La complessa trattativa tra Mediaset e Andrea Scanzi per un approdo del giornalista su Rete 4 si trova in una fase di stallo che rivela le contraddizioni strategiche dell’azienda di Cologno Monzese. Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato del gruppo, ha manifestato chiaramente la volontà di ingaggiare il volto del Fatto Quotidiano per ampliare l’offerta progressista della rete dopo l’operazione Bianca Berlinguer
La proposta iniziale prevedeva un talk show tradizionale su Rete 4, seguendo il modello di Luca Sommi che sta ottenendo risultati positivi sul Nove. Tuttavia, Scanzi ha declinato questa formula, preferendo un format basato su interviste approfondite e personali, una scelta che ha immediatamente creato tensioni all’interno dell’organigramma Mediaset. Il giornalista non si sente infatti tagliato per la conduzione di un talk show classico con tavole rotonde e dibattiti accesi.
L’ostacolo principale alla realizzazione del progetto porta il nome di Silvia Toffanin, conduttrice di Verissimo e compagna dello stesso Pier Silvio Berlusconi. La Toffanin ha costruito negli anni un vero e proprio impero delle interviste televisive, trasformando il suo salotto in un asset strategico fondamentale per Mediaset. Il monopolio che la conduttrice detiene nel settore delle interviste non sembra essere una questione di mera gelosia professionale, ma rappresenta la tutela di un territorio commercialmente prezioso per l’azienda.
Verissimo è diventato il punto di riferimento per personaggi dello spettacolo, della politica e della cronaca che desiderano raccontarsi senza filtri, consolidando una formula vincente che la Toffanin non appare disposta a condividere. La presenza di due programmi distinti che si concentrano sulle interviste rischia di portare a sovrapposizioni e competizioni interne che potrebbero danneggiare entrambi i format. La questione diventa particolarmente delicata considerando i rapporti familiari e gli equilibri interni all’azienda.
La direzione di Mediaset si trova ora a dover gestire una situazione complessa che coinvolge sia le aree Informazione che Intrattenimento. Se l’accordo non dovesse trovare una soluzione soddisfacente per tutte le parti, l’azienda potrebbe decidere di aprire il casting a nuovi volti con profili simili a quello di Scanzi, ma forse meno problematici dal punto di vista della gestione interna. Pier Silvio Berlusconi potrebbe essere costretto ad alzare significativamente l’offerta economica per convincere il giornalista ad accettare un format diverso da quello desiderato.
Tuttavia, l’operazione Scanzi presenta rischi evidenti che vanno oltre le questioni di format e di equilibri interni. L’esperienza di Bianca Berlinguer su Rete 4 rappresenta un precedente preoccupante che dovrebbe far riflettere i vertici Mediaset sulla sostenibilità di questa strategia editoriale. Il programma “Prima di Domani” ha registrato un avvio difficoltoso, con ascolti che nelle prime settimane si sono attestati intorno al 4% di share, per poi scendere progressivamente sotto questa soglia.
Il confronto impietoso con Nicola Porro, precedente conduttore della fascia oraria, evidenzia le difficoltà di una conduttrice storicamente di centrosinistra nel conquistare il pubblico tradizionale di Rete 4. In venti puntate, Berlinguer non è mai riuscita ad avvicinarsi ai risultati che Porro otteneva con “Stasera Italia”, rimanendo sotto il 4% in diciassette occasioni e scendendo pericolosamente sotto il 3% per tre volte. La giornalista è stata battuta dal Tg2 Post in quattro occasioni, da Real Time altre quattro volte e dalla Nove in tre circostanze.
Ancora più drammatici sono stati i risultati del debutto domenicale di “È sempre Cartabianca”, che ha registrato soli 547.000 telespettatori con uno share del 3,86%, rappresentando un autentico disastro in termini di audience. Questo dato ha segnato un ulteriore passo indietro rispetto ai già modesti risultati di “Zona Bianca”, il programma che occupava precedentemente la stessa fascia oraria. Anche nelle settimane successive, il programma di Berlinguer ha continuato a registrare performance deludenti, con “È sempre Cartabianca” che si è fermata a 589.000 spettatori con il 4,96% di share, venendo letteralmente doppiata da “DiMartedì” su La7.
