Iran minaccia Regno Unito e Francia: “Attaccheremo le vostre basi se impedirete i nostri raid contro Israele”

L’Iran minaccia di colpire basi militari britanniche e francesi in Medio Oriente se i due paesi europei interferiranno nelle operazioni iraniane contro Israele, escalation dopo gli attacchi israeliani ai siti nucleari di Teheran.
Credit © Wikipedia

La Repubblica Islamica dell’Iran ha lanciato un ultimatum senza precedenti nei confronti di Gran Bretagna e Francia, minacciando di colpire le loro installazioni militari in Medio Oriente qualora i due paesi europei decidessero di interferire nelle operazioni iraniane contro Israele. L’avvertimento, diffuso attraverso i media di stato iraniani, rappresenta un’escalation significativa delle tensioni regionali dopo gli attacchi israeliani contro le infrastrutture nucleari e militari di Teheran nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025.

Il monito iraniano si estende oltre i confini europei, coinvolgendo direttamente anche gli Stati Uniti d’America. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa iraniane, Teheran ha formalmente comunicato a Washington, Londra e Parigi che “qualsiasi paese che partecipi a respingere gli attacchi dell’Iran contro Israele sarà considerato complice”. La dichiarazione precisa inoltre che “tutte le basi regionali di questo stato, incluse le strutture militari nei paesi del Golfo Persico, così come navi e imbarcazioni navali nel Golfo Persico e nel Mar Rosso, diventeranno obiettivi per le forze armate iraniane”.

La minaccia iraniana assume connotati particolarmente gravi considerando la presenza militare occidentale nella regione mediorientale. Gli Stati Uniti mantengono almeno diciannove installazioni militari in tutto il Medio Oriente, di cui otto classificate come permanenti, molte delle quali situate in paesi che confinano o si trovano in prossimità dell’Iran, come Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Siria ed Emirati Arabi Uniti. Il contingente americano nella regione ammonta a circa quarantamila unità, molte delle quali si trovano nel raggio d’azione dei sistemi missilistici iraniani.

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha intensificato la pressione diplomatica attraverso una serie di conversazioni telefoniche con i suoi omologhi occidentali. Durante il colloquio con il ministro britannico David Lammy, Araghchi ha “messo in guardia dalle conseguenze del sostegno ingiustificato e provocatorio degli stati europei a Israele, sulla pace e la sicurezza regionale e internazionale”. Il capo della diplomazia iraniana ha ribadito con fermezza che “l’Iran non accetterà le richieste di moderazione contro l’aggressione israeliana”.

Particolarmente significativa risulta la posizione assunta nei confronti della Francia. Nei colloqui con il ministro francese Noel Barrot, Araghchi ha dichiarato che “il sostegno di alcuni paesi europei alla recente risoluzione contro il programma nucleare iraniano ha fornito il pretesto a Israele per colpire i siti nucleari iraniani”. Questa accusa fa riferimento alla risoluzione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che ha censurato l’Iran per il mancato rispetto degli obblighi di non proliferazione nucleare.

La strategia iraniana di deterrenza non si limita alle minacce retoriche, ma poggia su capacità militari concrete dimostrate in passato. Nel gennaio 2020, l’Iran aveva già colpito con missili balistici di precisione le basi americane in Iraq in rappresaglia per l’uccisione del generale Qasem Soleimani, dimostrando la capacità operativa di raggiungere obiettivi strategici occidentali nella regione. Il ministro della Difesa iraniano Aziz Nasirzadeh ha recentemente ribadito che “tutte le basi statunitensi sono alla nostra portata e le colpiremo con decisione nei paesi che le ospitano” in caso di conflitto.

Le reazioni europee alle minacce iraniane evidenziano la complessità del quadro geopolitico attuale. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia parteciperà alle “operazioni di protezione e difesa” di Israele, precisando tuttavia di non avere “intenzione di prendere parte ad alcuna operazione offensiva”. Questa posizione rappresenta un riavvicinamento significativo tra Parigi e Gerusalemme dopo mesi di critiche molto dure alle azioni del governo Netanyahu.

La Francia ha inoltre rafforzato il sistema di sicurezza interno Sentinelle, dispiegando personale militare aggiuntivo “per far fronte a tutte le potenziali minacce sul territorio nazionale”. Il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau ha lanciato un appello per una maggiore sicurezza che coinvolge scuole, luoghi di culto, edifici pubblici e luoghi di interesse per le comunità israeliane, americane ed ebraiche francesi.

