La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo d’indagine nei confronti di Maria Rosaria Boccia, l’imprenditrice campana già al centro dello scandalo che portò alle dimissioni dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’inchiesta, condotta dai pubblici ministeri Ciro Capasso, Claudio Onorati e Vincenzo Piscitelli, verte sulla regolarità del percorso accademico della donna e sulla presunta falsificazione di documenti universitari.
Le ipotesi di reato contestate dall’autorità giudiziaria partenopea sono particolarmente gravi: falso in atto pubblico, truffa e falsa attribuzione di valori altrui. Gli accertamenti hanno preso avvio da un esposto presentato dalla stessa Università Telematica Pegaso, dove Boccia ha conseguito la laurea in Economia e Management nel 2023 con una votazione di 91/110.
Il caso ha assunto rilevanza dopo che un servizio televisivo andato in onda il 9 settembre 2024 su Rete 4 aveva sollevato dubbi sull’autenticità della tesi di laurea della Boccia. L’università telematica ha quindi avviato verifiche interne utilizzando software antiplagio per confrontare l’elaborato con altri documenti accademici.
Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno eseguito acquisizioni documentali presso tre atenei: l’Università Parthenope di Napoli, l’Università Telematica Pegaso e la Luiss Guido Carli di Roma. L’obiettivo è quello di ottenere una documentazione completa che includa file digitali, estratti curriculari, dati sulla carriera accademica, registrazioni di esami sostenuti e la tesi di laurea stessa.
Il primo filone investigativo riguarda il trasferimento di Boccia dall’Università Parthenope alla Pegaso, avvenuto nel 2020. Secondo l’accusa, l’imprenditrice avrebbe presentato un’autocertificazione non firmata per farsi riconoscere alcuni esami precedentemente sostenuti alla Parthenope. La Pegaso avrebbe acquisito tale documentazione senza effettuare alcuna verifica presso l’ateneo napoletano circa l’effettivo sostenimento degli esami dichiarati.
Il secondo aspetto dell’indagine concerne il presunto plagio della tesi di laurea. Gli inquirenti sospettano che Boccia abbia appropriato del lavoro di un’altra studentessa, laureatasi nel 2019 alla Luiss con una tesi intitolata “Il Sistema Sanitario Nazionale: luci e ombre di un’eccellenza italiana stretta dai vincoli della finanza pubblica”. La tesi della Boccia presenta lo stesso titolo e contenuti molto simili a quelli dell’elaborato originale.
Per verificare l’ipotesi di plagio, gli investigatori hanno fatto ricorso ai software antiplagio utilizzati dalle università italiane. Questi strumenti tecnologici consentono di confrontare i documenti accademici con miliardi di fonti digitali, identificando eventuali sovrapposizioni testuali non autorizzate. Il confronto tra i due elaborati ha evidenziato analogie tali da far scattare l’indagine per falsa attribuzione di valori altrui.
L’Università Telematica Pegaso ha diffuso una nota ufficiale per chiarire la propria posizione nella vicenda: “L’Ateneo tiene a precisare che l’inchiesta è stata avviata a seguito di una denuncia presentata dalla stessa Università, che risulta parte lesa nella vicenda”. L’istituto ha sottolineato di aver collaborato pienamente con la Procura, fornendo tutta la documentazione richiesta senza che fossero necessari accessi invasivi.
La vicenda si inserisce in un quadro giudiziario già complesso per Maria Rosaria Boccia. Nel 2024 la Procura di Pisa ha ipotizzato il suo coinvolgimento in una truffa immobiliare da 30mila euro, risalente al 2021 e relativa alla compravendita fallita di un edificio in provincia di Napoli. Parallelamente, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per stalking, diffamazione, interferenze illecite nella vita privata e lesioni nei confronti dell’ex ministro Sangiuliano.
L’imprenditrice ha reagito alle indiscrezioni giornalistiche annunciando di aver presentato “le prime querele” nei confronti di testate e giornalisti “che hanno diffuso notizie false, parziali o manipolate”. Boccia ha denunciato di essere vittima di “una chiara persecuzione mediatica” e ha preannunciato ulteriori esposti all’Ordine dei Giornalisti e alle Procure competenti.
Il caso assume particolare rilevanza nel contesto del controllo dell’integrità accademica nelle università italiane. L’utilizzo di software antiplagio è diventato prassi consolidata negli atenei per garantire l’originalità dei lavori di tesi e prevenire fenomeni di appropriazione indebita di contenuti altrui. La vicenda evidenzia l’importanza di verifiche accurate nei trasferimenti tra università, specialmente quando coinvolgono il riconoscimento di crediti formativi attraverso autocertificazioni.
Le indagini si trovano ancora nella fase preliminare e Boccia avrà modo di far valere le proprie ragioni nel corso degli sviluppi processuali. Gli inquirenti dovranno accertare se effettivamente sussistano i presupposti per le ipotesi di reato contestate, attraverso un’analisi approfondita della documentazione acquisita presso i tre atenei coinvolti.