Garlasco, Fabrizio Corona shock: il “rapporto speciale” tra Chiara Poggi e lo zio Ermanno Cappa -VIDEO-

Corona nel format Falsissimo solleva interrogativi sul rapporto tra Chiara Poggi e lo zio Ermanno Cappa, creando nuove polemiche sul caso Garlasco mentre la Procura di Pavia procede con cautela nelle indagini riaperte.

Il caso del delitto di Garlasco torna nuovamente sotto i riflettori medianici grazie alle controverse dichiarazioni di Fabrizio Corona nel suo format Falsissimo, dove l’ex re dei paparazzi ha sollevato interrogativi inquietanti sui rapporti familiari interni alla famiglia della vittima. Le ultime rivelazioni dell’imprenditore milanese si concentrano sulla figura di Ermanno Cappa, avvocato e zio di Chiara Poggi, e su quello che viene definito un “rapporto speciale” tra lo zio e la nipote, elementi che secondo Corona potrebbero aver avuto un ruolo nel movente dell’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007.

Secondo quanto emerso dalle indagini giornalistiche condotte da Corona e pubblicate nel suo canale YouTube, Chiara Poggi aveva memorizzato nel suo telefono cellulare ben cinque numeri di contatto dello zio Ermanno Cappa, un dettaglio che gli inquirenti avevano annotato già all’epoca dei fatti ma che non era mai stato approfondito nelle sue implicazioni più profonde. I numeri salvati comprendevano due cellulari personali e tre numeri fissi dell’ufficio legale dell’avvocato, una quantità di contatti che secondo gli analisti del caso risulterebbe sproporzionata rispetto ai normali rapporti tra zio e nipote. La documentazione emersa dai verbali dell’epoca rivela inoltre che Chiara nutriva nei confronti dello zio un’ammirazione che andava oltre i normali vincoli di parentela, un elemento che Corona ha utilizzato per costruire la sua teoria alternativa sui moventi del delitto.

Durante l’ultima puntata del suo format, Corona ha affermato di aver raccolto testimonianze che suggerirebbero dinamiche familiari complesse all’interno del nucleo dei Cappa, includendo presunte relazioni extraconiugali che avrebbero coinvolto lo stesso Ermanno Cappa. L’ex paparazzo ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di informazioni secondo cui “Chiara non era proprio una brava ragazza” e che “Ermanno Cappa aveva un amante”, creando un quadro di tensioni familiari che secondo la sua ricostruzione potrebbero aver generato conflitti interni alla famiglia. Queste affermazioni, tuttavia, non trovano al momento riscontri ufficiali nelle indagini della Procura di Pavia, che sotto la guida del procuratore Fabio Napoleone sta conducendo la nuova inchiesta concentrandosi principalmente su prove materiali e testimonianze verificabili.

La strategia comunicativa di Corona si inserisce in un momento particolarmente delicato per le indagini, coincidendo con la riapertura dell’inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, e al prelievo di campioni di DNA da parte degli inquirenti su diversi soggetti legati alla vittima. L’ex re dei paparazzi ha sostenuto pubblicamente l’innocenza di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio, affermando che “i veri colpevoli sarebbero più di quattro” e che tutti sarebbero stati presenti nella villetta di via Pascoli la mattina del delitto. Le sue dichiarazioni hanno suscitato forti reazioni da parte dei legali delle famiglie coinvolte, che hanno invitato alla prudenza e chiesto che “l’attenzione attorno a questa dolorosa vicenda si attenui”.

Un momento particolarmente significativo della strategia mediatica di Corona è rappresentato dall’incontro diretto avvenuto il 28 maggio in piazza Gae Aulenti a Milano tra l’ex paparazzo e lo stesso Ermanno Cappa, padre delle gemelle Stefania e Paola e zio della vittima. Il confronto, immortalato da un passante e successivamente diffuso dai media, ha mostrato un Cappa visibilmente provato dalla pressione mediatica, che si è lamentato del modo in cui la vicenda viene trattata sui giornali affermando che “i giornalisti inventano anche delle cazzate” e che “mettono in piazza così, alla cazzo di cane“. Durante la conversazione, l’avvocato ha manifestato la sua “mortificazione” per l’esposizione mediatica subita dalla famiglia, mentre Corona ha mantenuto un atteggiamento apparentemente conciliante, riconoscendo le difficoltà della situazione ma ribadendo il suo diritto di cronaca.

