Un evento di proporzioni straordinarie ha scosso nel pomeriggio di sabato 14 giugno 2025 le Dolomiti ampezzane, quando una vasta porzione della parete rocciosa di Cima Marcora si è staccata improvvisamente dal versante sud della montagna, generando un fragoroso boato udibile a chilometri di distanza e sollevando un’imponente nube di polvere che ha avvolto per diversi minuti l’intera vallata. L’evento, verificatosi intorno alle ore 17, ha interessato la Croda Marcora, vetta del gruppo del Sorapiss che raggiunge i 3.154 metri di altitudine, situata tra San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo.
Il distacco roccioso ha avuto origine dalla parete centrale della montagna, localizzandosi poco sopra la metà del versante sud esposto verso la valle del Boite. La massa di roccia e detriti precipitata ha generato una colonna di polvere talmente densa da risultare visibile anche dalla Statale 51 di Alemagna, l’arteria stradale che collega San Vito di Cadore a Cortina d’Ampezzo, causando momentanei problemi di visibilità per gli automobilisti in transito. Numerosi testimoni hanno immortalato l’evento attraverso video e fotografie che sono rapidamente divenuti virali sui social network, documentando la spettacolarità e l’imponenza del fenomeno naturale.
L’intervento di emergenza è stato attivato immediatamente dopo la segnalazione del crollo, con la mobilitazione coordinata di diverse forze operative specializzate nel soccorso alpino. Sul posto sono intervenuti prontamente gli operatori del Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto, i Vigili del Fuoco e i Carabinieri, tutti impegnati nelle delicate operazioni di verifica per accertare l’eventuale presenza di escursionisti o alpinisti coinvolti nell’evento. La Regione Veneto ha confermato la presenza delle squadre di soccorso sul territorio, mantenendo un costante coordinamento con le amministrazioni comunali di San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo per monitorare l’evolversi della situazione.
Le condizioni meteorologiche che hanno preceduto l’evento potrebbero aver contribuito al verificarsi del distacco roccioso, considerando che nel pomeriggio del 14 giugno l’area dolomitica era stata interessata da un intenso temporale con precipitazioni abbondanti. Gli esperti ritengono che l’infiltrazione dell’acqua piovana nelle fratture della roccia dolomitica possa aver compromesso la stabilità del versante, favorendo il cedimento naturale della parete rocciosa. Questo fenomeno rappresenta un esempio delle dinamiche geologiche che caratterizzano le Dolomiti, dove la particolare composizione carbonatica delle rocce può renderle vulnerabili agli agenti atmosferici e ai cicli di gelo e disgelo.
Il gruppo del Sorapiss, di cui fa parte la Croda Marcora, costituisce uno dei massicci più imponenti delle Dolomiti ampezzane, caratterizzato da un complesso sistema di cime che superano i 3.000 metri di altitudine. La zona è attraversata da numerosi sentieri escursionistici e vie alpinistiche frequentate durante i fine settimana da appassionati di montagna, rendendo particolarmente delicate le operazioni di verifica per escludere il coinvolgimento di persone. La Punta Sorapiss, con i suoi 3.205 metri, rappresenta la vetta più alta del gruppo, mentre la Croda Marcora, con i suoi 3.154 metri, si distingue per le impressionanti pareti verticali che si stagliano sulla valle del Boite.
Le operazioni di soccorso si sono concentrate nelle ore successive al crollo per garantire un controllo capillare dell’area interessata dal distacco, utilizzando squadre di terra e, quando necessario, supporto aereo con elicotteri per ispezionare zone altrimenti inaccessibili. Fortunatamente, al termine delle verifiche condotte dalle autorità competenti, non sono emerse segnalazioni di persone disperse né richieste di aiuto da parte di escursionisti eventualmente presenti nella zona al momento dell’evento. La Statale 51, inizialmente interessata dalla nube di polvere che aveva compromesso la visibilità, è stata riaperta al traffico dopo i necessari controlli di sicurezza, non registrando danni significativi alle infrastrutture stradali.
L’evento del 14 giugno si inserisce in un contesto più ampio di fenomeni franosi che hanno interessato le Dolomiti negli ultimi anni, evidenziando la crescente vulnerabilità dei versanti rocciosi in alta quota. Gli studi scientifici condotti sui cambiamenti climatici in ambiente alpino hanno documentato un incremento della frequenza dei distacci rocciosi, correlato all’aumento delle temperature medie e alle variazioni dei cicli di gelo e disgelo che interessano il permafrost delle zone sommitali. Secondo le ricerche effettuate sulle Alpi orientali, l’instabilità dei pendii sopra i 2.500 metri di quota risulta sempre più influenzata dai mutamenti climatici, che accelerano i processi di disgregazione delle rocce carbonatiche tipiche delle Dolomiti.
Il sistema di monitoraggio attivato dalle autorità regionali e provinciali comprende una rete di strumentazioni tecnologicamente avanzate per il controllo della stabilità dei versanti montani, utilizzando tecniche che spaziano dal monitoraggio topografico di precisione all’interferometria satellitare. La Protezione Civile del Veneto mantiene un costante stato di allerta per le criticità geologiche nelle aree montane, con particolare attenzione ai bacini idrografici dell’Alto Piave che comprendono il territorio bellunese dove si è verificato l’evento. Il coordinamento tra i diversi enti preposti alla sicurezza montana si avvale anche della collaborazione del Soccorso Alpino, che nel 2024 ha registrato oltre 1.000 interventi di emergenza nella sola regione Veneto.
La gestione dell’emergenza ha evidenziato l’efficacia dei protocolli di sicurezza predisposti per eventi di questo tipo, dimostrando la capacità di risposta coordinata tra le diverse autorità competenti. Le raccomandazioni emanate dalle autorità locali invitano alla massima prudenza nell’accesso alle zone montane limitrofe all’area del distacco, in attesa delle valutazioni geologiche definitive che dovranno stabilire il livello di rischio residuo per la stabilità del versante. Il monitoraggio continuo dell’area interessata proseguirà nelle prossime settimane per verificare eventuali ulteriori movimenti della parete rocciosa e garantire la sicurezza di residenti e visitatori delle Dolomiti ampezzane. L’episodio rappresenta un ulteriore richiamo alla necessità di mantenere alta l’attenzione sui fenomeni di instabilità geologica che caratterizzano l’ambiente alpino, richiedendo un approccio integrato tra prevenzione, monitoraggio e gestione delle emergenze per tutelare la sicurezza pubblica in questi territori di straordinaria bellezza naturalistica ma intrinsecamente esposti ai rischi derivanti dalla dinamica geomorfologica montana.