Eruzione Etna, crolla parte del cratere: flusso piroclastico distrugge boschi storici -VIDEO-

Violenta eruzione dell’Etna con collasso del cratere Sud-Est e devastante flusso piroclastico. Centinaia di escursionisti in fuga, boschi storici distrutti, allerta rossa per i voli.
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Un risveglio violento e spettacolare ha caratterizzato l’Etna nella giornata del 2 giugno 2025, quando il vulcano più grande d’Europa ha dato vita a uno degli eventi eruttivi più intensi degli ultimi anni. L’eruzione, iniziata nelle ore notturne con una graduale intensificazione dell’attività stromboliana, ha raggiunto il suo culmine intorno alle 11:30 del mattino, quando il collasso di una porzione del fianco settentrionale del cratere di Sud-Est ha generato un imponente flusso piroclastico che ha devastato ampie aree boschive delle pendici del vulcano.

L’evento, documentato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – Osservatorio Etneo di Catania, ha prodotto una nube eruttiva alta diversi chilometri che si è rapidamente propagata in direzione ovest-sud-ovest, seguendo i modelli previsionali elaborati dagli esperti. Il fenomeno è stato accompagnato da un fragoroso boato udibile anche a distanza considerevole, testimonianza della potenza dell’esplosione che ha fatto tremare le abitazioni delle zone limitrofe al vulcano.

Il flusso piroclastico, una miscela densa di particelle solide e gas acidi ad altissima temperatura, ha rappresentato il fenomeno più preoccupante dell’intera sequenza eruttiva. Secondo le osservazioni preliminari condotte dai ricercatori dell’INGV, il materiale incandescente non avrebbe superato l’orlo della Valle del Leone, limitando così i danni alle aree sommitali del vulcano. Tuttavia, l’impatto sui boschi storici delle pendici orientali è stato devastante, con vaste porzioni di vegetazione secolare ridotte in cenere nel giro di pochi minuti.

La Valle del Bove, una delle aree naturalisticamente più significative dell’intero sistema vulcanico etneo, ha subito l’ennesimo colpo alla sua già fragile biodiversità. Questa immensa depressione di 37 chilometri quadrati, formatasi dal collasso di antiche strutture vulcaniche circa 64.000 anni fa, aveva rappresentato per millenni un’oasi di verde rigoglioso grazie al particolare microclima determinato dalla vicinanza al mare e dalle correnti ascensionali che favoriscono precipitazioni e umidità. Le colate laviche degli ultimi decenni avevano già compromesso gran parte di questo ecosistema unico, e l’evento odierno ha ulteriormente danneggiato i residui lembi boschivi sopravvissuti alle precedenti eruzioni.

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L’intensificarsi dell’attività eruttiva ha determinato l’immediata attivazione delle procedure di emergenza da parte delle autorità competenti. Il livello di allerta per l’aviazione è stato innalzato al massimo grado (rosso) attraverso l’aggiornamento del VONA (Volcano Observatory Notice for Aviation), sebbene al momento l’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini di Catania mantenga la sua operatività, a differenza di quanto accaduto durante precedenti eventi eruttivi. Il tremore vulcanico ha raggiunto valori estremamente elevati, con il centroide delle sorgenti localizzato nell’area del cratere di Sud-Est a una quota di circa 2.800 metri sul livello del mare.

La presenza di numerosi escursionisti sulle pendici del vulcano ha aggiunto un elemento di particolare preoccupazione alla gestione dell’emergenza. Il 2 giugno, essendo giornata festiva della Repubblica, aveva attirato centinaia di visitatori e appassionati di trekking che si trovavano sui sentieri dell’area sommitale quando si è verificato il collasso del cratere. Gli escursionisti sono stati costretti ad abbandonare precipitosamente i percorsi di montagna, fuggendo dalle aree più esposte al pericolo mentre il flusso piroclastico si propagava lungo i fianchi del vulcano. Le guide esperte e i soccorritori del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico hanno coordinato le operazioni di evacuazione, sebbene al momento non si abbiano notizie certe sulla sorte di tutti gli escursionisti presenti sul territorio.

Il sindaco di Catania, Enrico Tarantino, ha rassicurato la popolazione dichiarando che la situazione è “sotto controllo” dopo aver consultato i tecnici dell’INGV. “Non c’è alcuna criticità”, ha affermato il primo cittadino, sottolineando come questo tipo di fenomeni sia ricorrente nella storia del vulcano e come l’accesso alle aree sommitali fosse già stato preventivamente interdetto in base al monitoraggio dell’attività vulcanica. Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha confermato di seguire l’evolversi della situazione attraverso la Protezione Civile regionale, ricevendo assicurazioni sul fatto che “al momento non ci sono pericoli per la popolazione”.

L’attività eruttiva ha mostrato caratteristiche tipiche dei parossismi del cratere di Sud-Est, con esplosioni stromboliane di intensità crescente che hanno alimentato trabocchi lavici dal bordo meridionale del cratere e modeste colate in direzione della Valle del Bove. Questo cratere, formatosi nel 1971 durante una storica eruzione che distrusse l’osservatorio vulcanologico e la funivia dell’Etna, è diventato negli ultimi decenni il principale protagonista dell’attività eruttiva etnea, crescendo rapidamente di dimensioni e altezza grazie ai ripetuti episodi parossistici.

L’evento odierno richiama alla memoria episodi storici di particolare violenza dell’Etna, come l’eruzione del 1669 che rappresentò l’evento più distruttivo di epoca storica, durante il quale furono eruttati circa 600 milioni di metri cubi di lava che raggiunsero persino Catania, o l’eruzione del 1971 che portò alla formazione del cratere di Sud-Est. Tuttavia, il fenomeno dei flussi piroclastici sull’Etna è relativamente raro e legato principalmente al collasso di porzioni instabili dei crateri, come già documentato negli eventi del 2006, 2014 e 2015.

La comunità scientifica internazionale segue con particolare attenzione l’evolversi della situazione, considerando che l’Etna rappresenta uno dei vulcani più monitorati al mondo e un laboratorio naturale di eccezionale importanza per lo studio dei fenomeni vulcanici. Il Parco dell’Etna, riconosciuto Patrimonio Mondiale UNESCO dal 2013, dovrà ora fare i conti con i danni alla rete sentieristica e agli ecosistemi forestali che caratterizzano questo territorio unico. Gli esperti dell’INGV continuano a monitorare costantemente l’attività del vulcano, che al momento presenta valori di tremore ancora elevati con tendenza ad un ulteriore possibile aumento, suggerendo che la fase eruttiva potrebbe non essere ancora conclusa.