La pressione esercitata da Corona non si è limitata al solo Ermanno Cappa, ma ha coinvolto anche altri membri della famiglia, con particolare riferimento alle gemelle Stefania e Paola Cappa, che l’ex paparazzo ha rincorso per le strade di Milano nel tentativo di ottenere dichiarazioni. Secondo quanto riportato dall’avvocato Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, Corona avrebbe addirittura “inseguito in macchina” il suo assistito, costringendolo a “nascondersi in uno sgabuzzino” dopo aver fatto irruzione nel negozio dove lavora. Questi comportamenti hanno sollevato interrogativi sull’etica giornalistica e sui limiti dell’attività di cronaca, soprattutto quando si tratta di vicende giudiziarie ancora in corso di definizione.

Le dichiarazioni di Corona si inseriscono in un contesto investigativo complesso, dove la Procura di Pavia sta lavorando principalmente su prove materiali concrete come l’impronta digitale, il DNA e la mazzetta ritrovata nel casale di proprietà dei Cappa. Gli inquirenti hanno dimostrato particolare cautela nel valutare le testimonianze esterne, preferendo concentrarsi su elementi verificabili piuttosto che su ricostruzioni mediatiche che potrebbero interferire con il corso della giustizia. La strategia della Procura prevede lo svolgimento di un incidente probatorio nelle prossime settimane, durante il quale verranno analizzati i reperti biologici raccolti su sette persone attenzionate dall’inchiesta, tra cui i cognati Ermanno Cappa e Maria Rosa Poggi.

La figura di Ermanno Cappa emerge dalle carte processuali come quella di un professionista influente, all’epoca dei fatti alla direzione affari legali-societari della Banca Regionale Europea, che aveva il compito di occuparsi del giardino della villetta durante l’assenza della famiglia Poggi. L’avvocato aveva confermato a verbale di aver annaffiato regolarmente il prato ma di non essere mai entrato nell’abitazione, pur essendo a conoscenza della presenza di Chiara. Le intercettazioni telefoniche effettuate all’epoca mostrano un uomo particolarmente attivo nel tentativo di gestire la pressione mediatica sulle figlie, con conversazioni in cui ammoniva Stefania a non “andare davanti alle telecamere a fare ridere i polli”.

La famiglia Poggi ha mantenuto un profilo riservato rispetto alle nuove dichiarazioni di Corona, mentre gli avvocati delle parti coinvolte hanno espresso preoccupazione per l’escalation mediatica che rischia di compromettere il sereno svolgimento delle indagini. Secondo quanto ricostruito da Corona stesso, il supertestimone che ha dato impulso alla riapertura dell’inchiesta si sarebbe inizialmente rivolto all’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, che però non avrebbe dato seguito alle sue rivelazioni. L’ex paparazzo ha ipotizzato che questa riluttanza fosse legata al risarcimento di 850mila euro che Alberto Stasi aveva versato alla famiglia Poggi dopo la condanna definitiva, suggerendo un possibile conflitto di interessi economico.

Gli sviluppi più recenti dell’inchiesta hanno portato al dragaggio del canale presso Tromello, dove sono stati rinvenuti oggetti metallici che potrebbero essere collegati al delitto, confermando almeno in parte le indicazioni fornite dal misterioso testimone. Tuttavia, gli inquirenti mantengono la massima riservatezza sui contenuti delle indagini, limitandosi a procedere con i necessari accertamenti tecnici senza commentare le ricostruzioni mediatiche che si susseguono sui vari canali di informazione. La Procura di Pavia ha dimostrato di voler mantenere un approccio metodico e prudente, concentrandosi esclusivamente sugli elementi probatori concreti piuttosto che sulle speculazioni giornalistiche che potrebbero influenzare l’opinione pubblica.