La Repubblica di San Marino potrebbe dire addio all’Eurovision Song Contest dopo la controversa partecipazione del 2025 che ha visto Gabry Ponte chiudere all’ultimo posto con “Tutta l’Italia”. Le dichiarazioni del direttore generale di San Marino RTV, Roberto Sergio, hanno aperto uno scenario inedito per il piccolo Stato che partecipa alla kermesse musicale europea dal 2008.
Le accuse del direttore generale Roberto Sergio si concentrano principalmente sulla mancanza di trasparenza nel sistema di votazione dell’Eurovision 2025, tenutosi a Basilea lo scorso maggio. “La situazione non ci è apparsa per nulla chiara, con poca trasparenza nel televoto, nei voti, nelle giurie, nei risultati”, ha dichiarato Sergio in una conferenza stampa, aggiungendo che “con queste condizioni, stiamo seriamente meditando di non partecipare alle prossime edizioni dell’Eurovision Song Contest“. Il dirigente, che ricopre anche il ruolo di direttore generale della Rai, ha sottolineato come “non ci sia un gran rispetto per i piccoli Stati” e ha evidenziato “tante incongruenze e assenze di sensibilità” nel trattamento riservato alle nazioni minori.
Il caso specifico che ha scatenato le proteste riguarda il risultato di Gabry Ponte, che con “Tutta l’Italia” ha ottenuto solamente 27 punti, piazzandosi all’ultima posizione della classifica finale. Secondo i dati ufficiali pubblicati dall’organizzazione, San Marino ha ricevuto appena 9 punti dalle giurie nazionali e 18 punti dal televoto, un risultato che ha lasciato perplessi considerando il successo commerciale del brano, già sigla ufficiale del Festival di Sanremo 2025. La performance di Ponte, pur avendo conquistato il pubblico presente alla St. Jakobshalle di Basilea con una standing ovation, non è riuscita a tradursi in voti sufficienti per evitare l’ultimo posto.
Le critiche al sistema di voto si estendono oltre il caso specifico di San Marino, coinvolgendo le modalità stesse di assegnazione dei punteggi. Roberto Sergio ha puntato il dito contro “giurie sconosciute ai più, con personaggi mai visti e sentiti e di cui nemmeno si sa l’identità, che danno votazioni incomprensibili”. Come esempio delle anomalie riscontrate, il direttore ha citato il caso del Regno Unito, che “prende voti altissimi dalle giurie e zero dal voto popolare”, così come la Svizzera, paese ospitante, definendo queste “situazioni anomale su cui discutere”. Il meccanismo di voto dell’Eurovision 2025 ha infatti mostrato discrepanze significative tra le preferenze delle giurie professionali e quelle del pubblico, con Israele che ha dominato il televoto ottenendo 297 punti dal pubblico ma solo 60 dalle giurie.
Il fronte delle contestazioni non si limita a San Marino, ma coinvolge diversi paesi europei che hanno sollevato dubbi sulla trasparenza del contest. La Spagna, attraverso la propria televisione pubblica RTVE, ha formalmente richiesto un riconteggio dei voti e l’apertura di un dibattito sul funzionamento del televoto. Anche Slovenia, Belgio e altri broadcaster hanno espresso perplessità sul sistema di votazione, con particolare riferimento ai risultati ottenuti da alcuni paesi in condizioni geopolitiche particolari. La Slovenia ha addirittura chiesto una revisione indipendente delle ultime due edizioni del contest, mentre il network belga VRT ha sollecitato maggiore trasparenza da parte dell’EBU.
La strategia futura di San Marino prevede un approccio coordinato con altri piccoli Stati per affrontare le problematiche evidenziate. “Una delle cose che San Marino RTV dovrà fare sarà entrare in una relazione diretta, forte e continuativa con le televisioni dei piccoli Stati per dare il via a un ragionamento comune, perché questo potrà dare maggiore forza a tutti noi”, ha spiegato Roberto Sergio. Il direttore generale ha chiarito che la partecipazione futura dipenderà dalle garanzie che l’EBU sarà in grado di fornire: “Faremo di tutto per esserci, ma ci devono essere delle garanzie, che non significa dover prendere per forza dei voti, ma si deve essere rispettati”.
Il sostegno istituzionale alla posizione di San Marino RTV arriva direttamente dal governo sammarinese, con il Segretario di Stato al Turismo e Informazione Federico Pedini Amati che ha espresso pieno appoggio alle rimostranze sollevate. “Non è giusto. Ci presentiamo con artisti di altissimo livello, ci prepariamo seriamente. Meritiamo pari dignità rispetto agli altri Paesi. Non possiamo continuare a essere svantaggiati solo perché siamo piccoli”, ha dichiarato Pedini Amati. Il segretario di Stato ha anche evidenziato come “le dinamiche dell’Eurovision Song Contest sono spesso influenzate da fattori politici” e come “i piccoli Stati, purtroppo, partono svantaggiati”.
La risposta dell’EBU alle crescenti critiche è arrivata attraverso Martin Green, direttore dell’Eurovision Song Contest, che ha difeso l’integrità del sistema di voto. “Il sistema di televoto attualmente utilizzato all’Eurovision è considerato il più avanzato al mondo, combinando processi di verifica, meccanismi di sicurezza dei dati e un’analisi approfondita dei modelli di voto”, ha dichiarato Green, aggiungendo che “non c’è alcun sospetto di irregolarità o pregiudizi nell’assegnazione dei punti”. L’organizzazione ha inoltre precisato che tutti i voti vengono esaminati da un team specializzato e convalidati da una società indipendente, ma le rassicurazioni non sembrano aver placato le preoccupazioni dei broadcaster critici.
Nonostante le polemiche, il percorso di San Marino verso l’Eurovision 2025 era stato caratterizzato da importanti novità organizzative, con l’introduzione del San Marino Song Contest in sostituzione del precedente “Una Voce per San Marino”. L’evento, andato in onda l’8 marzo su San Marino RTV e in simulcast su Rai Radio2, aveva visto la partecipazione di 20 artisti provenienti da sei paesi europei, rappresentando un significativo upgrade del format di selezione. La collaborazione con la Rai, consolidata dalla nomina di Roberto Sergio come direttore generale di San Marino RTV, aveva portato a un investimento di un milione di euro nei tre anni per il rinnovamento tecnologico dell’emittente sammarinese.
Il caso San Marino si inserisce in un più ampio dibattito sulla rappresentanza equa dei piccoli Stati nell’Eurovision, con critiche che vanno oltre il semplice risultato di classifica per toccare questioni strutturali del contest. La minaccia di ritiro della Repubblica del Titano, che partecipa alla manifestazione dal 2008, rappresenta un precedente significativo che potrebbe influenzare le decisioni di altri microstati europei. La decisione finale sulla partecipazione all’Eurovision 2026 sarà presa dopo aver valutato le risposte dell’EBU alle richieste di maggiore trasparenza e rispetto per i piccoli Stati, con Roberto Sergio che ha ribadito: “Ragioneremo con EBU, con gli organizzatori e con gli altri piccoli Stati e poi valuteremo la partecipazione, che io vorrei ovviamente mantenere ma se ci saranno condizioni accettabili”.