Valditara, Divieto dei Cellulari a scuola anche alle Superiori: ecco da quando

Il ministro Valditara annuncia la possibile estensione del divieto dei cellulari alle scuole superiori dal 2025, dopo il successo della misura già in vigore fino alle medie. L’iniziativa si basa su dati scientifici sui rischi per lo sviluppo cognitivo e fa parte di una strategia europea più ampia.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che il governo sta valutando di estendere il divieto dei cellulari anche alle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, rappresentando un ulteriore passo nella strategia ministeriale per contrastare l’uso improprio dei dispositivi mobili negli istituti educativi. Durante un’intervista a Il Messaggero, il titolare del dicastero ha dichiarato di essere al lavoro su questa ipotesi, sottolineando come i social network incentivino la violenza, favoriscano il narcisismo e abituino a sfide estreme, mentre i giovani sviluppano una vera e propria dipendenza da cellulare che compromette il loro rapporto con la realtà.

La decisione arriverebbe dopo il successo riscontrato con il divieto già in vigore per le scuole primarie e secondarie di primo grado, introdotto con la circolare ministeriale dello scorso anno che ha vietato formalmente l’uso dei cellulari fino alla terza media. Valditara ha evidenziato durante la trasmissione “5 minuti” su Rai1 che quest’anno l’iniziativa “è andata molto bene”, riscontrando “grande consenso da parte dei docenti, delle famiglie, ma anche sorprendentemente da parte degli studenti, perché un momento per disintossicarsi a loro fa molto bene”. Il ministro ha specificato che dal punto di vista scolastico il cellulare ha un impatto senz’altro negativo, ritenendo che la via più efficace sia quella di abituare i ragazzi a disintossicarsi e a riportarli all’uso del libro, della carta e della penna.

Le motivazioni scientifiche alla base di questa iniziativa sono state ampiamente illustrate dal ministro durante vari interventi pubblici, dove ha presentato dati definiti “sconvolgenti” sui bambini che a 6 anni accedono a siti pornografici e sull’impressionante percentuale del 38% di ragazzi che soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare. Particolarmente rilevanti sono i dati riguardanti le competenze e il successo scolastico, con il triplo delle bocciature o insuccesso scolastico per i ragazzi che fanno un uso smodato del cellulare, elementi che hanno spinto il governo a considerare un approccio più restrittivo anche per le fasce d’età superiori.

La proposta italiana si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove Valditara ha presentato lo scorso 12 maggio a Bruxelles una raccomandazione per eliminare i cellulari dalle scuole dell’Unione Europea almeno fino ai 14 anni, ottenendo l’adesione formale di Austria, Francia, Ungheria, Italia, Slovacchia e Svezia. Altri Paesi come Lituania, Cipro, Grecia e Belgio hanno annunciato il loro sostegno all’iniziativa, mentre il ministro ha definito “drammatici” gli effetti dell’uso smodato degli smartphone, evidenziando un duplice impatto: sullo sviluppo psicoemotivo dei giovani, con difficoltà di concentrazione e memorizzazione, e sulla didattica, con ripercussioni sul rendimento scolastico.

Secondo le dichiarazioni ministeriali, i risultati degli studi scientifici dimostrano che l’abuso di dispositivi mobili durante l’infanzia e la preadolescenza incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, causando perdita di concentrazione e memoria, riduzione delle competenze linguistiche e del pensiero critico. Oltre al calo delle performance scolastiche, l’uso eccessivo degli smartphone in età precoce è riconosciuto come una delle principali cause di isolamento sociale, elementi che hanno portato il ministro a dichiarare che “è giunto il momento di intervenire con decisione per tutelare il benessere e l’apprendimento dei nostri giovani”.

La gestione pratica del divieto nelle scuole italiane è stata lasciata all’autonomia degli istituti, con Valditara che ha difeso questa scelta sottolineando come “le scuole sanno regolarsi” e che “la misura più diffusa è l’armadietto, efficace e trasparente, che abitua i giovani all’auto-responsabilizzazione”. Un sondaggio di Skuola.net condotto su 2.800 studenti ha rivelato che il 90% delle scuole medie ha un regolamento scritto, spesso confermato dall’anno precedente, mentre alle superiori il 61% ha regole ufficiali e un ulteriore 30% ha ricevuto indicazioni orali, con la modalità più comune che prevede di tenere i dispositivi spenti tutto il giorno.

Tuttavia, l’estensione del divieto alle scuole superiori non è priva di critiche e posizioni divergenti all’interno del mondo educativo e sindacale. Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua, pur riconoscendo che “in linea di principio sia giusto non utilizzare il cellulare in classe per chattare o come elemento di distrazione per gli alunni”, ha espresso preoccupazioni sul fatto che la vigilanza da parte del personale sull’utilizzo del telefono a scuola si traduca in ulteriori incombenze per il personale scolastico. Il sindacalista ha inoltre sottolineato che si tratta di una questione culturale, evidenziando come tra gli adolescenti il cellulare sia spesso usato solo ed esclusivamente per scopi ludici e per collegamenti social.

Anche il mondo studentesco ha manifestato posizioni critiche attraverso Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, che ritiene gli studenti disattenti in classe non per via dei telefoni cellulari, ma per la presenza di programmi e metodi didattici frontali e funzionali solo a impartire nozioni, senza stimolare la partecipazione e l’interazione degli studenti. Secondo questa prospettiva, fermarsi a vietare l’utilizzo del cellulare a scuola rappresenterebbe un approccio limitato che non affronta le vere cause della disattenzione in classe.

Parallelamente all’iniziativa governativa italiana, si registra un movimento più ampio nel mondo della pedagogia e della psicologia che chiede misure ancora più restrittive. Un appello partito dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai, sottoscritto da docenti ed esperti di educazione, medici, scrittori e personalità del mondo dello spettacolo come Paola Cortellesi, Alba Rohrwacher, Luca Zingaretti e Stefano Accorsi, chiede di vietare gli smartphone sotto i 14 anni e i social fino ai 16. Secondo gli esperti, è nelle scuole in cui lo smartphone è vietato che gli studenti apprendono meglio, poiché fino all’età di 14-15 anni il cervello è particolarmente suscettibile agli effetti stimolanti dei social media e dei videogiochi.

La strategia ministeriale si inserisce in un quadro normativo che dal settembre 2024 ha già disposto il divieto di utilizzo degli smartphone in classe per tutti gli alunni, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, mantenendo consentito l’uso dei dispositivi previsti nei piani didattici personalizzati per studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento. Valditara ha inoltre annunciato la necessità di un approccio coordinato a livello europeo anche sul tema dell’accesso ai social network per contrastare fenomeni come il cyberbullismo, la pedopornografia, gli atti di autolesionismo e la violenza di genere, configurando una strategia complessiva di tutela dei minori negli ambienti digitali.