, la scelta di una protezione solare adeguata richiede attenzione a molteplici fattori: privilegiare filtri fisici rispetto a quelli chimici, verificare l’assenza di nanoparticelle, assicurarsi della presenza di antiossidanti, scegliere SPF adeguato al proprio fototipo e seguire scrupolosamente le modalità di applicazione. Solo attraverso una selezione consapevole e un utilizzo corretto è possibile godere dei benefici dell’esposizione solare minimizzando i rischi per la salute e contribuendo alla preservazione dell’ambiente marino.