Il nome di Jeffrey Epstein, finanziere americano morto suicida nel carcere di Manhattan il 10 agosto 2019, continua a generare onde di shock nell’establishment internazionale attraverso la graduale pubblicazione di documenti che rivelano l’ampiezza della sua rete di contatti e delle sue attività criminali. La recente declassificazione della cosiddetta “Fase Uno” dei suoi archivi da parte del Dipartimento di Giustizia statunitense ha riportato sotto i riflettori una vicenda che intreccia crimini sessuali, potere politico ed economico, dimostrando come un singolo individuo abbia potuto operare indisturbato per decenni al centro di una vasta rete di influenze internazionali.
Jeffrey Edward Epstein nacque il 20 gennaio 1953 nel distretto di Brooklyn da una famiglia ebrea di modeste origini, figlio di Pauline Stolofsky e Seymour G. Epstein, rispettivamente collaboratrice scolastica e giardiniere del Dipartimento dei Parchi di New York. La sua trasformazione da insegnante di fisica e matematica a magnate finanziario rappresenta una delle ascese più controverse del mondo degli affari americano. Dopo aver abbandonato l’insegnamento, Epstein entrò nel settore bancario presso la Bear Stearns nel 1976, dove in soli quattro anni raggiunse la posizione di partner limitato, per poi fondare nel 1981 la propria società di consulenza. La sua strategia imprenditoriale si concentrava esclusivamente su clienti con un patrimonio netto superiore al miliardo di dollari, una nicchia che gli permise di accumulare ricchezze enormi e di costruire una rete di relazioni con i personaggi più influenti del pianeta.
La vera natura delle attività di Epstein emerse per la prima volta nel 2005, quando la polizia di Palm Beach avviò un’indagine dopo la denuncia di un genitore che accusava il finanziere di aver abusato sessualmente della propria figlia quattordicenne. Le investigazioni rivelarono un sistema criminale di proporzioni impressionanti, con almeno 36 ragazze identificate dalle autorità federali, alcune di appena 14 anni, di cui Epstein aveva abusato sessualmente. Il modus operandi del finanziere prevedeva l’adescamento di minorenni con la promessa di lavori di massaggiatrice, per poi trasformarle in vittime di abusi sessuali sistematici nelle sue proprietà di lusso distribuite tra New York, Florida, Nuovo Messico e le Isole Vergini. Particolarmente agghiacciante risulta la rivelazione dell’esistenza di un database informatico che Epstein utilizzava per “monitorare” e “tracciare” tutte le sue vittime, dimostrando il carattere industriale e organizzato delle sue attività criminali.
Il primo processo contro Epstein si concluse nel 2008 con un controverso patteggiamento che oggi viene considerato uno degli scandali giudiziari più clamorosi della storia americana recente. Nonostante le prove schiaccianti e la gravità delle accuse che prevedevano una condanna fino a 45 anni di carcere federale, l’allora procuratore degli Stati Uniti per la Florida del Sud, Alexander Acosta, negoziò un accordo che permetteva a Epstein di dichiararsi colpevole solamente di due capi d’imputazione riguardanti la prostituzione. Il patteggiamento includeva l’immunità federale non solo per Epstein, ma anche per tutti i suoi “potenziali coimputati” anonimi, interrompendo di fatto l’indagine dell’FBI volta a identificare altre vittime e altri personaggi influenti coinvolti nei reati sessuali. Questa decisione permise a Epstein di scontare appena 13 mesi di detenzione, con il privilegio di uscire dal carcere per 16 ore al giorno per “motivi di lavoro”.
