Bergamo, adescava uomini su Grindr poi li minacciava e ricattava: arrestato 29enne marocchino

Un 29enne marocchino è stato arrestato a Bergamo per aver estorto denaro a quattro uomini gay contattati su Grindr, minacciandoli con coltelli e ricatti psicologici.

Un nuovo caso di estorsione legato alle app di incontri ha scosso la provincia di Bergamo, dove un 29enne di origine marocchina è stato arrestato dalle forze dell’ordine con l’accusa di aver orchestrato un sistema di ricatti e minacce ai danni di almeno quattro uomini, tutti contattati attraverso l’applicazione Grindr.

Secondo quanto ricostruito dalla Polizia, l’uomo utilizzava diversi profili falsi sull’app di incontri per adescare le sue vittime, tutte appartenenti alla comunità gay locale. La dinamica seguiva sempre lo stesso schema: dopo aver stabilito un primo contatto online, il 29enne organizzava incontri dal vivo che si trasformavano rapidamente in vere e proprie estorsioni.

Durante questi appuntamenti, l’arrestato cambiava drasticamente atteggiamento, diventando aggressivo e minaccioso nei confronti delle vittime. Le modalità utilizzate erano molteplici e studiate per massimizzare l’effetto intimidatorio: minacce di accoltellamento, uso di spray urticante, ma soprattutto il ricatto psicologico di rivelare l’orientamento sessuale delle vittime sul posto di lavoro o in famiglia.

Il modus operandi prevedeva anche strategie per rendere più difficile la fuga delle vittime: quando gli incontri avvenivano in automobile, il malvivente strappava le chiavi del veicolo e le restituiva solamente dopo aver ottenuto il denaro richiesto. Le somme estorte variavano considerevolmente, oscillando tra i 100 e i 200 euro per singolo episodio.

Il caso è emerso grazie al coraggio di una delle vittime, proprietario del locale “Le gattare” in via Carducci, che ha deciso di denunciare l’accaduto nonostante le minacce ricevute. L’episodio che ha portato alla denuncia è avvenuto lo scorso 19 novembre, quando l’uomo è stato avvicinato davanti al suo esercizio commerciale da un giovane in bicicletta che, dopo aver chiesto una sigaretta, ha estratto un coltello a serramanico puntandoglielo al petto e intimandogli di consegnare il denaro.

La vittima, Dominguel Radesca, noto attivista per i diritti LGBTQIA+ nella città di Bergamo, non si è limitata a subire l’aggressione ma ha accompagnato il rapinatore presso uno sportello bancario per prelevare 200 euro, nonostante la presenza delle telecamere di sicurezza. Questo dettaglio si è rivelato fondamentale per le indagini successive.

Grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza della banca e alle testimonianze raccolte, la Polizia è riuscita a ricostruire l’identità dell’aggressore e a collegarlo ad altri episodi simili. Le indagini hanno rivelato che il 29enne aveva utilizzato gli stessi profili Grindr per contattare tutte le vittime, seguendo sempre lo stesso schema operativo.

Un elemento significativo dell’inchiesta è emerso dal passaparola tra le vittime: molti uomini che avevano subito estorsioni simili non avevano inizialmente sporto denuncia per paura di essere esposti o per vergogna. Solo dopo che Radesca ha reso pubblica la sua esperienza, altri si sono fatti avanti fornendo elementi utili alle indagini.

Le forze dell’ordine hanno scoperto che il sistema di ricatti si basava principalmente sulla vulnerabilità delle vittime, spesso persone che non avevano ancora rivelato il proprio orientamento sessuale in famiglia o sul posto di lavoro. Questa fragilità veniva sfruttata sistematicamente dal malvivente per ottenere denaro senza che le vittime osassero ribellarsi o denunciare.

L’arrestato utilizzava anche minacce che andavano oltre il singolo episodio, coinvolgendo presunti complici e paventando ritorsioni future. In alcune occasioni, come nel caso di Radesca, aveva fatto riferimento a un fratello che avrebbe potuto “combinare un casino” e “bruciare il locale” della vittima se non avesse ottenuto quanto richiesto.

Il caso ha sollevato importanti questioni sulla sicurezza delle app di incontri e sulla particolare vulnerabilità delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, spesso target privilegiato di criminali che sfruttano la paura dell’outing forzato. Gli esperti sottolineano come questo tipo di reati sia spesso sottostimato proprio a causa della riluttanza delle vittime a denunciare.

La Polizia ha evidenziato l’importanza della collaborazione delle vittime per smantellare questo tipo di reti criminali, invitando chiunque abbia subito episodi simili a non esitare nel rivolgersi alle forze dell’ordine. L’arresto del 29enne rappresenta un importante risultato nella lotta contro questo fenomeno che colpisce una fascia particolarmente vulnerabile della popolazione.

Il caso bergamasco non è isolato nel panorama nazionale: episodi simili sono stati registrati in diverse città italiane, evidenziando come il fenomeno delle estorsioni attraverso app di incontri sia in crescita e richieda particolare attenzione da parte delle autorità competenti e maggiore consapevolezza da parte degli utenti di queste piattaforme digitali.

L’indagine ha anche messo in luce il ruolo fondamentale della tecnologia nelle investigazioni moderne: l’analisi dei profili social, delle comunicazioni digitali e delle immagini delle telecamere di sorveglianza ha permesso agli inquirenti di ricostruire con precisione la dinamica degli eventi e di identificare il responsabile in tempi relativamente brevi.

Il 29enne arrestato dovrà ora rispondere delle accuse di estorsione aggravata e minacce, reati che potrebbero comportare pene severe considerando la reiterazione del comportamento criminale e le modalità particolarmente insidiose utilizzate per colpire le vittime. Le autorità giudiziarie stanno valutando se esistano altri episodi collegati al medesimo soggetto o se vi siano complici coinvolti nella rete di estorsioni.