La spiegazione di questi insuccessi va ricercata nella composizione sociologica e politica del pubblico Mediaset, che presenta caratteristiche ben precise e consolidate nel tempo. Studi accademici hanno dimostrato una correlazione significativa tra l’esposizione ai canali Mediaset e la propensione al voto per il centrodestra. L’analisi condotta da Lavoce.info ha evidenziato come nelle aree esposte più a lungo ai canali Mediaset, Forza Italia abbia ottenuto percentuali di voto significativamente più elevate, con un effetto medio di circa un punto percentuale che si è mantenuto costante nelle successive consultazioni elettorali.
La ricerca ha inoltre dimostrato che l’esposizione ai programmi Mediaset ha contribuito a promuovere una cultura e un sistema di valori compatibili con la retorica politica berlusconiana, creando un pubblico che si identifica con questi contenuti. Il pubblico di Rete 4, in particolare, mostra un orientamento prevalentemente conservatore e di centrodestra, come emerso dall’analisi dei social media e dei commenti relativi ai talk show politici. La rete si posiziona tradizionalmente a destra nello spettro ideologico televisivo, insieme a programmi come “Quinta Colonna” e “Matrix”.
Mediaset ha costruito la sua identità televisiva e il suo successo commerciale proprio su questa base di pubblico, raggiungendo nel 2023 risultati record con il 37,7% di ascolto medio nelle 24 ore, superando per la prima volta nella storia la Rai. Rete 4 ha confermato il suo vantaggio rispetto alla diretta concorrente La7 con il 4% di share e si è attestata come leader nelle prime serate d’informazione con il 5,4% contro il 4,1% di La7. Questi risultati testimoniano la solidità di un modello editoriale che risponde alle aspettative di un pubblico ben definito politicamente e culturalmente.
In questo contesto, l’inserimento di conduttori con orientamenti politici marcatamente diversi da quelli del pubblico di riferimento rappresenta una scommessa ad alto rischio. L’esperienza di Berlinguer dimostra come il pubblico di Rete 4, abituato a conduzioni e temi vicini alle sensibilità degli ascoltatori di centrodestra, fatichi a sentire il fascino di conduttrici storicamente di centrosinistra. Anche all’interno di Mediaset inizia a farsi largo l’idea che questa strategia di diversificazione politica possa essere controproducente dal punto di vista degli ascolti.
Andrea Scanzi, con il suo background giornalistico e le sue posizioni politiche apertamente critiche verso il mondo conservatore, rischia di incontrare le stesse difficoltà di Berlinguer, se non maggiori. Il giornalista del Fatto Quotidiano rappresenta infatti una figura ancora più polarizzante e divisiva nel panorama mediatico italiano, con un profilo che potrebbe risultare incompatibile con le aspettative del pubblico tradizionale di Rete 4. La sua propensione al confronto diretto e alle posizioni nette su temi politicamente sensibili potrebbe creare ulteriori frizioni con un pubblico che cerca conferme alle proprie convinzioni piuttosto che stimoli al dibattito critico.
La strategia di Pier Silvio Berlusconi di ampliare il fronte progressista dei palinsesti Mediaset, pur comprensibile dal punto di vista della diversificazione dell’offerta, sembra scontrarsi con una realtà di mercato consolidata e difficilmente modificabile nel breve periodo. I passaggi da Rai a Mediaset hanno una lunga storia di insuccessi alle spalle, come ricordato da diversi osservatori del settore, e l’operazione Scanzi rischia di aggiungersi a questa lista. La televisione commerciale di Mediaset ha costruito il proprio successo su un modello specifico che risponde a precise esigenze di pubblico, e tentativi di stravolgimento radicale di questa formula potrebbero rivelarsi controproducenti.
In un momento in cui Canale 5 attraversa già una crisi significativa con ascolti in caduta libera per i suoi programmi storici, l’azienda dovrebbe concentrare le proprie risorse su operazioni più sicure e meno rischiose. Il fallimento di reality show storici come “Il Grande Fratello” e “La Talpa”, insieme alle difficoltà di “Striscia la Notizia”, suggerisce che Mediaset debba affrontare sfide strutturali più ampie che richiedono soluzioni innovative ma coerenti con la propria identità. L’operazione Scanzi, in questo quadro, appare come una scommessa che potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà dell’azienda piuttosto che risolverle.