La portata internazionale delle attività di Epstein diventa evidente analizzando le sue proprietà e i mezzi utilizzati per i suoi crimini. La sua isola privata di Little Saint James nelle Isole Vergini, soprannominata dai media “Pedophile Island”, fungeva da quartier generale per gli abusi sistematici, mentre il suo aereo privato Boeing 727, ribattezzato dai locali “Lolita Express”, serviva per trasportare le vittime e i suoi ospiti illustri. Secondo la documentazione emersa dalle cause civili, l'”Epstein Enterprise” possedeva un elenco di ragazze minorenni che si trovavano nelle vicinanze delle Isole Vergini e che potevano essere trasportate nella residenza per subire abusi. Una testimonianza particolarmente straziante racconta di una vittima quindicenne che, disperata, tentò di lasciare l’isola a nuoto dopo essere stata costretta ad avere rapporti sessuali con Epstein e i suoi collaboratori.
Il secondo arresto di Epstein, avvenuto il 6 luglio 2019 all’aeroporto Teterboro del New Jersey, sembrava promettere finalmente giustizia per le centinaia di vittime. Le nuove accuse federali per traffico sessuale di minori in Florida e New York erano supportate da prove più solide e da un clima culturale cambiato dall’avvento del movimento MeToo. Tuttavia, la morte di Epstein per suicidio nella sua cella del Metropolitan Correctional Center di Manhattan il 10 agosto 2019 ha privato le vittime della possibilità di vedere il loro aguzzino processato e ha alimentato innumerevoli teorie cospirative. Le circostanze della morte – telecamere di sorveglianza “non funzionanti”, guardiani “addormentati” e l’isolamento del detenuto nonostante un precedente tentativo di suicidio – hanno sollevato dubbi che persistono ancora oggi.
La pubblicazione della “Fase Uno” dei documenti Epstein da parte del Dipartimento di Giustizia il 27 febbraio 2025 ha riacceso l’interesse mondiale per questo caso. I circa 200 documenti declassificati includono la lista dei contatti personali del finanziere, i registri di volo del “Lolita Express” e un elenco di prove accumulate contro di lui. Tra i nomi presenti nella rubrica telefonica di Epstein figurano personalità di altissimo profilo come Mick Jagger, Michael Jackson, Alec Baldwin, Naomi Campbell, Courtney Love, Andrew Cuomo e membri della famiglia Kennedy. Particolarmente significativa è la presenza, seppur indiretta, di Donald Trump, la cui famiglia appare nella lista dei contatti e che risulta aver utilizzato l’aereo di Epstein in due occasioni nel 1994, anche se non per i famigerati voli verso Little Saint James.
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La procuratrice generale Pamela Bondi ha sottolineato che questa prima pubblicazione rappresenta solo l’inizio di un processo di trasparenza più ampio, avendo richiesto all’FBI di fornire entro tempi stringenti tutto il materiale ancora classificato. Il direttore dell’FBI Kash Patel ha promesso che “non ci saranno insabbiamenti, documenti mancanti e nulla di intentato”, aggiungendo che chiunque cerchi di ostacolare questo processo sarà “rapidamente perseguito”. Tuttavia, è importante precisare che la presenza di un nome nella lista dei contatti di Epstein non implica necessariamente una complicità nei suoi crimini, come sottolineato dal Dipartimento di Giustizia stesso.
Il caso Epstein continua a rappresentare uno spartiacque nella comprensione dei meccanismi di potere e corruzione che caratterizzano le élite globali. La capacità del finanziere di operare indisturbato per decenni, protetto da connessioni politiche e accordi giudiziari controversi, ha sollevato interrogativi fondamentali sulla tenuta delle istituzioni democratiche di fronte agli interessi dei più potenti. L’utilizzo sistematico di materiale compromettente per ricattare personalità influenti, documentato attraverso l’uso di telecamere nascoste nelle sue proprietà, rivela una strategia di controllo che andava ben oltre la semplice soddisfazione di perversioni sessuali. La graduale pubblicazione dei documenti rimasti segreti promette di far luce su aspetti ancora inesplorati di questa vicenda, mantenendo alta la tensione in quei circoli di potere che potrebbero vedere compromessa la propria reputazione dall’emergere di nuove rivelazioni.