La Germania ha adottato misure di sicurezza analoghe, con il cancelliere Friedrich Merz che ha dichiarato l’aumento della protezione dei beni israeliani e dei siti ebraici dopo aver riunito il suo gabinetto di sicurezza. Questa coordinazione europea nelle misure di sicurezza interna riflette la crescente preoccupazione per possibili ritorsioni iraniane sul territorio del Vecchio Continente.

L’escalation delle minacce iraniane si inserisce in un contesto regionale già altamente instabile. Gli attacchi israeliani hanno colpito oltre cento obiettivi iraniani, inclusi siti nucleari strategici come l’impianto di conversione dell’uranio di Isfahan. L’operazione militare israeliana, denominata “Am Kalavi”, ha coinvolto oltre duecento velivoli dell’aviazione militare e ha causato la morte di settantotto persone in Iran, tra cui alti ufficiali militari e scienziati nucleari.

La risposta iraniana non si è fatta attendere, con il lancio di circa cento missili balistici verso il territorio israeliano. Gli attacchi hanno causato vittime civili, con almeno tre morti e decine di feriti segnalati nelle città israeliane colpite. L’agenzia di stampa iraniana Fars ha citato alti comandanti militari secondo cui “la guerra iniziata con le aggressioni del regime sionista si estenderà nei prossimi giorni a tutte le zone occupate da questo regime e alle basi americane nella regione”.

Le implicazioni strategiche dell’ultimatum iraniano si estendono ben oltre il conflitto bilaterale tra Teheran e Israele. L’Iran ha dimostrato in passato di possedere capacità operative per condurre attacchi asimmetrici sul territorio europeo attraverso cellule dormienti di Hezbollah o l’unità 840 dei Guardiani della Rivoluzione. Esempi precedenti includono gli attentati contro l’ambasciata israeliana a Buenos Aires nel 1992 e l’associazione ebraica Amia nel 1994, ritenuti dall’Argentina responsabilità iraniana.

La dimensione marittima delle minacce iraniane riveste particolare importanza strategica. L’Organizzazione Commerciale Marittima del Regno Unito ha emesso un avviso di sicurezza il 11 giugno, avvertendo le imbarcazioni commerciali nel Golfo Persico, nel Golfo di Oman e nello Stretto di Hormuz di esercitare “maggiore cautela a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente” che potrebbero intensificare l’attività militare e impattare direttamente la sicurezza marittima.

Il quadro diplomatico internazionale risulta profondamente polarizzato. Mentre Stati Uniti, Francia, Germania, Paraguay e Repubblica Ceca hanno manifestato sostegno al “diritto di Israele a difendersi”, la maggior parte dei paesi della regione mediorientale ha condannato fermamente gli attacchi israeliani, denunciando un’aggressione che contribuirà ad esacerbare ulteriormente le tensioni regionali. Paesi come Brasile, Pakistan, Algeria e Malesia hanno sottolineato che l’attacco israeliano costituisce una violazione della sovranità iraniana e del diritto internazionale.

La questione nucleare iraniana rimane al centro delle preoccupazioni internazionali. Il presidente francese Macron ha sottolineato che “il rischio di questa marcia verso le armi nucleari da parte dell’Iran minaccia la regione, l’Europa e, più in generale, la stabilità politica collettiva”. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha confermato che gli impianti nucleari iraniani di Isfahan sono stati colpiti multiple volte il 13 giugno, anche se non sono stati rilevati aumenti dei livelli di radiazione.

Le minacce iraniane si inseriscono in una strategia più ampia di deterrenza che include anche il coinvolgimento della Russia. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin, durante la quale il leader russo ha condannato gli attacchi israeliani e ha offerto la mediazione di Mosca per porre fine alle tensioni tra Iran e Israele. Questa convergenza russo-iraniana aggiunge un’ulteriore dimensione geopolitica al conflitto regionale.

L’ultimatum iraniano a Gran Bretagna e Francia rappresenta un punto di svolta nelle dinamiche di sicurezza europea e mediorientale. Le minacce esplicite contro le installazioni militari occidentali nella regione segnalano l’intenzione iraniana di alzare significativamente il livello dello scontro, trasformando un conflitto principalmente bilaterale con Israele in una potenziale confrontazione multilaterale che coinvolge direttamente le principali potenze occidentali. La risposta europea, caratterizzata da un rafforzamento delle misure di sicurezza interna e da un riavvicinamento selettivo a Israele, evidenzia la complessità delle scelte strategiche in un contesto di crescente instabilità regionale e di minacce asimmetriche transnazionali.