Massimo Cellino ha pronunciato la sentenza di morte del Brescia Calcio, rifiutandosi di versare i 3,2 milioni di euro necessari per rispettare le scadenze federali e condannando così uno dei club più storici d’Italia all’esclusione dai campionati professionistici. La decisione, maturata nelle ore che hanno preceduto la deadline delle 15:00 del 6 giugno 2025, segna la fine di una storia iniziata nel 1911 e rappresenta il primo fallimento nella centenaria esistenza delle Rondinelle.
La drammatica conclusione di questa vicenda si è consumata quando il presidente sardo ha confermato ai suoi collaboratori più fidati l’intenzione di “staccare la spina”, come riportato dalle fonti giornalistiche locali
. L’importo richiesto, comprendente gli stipendi degli ultimi due mesi dei tesserati, i contributi e le ritenute fiscali, rappresentava l’ultimo ostacolo per garantire la sopravvivenza del club nei campionati professionistici
. La scadenza, inizialmente fissata alle 9:00 per il pagamento degli emolumenti e successivamente prorogata alle 15:00 per la consegna della documentazione completa, è trascorsa senza che dall’ufficio di via Solferino arrivasse alcun versamento
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La decisione irrevocabile di Cellino
La determinazione dell’imprenditore cagliaritano di abbandonare il Brescia al proprio destino assume contorni paradossali se confrontata con la situazione patrimoniale del club, che vanta asset per circa 20-22 milioni di euro a fronte di debiti complessivi stimati in 4,3-4,5 milioni
. Il valore della rosa, quantificato in circa 20 milioni di euro, avrebbe potuto fornire la liquidità necessaria attraverso alcune cessioni strategiche, garantendo al contempo l’accesso al “paracadute” federale da 1,4 milioni di euro destinato ai club retrocessi
. Tuttavia, Cellino ha scelto di non percorrere questa strada, trasformando quella che doveva essere una gestione temporanea delle difficoltà finanziarie in una resa definitiva
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La situazione si è ulteriormente complicata con le dimissioni del consigliere delegato Stefano Midolo, unico dirigente rimasto con i poteri di firma dopo le inibizioni inflitte dalla giustizia sportiva allo stesso Cellino e a suo figlio Edoardo
. Il gesto, formalizzato tramite posta elettronica certificata nella mattinata del 6 giugno, ha suggellato l’impossibilità per il club di adempiere agli obblighi federali, lasciando la società senza guida operativa nel momento più critico della propria esistenza
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Il fallimento delle trattative di cessione
Negli ultimi giorni precedenti la scadenza, si erano intensificate le trattative per la cessione del club al gruppo guidato da Francesco Marroccu, ex direttore sportivo delle Rondinelle, in partnership con imprenditori legati alla Dac, sponsor principale della società
. L’offerta prevedeva il riconoscimento di 3 milioni di euro a Cellino in caso di ripartenza dalla Serie C e di 6 milioni per un eventuale mantenimento in Serie B, cifre che avrebbero dovuto convincere il presidente a cedere il controllo
. Le trattative si sono però arenate definitivamente quando Cellino ha manifestato pretese economiche ritenute eccessive dai potenziali acquirenti, chiudendo così l’ultima finestra di opportunità per evitare il disastro
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Particolarmente significativo appare il timing di questa crisi, arrivata a pochi giorni dall’udienza del ricorso presentato dal Brescia contro la penalizzazione di otto punti che aveva causato la retrocessione dalla Serie B alla Serie C
. La decisione federale sui playout, che dovranno disputare Salernitana e Sampdoria tra il 15 e il 20 giugno, potrebbe ora non riguardare più il Brescia, definitivamente escluso dal calcio professionistico
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La mobilitazione delle istituzioni locali
Di fronte alla catastrofe sportiva, la sindaca di Brescia Laura Castelletti ha immediatamente attivato un tavolo di crisi presso Palazzo della Loggia, convocando i vertici delle principali società calcistiche del territorio bresciano
. Gli incontri hanno coinvolto Giuseppe Pasini della Feralpisalò, Lodovico Camozzi del Lumezzane e Sandro Musso dell’Ospitaletto, presidenti di club che parteciperanno al prossimo campionato di Serie C, nel tentativo di elaborare una strategia per garantire alla città una rappresentanza calcistica di livello
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L’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di evitare che Brescia debba ripartire completamente dai campionati dilettantistici, valutando la possibilità di costituire un nuovo soggetto giuridico che possa ereditare almeno simbolicamente la tradizione delle Rondinelle
. Gli uffici comunali si stanno consultando con esperti di diritto sportivo per esplorare ogni scenario possibile, incluso il recupero del marchio storico “Brescia Calcio 1911” che era finito in un contenzioso tra la precedente proprietà di Gino Corioni e quella attuale di Cellino
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La reazione del mondo bresciano
La notizia del fallimento ha scosso profondamente l’ambiente calcistico bresciano, con i tifosi che si sono radunati spontaneamente sotto la sede del club in via Solferino per contestare le scelte di Cellino
. Alle 21:00 è stato organizzato un ritrovo nei parcheggi dello stadio Rigamonti, diventato simbolo di una protesta che va oltre il semplice malcontento sportivo per assumere i contorni di una denuncia civica
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Il capitano Dimitri Bisoli, figlio dell’ex tecnico Pierpaolo e nato a Cagliari come Cellino, ha espresso attraverso i social media tutto il proprio sconcerto per la situazione, dichiarandosi però disponibile a rimanere legato ai colori bresciani indipendentemente dalla categoria in cui la squadra dovesse ripartire
. Le parole del giocatore hanno rappresentato un messaggio di speranza in un momento di profondo sconforto: “Oggi sono stati calpestati 114 anni di storia, ma il Brescia non è lui, il Brescia siamo noi ed è per questo che Brescia non morirà mai, anzi sono certo che risorgerà più forte di prima”
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La fine di un’era storica
Il fallimento del Brescia Calcio segna la conclusione traumatica di una storia che aveva attraversato oltre un secolo di calcio italiano, dal 1911 quando nacque dalla fusione di Victoria, Unione Sportiva Bresciana e Gimnasium
. La società lombarda vantava il record di partecipazioni totali e consecutive al campionato di Serie B e aveva disputato ventitré stagioni in Serie A, raggiungendo l’ottavo posto nel 2000-2001 come miglior risultato della propria storia
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Le Rondinelle avevano rappresentato una fucina di talenti straordinari, ospitando nelle proprie file campioni del calibro di Roberto Baggio, vincitore del Pallone d’Oro 1993, Josep Guardiola, Andrea Pirlo, Luca Toni, Gheorghe Hagi, Alessandro Altobelli e Marek Hamšík
. Sotto la presidenza di Gino Corioni, durata dal 1992 al 2014, il club aveva vissuto la propria epoca d’oro, conquistando una Coppa Anglo-Italiana nel 1994 e raggiungendo la finale della Coppa Intertoto UEFA nel 2001
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L’arrivo di Massimo Cellino nel 2017, dopo l’esperienza al Leeds United, aveva inizialmente alimentato speranze di rilancio che si sono progressivamente trasformate in delusione e infine in questa drammatica conclusione
. La decisione dell’imprenditore sardo di “staccare la spina” chiude definitivamente un capitolo fondamentale della storia del calcio lombardo e italiano, lasciando un vuoto che difficilmente potrà essere colmato dalle iniziative istituzionali attualmente in corso di elaborazione
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