I cosiddetti “Epstein Files” rappresentano una vasta documentazione giudiziaria che include registri di volo, agende personali, testimonianze e documenti investigativi relativi al finanziere e criminale sessuale Jeffrey Epstein, arrestato nel luglio 2019 con l’accusa di tratta di esseri umani a fini sessuali e morto suicida nel carcere di New York nello stesso anno. La pubblicazione parziale di questi documenti, avvenuta il 27 febbraio 2025 da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, ha riacceso l’attenzione mediatica su uno dei casi più controversi degli ultimi decenni, soprattutto per i possibili collegamenti con figure di spicco del mondo politico, economico e dello spettacolo.
La documentazione resa pubblica nella cosiddetta “Fase Uno” comprende circa 200 pagine di materiale investigativo che raccoglie informazioni sullo sfruttamento sessuale di oltre 250 ragazze minorenni nelle proprietà di Epstein a New York e in Florida. Come precisato dal procuratore generale degli Stati Uniti Pamela Bondi, questa prima tranche di documenti rappresenta soltanto una parte dell’intero archivio, con migliaia di pagine aggiuntive che dovrebbero essere rese pubbliche nelle fasi successive, dopo opportune revisioni per proteggere l’identità delle vittime e per ragioni di sicurezza nazionale.
Jeffrey Edward Epstein, nato a New York nel 1953, aveva intrapreso inizialmente la carriera di insegnante di fisica e matematica prima di dedicarsi al settore bancario e finanziario, lavorando per Bear Stearns e fondando successivamente nel 1981 la propria società di consulenza, l’Intercontinental Assets Group Inc. Nel 2008 era stato già condannato per abusi sessuali su minori in Florida, scontando solamente 13 mesi di carcere grazie a un controverso patteggiamento che aveva sollevato numerose critiche. Undici anni dopo, nel 2019, venne nuovamente arrestato e incriminato con l’accusa federale di traffico sessuale di minori tra Florida e New York, prima di togliersi la vita il 10 agosto dello stesso anno nel carcere del Metropolitan Correctional Center di New York.
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I documenti rilasciati includono la famosa “lista di contatti” di Epstein, che non equivale necessariamente a un elenco di clienti o complici dei suoi crimini, ma rappresenta piuttosto l’ampia rete di relazioni del finanziere nel mondo dell’alta società americana e internazionale. Tra i nomi emersi figurano personalità del calibro del cantante dei Rolling Stones Mick Jagger, della supermodella Naomi Campbell, degli attori Alec Baldwin e Ralph Fiennes, di Courtney Love, Michael Jackson, e di figure politiche come l’ex governatore di New York Andrew Cuomo e membri della famiglia Kennedy. Particolarmente significativi sono i registri di volo del jet privato di Epstein, soprannominato “Lolita Express”, che documentano i passeggeri che hanno viaggiato sull’aereo del finanziere nel corso degli anni.
Il nome di Donald Trump appare in modo prominente in questi registri di volo, confermando i rapporti tra l’attuale presidente degli Stati Uniti e il defunto finanziere. Secondo la documentazione ufficiale, Trump risulta aver viaggiato sull’aereo di Epstein in almeno sette occasioni, con la presenza più documentata che risale al 15 maggio 1994, quando volò insieme all’allora moglie Marla Maples, alla figlia Tiffany Trump e alla babysitter. I voli in questione collegavano Palm Beach all’aeroporto Reagan di Washington e successivamente da Washington allo scalo di Teteboro nel New Jersey, non verso la famigerata isola privata di Little Saint James dove si consumarono molti degli abusi documentati dall’indagine.
Le implicazioni potenzialmente compromettenti per Trump non si limitano alla mera presenza nei registri di volo, ma si estendono a una serie di rapporti documentati che erano già emersi negli anni precedenti attraverso fotografie e testimonianze. Durante il periodo di massima notorietà dello scandalo Epstein erano infatti emerse alcune immagini che immortalavano Trump insieme al finanziere, inclusa una foto che ritraeva anche Ghislaine Maxwell, la complice di Epstein successivamente condannata, e l’attuale moglie di Trump, Melania. Tuttavia, è importante sottolineare che la presenza di un nome nei documenti o nei registri di volo non implica automaticamente il coinvolgimento in attività illecite, come precisato anche dalle autorità giudiziarie.
La situazione si è ulteriormente complicata nel giugno 2025 quando è esploso uno scontro pubblico tra Trump ed Elon Musk, ex alleato del presidente che aveva ricoperto un ruolo di primo piano nella nuova amministrazione. Nel corso di questo confronto, Musk ha lanciato un’accusa particolarmente grave affermando su X che “Donald Trump è nei file di Epstein” e che “questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici”. L’imprenditore ha sostenuto, senza fornire prove concrete, che il presidente figurerebbe tra i nomi nascosti nei documenti non ancora desecretati, suggerendo che questa sarebbe la ragione della mancata pubblicazione integrale dell’archivio.
Le accuse di Musk hanno riacceso il dibattito sulla trasparenza nella gestione dei file di Epstein, un tema che aveva già generato controversie dopo la pubblicazione della prima fase di documenti. Diversi osservatori e membri del Congresso, incluso il rappresentante democratico Dan Goldman, hanno infatti criticato i presunti ritardi nel rilascio della documentazione completa, suggerendo che potrebbero esserci interferenze politiche volte a proteggere figure influenti. Goldman ha specificamente chiesto al procuratore generale Bondi di chiarire se il presidente Trump abbia in qualche modo interferito o ritardato il rilascio dei documenti a causa della sua documentata relazione con Epstein.
Il caso ha assunto particolare rilevanza politica anche per il coinvolgimento di figure chiave dell’amministrazione Trump nella gestione della documentazione. Il direttore dell’FBI Kash Patel, nominato direttamente dal presidente, e il procuratore generale Pam Bondi sono stati infatti i principali responsabili della decisione di rendere pubblici i primi documenti, con Bondi che ha promesso massima trasparenza nell’operazione. Tuttavia, secondo diverse fonti dell’ABC News, all’interno dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia si sarebbe creata una crescente tensione per la pressione esercitata dalla base elettorale di Trump, che richiedeva la pubblicazione immediata di tutta la documentazione disponibile.
La gestione dei file di Epstein rappresenta quindi un test cruciale per la credibilità dell’amministrazione Trump in materia di trasparenza, considerando che lo stesso presidente aveva promesso durante la campagna elettorale di declassificare tutti i documenti relativi al caso. La presenza del nome di Trump nei documenti già resi pubblici, unita alle accuse di Musk sui materiali ancora secretati, pone interrogativi significativi sulla capacità dell’amministrazione di mantenere la promessa di piena disclosure, soprattutto quando potrebbero emergere informazioni potenzialmente imbarazzanti per il presidente stesso. La questione rimane aperta, con l’opinione pubblica e i media che continuano a monitorare attentamente gli sviluppi di quello che si configura come uno dei casi più delicati e politicamente sensibili degli ultimi anni.