Garlasco, Sempio e le confezioni di yogurt nella spazzatura: cosa non torna nel nuovo filone investigativo

Due vasetti di yogurt Fruttolo trovati nella spazzatura otto mesi dopo il delitto sollevano nuovi interrogativi: Chiara era intollerante al lattosio e le dichiarazioni di Sempio sulla sua presenza in casa risultano contraddittorie.
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Il delitto di Garlasco torna nuovamente sotto i riflettori della cronaca giudiziaria con un elemento apparentemente insignificante ma potenzialmente dirimente: due confezioni di yogurt “Fruttolo” trovate nella spazzatura della villetta di via Pascoli, dove il 13 agosto 2007 venne uccisa la venticinquenne Chiara Poggi.

La circostanza che desta maggiore perplessità riguarda i tempi di ritrovamento di questi reperti. I vasetti di yogurt furono prelevati dai carabinieri ben otto mesi dopo l’omicidio, durante il dissequestro dell’abitazione avvenuto il 16 aprile 2008, quando la famiglia Poggi poté finalmente rientrare nella propria casa dopo 255 giorni di sequestro giudiziario. Le immagini pubblicate da Luigi Grimaldi sul suo canale YouTube mostrano chiaramente i militari dell’Arma mentre prelevano il contenuto del cestino della cucina, tra cui spiccano proprio i due vasetti incastrati l’uno nell’altro.

Questo particolare cronologico solleva interrogativi di non poco conto: perché questi oggetti rimasero nella villetta per quasi un anno senza essere inizialmente repertati e analizzati? La spazzatura, contenente anche bottiglie di tè freddo, piatti di plastica, incarti alimentari e una buccia di banana, rappresenta oggi uno dei nodi centrali della nuova inchiesta che vede indagato per omicidio in concorso Andrea Sempio, all’epoca diciannovenne amico del fratello della vittima.

Il secondo elemento che non convince gli investigatori riguarda le condizioni di salute della vittima. Chiara Poggi era infatti allergica al lattosio, una condizione medica accertata dai medici che le impediva di assumere prodotti caseari senza incorrere in reazioni fisiologiche anche gravi. Questa circostanza, confermata dalla documentazione medica in possesso degli inquirenti, rende altamente improbabile che la giovane abbia consumato personalmente i due yogurt “Fruttolo”.

Come sottolineato dalla giornalista Albina Perri, direttrice della rivista specializzata “Giallo”, “se lei mangia lo yogurt, poi la scatoletta vuota non la lascia nella spazzatura per venti giorni”. Il riferimento temporale è significativo: l’ultima volta che Andrea Sempio dichiarò di essere stato nella villetta dei Poggi risale ad almeno dieci giorni prima del delitto, quando la famiglia era già partita per le vacanze estive.

Le versioni fornite da Andrea Sempio sulla sua presenza nella casa dei Poggi presentano incongruenze significative che alimentano i sospetti degli inquirenti. Nella fase iniziale delle indagini del 2017, Sempio aveva dichiarato di frequentare solo il salotto e la camera di Chiara per giocare alla PlayStation o al computer. Successivamente, di fronte alle nuove evidenze investigative, ha modificato la propria versione affermando di essere stato anche in cucina, “dove ogni tanto aveva mangiato”, e persino in cantina per “giochi da tavola”.

Queste dichiarazioni contrastano però con quanto emerso da una vecchia intervista rilasciata nel 2016 da Rita Preda, madre di Chiara, alla Provincia Pavese. La donna aveva infatti affermato che Sempio “non c’è mai entrato” in casa, limitandosi a suonare il campanello per poi uscire con Marco Poggi. Una versione che stride con le attuali dichiarazioni dell’indagato e che potrebbe assumere rilevanza probatoria nel prosieguo delle indagini.

La Procura di Pavia ha disposto un maxi incidente probatorio per sottoporre ad analisi genetiche i reperti mai esaminati, tra cui proprio i vasetti di “Fruttolo” sui quali si cercheranno impronte digitali e tracce di DNA. Il materiale genetico di Sempio, prelevato coattivamente il 13 marzo 2025, sarà confrontato con eventuali tracce biologiche presenti su questi oggetti.

L’ipotesi investigativa è che questi yogurt possano essere stati consumati la mattina del delitto da una o più persone diverse dalla vittima, considerata la sua intolleranza al lattosio. Gli inquirenti non escludono infatti la presenza di due aggressori sulla scena del crimine, dato il ritrovamento di un secondo DNA maschile ignoto sotto le unghie di Chiara Poggi, commisto a quello già attribuito a Sempio.

La vicenda dei vasetti di yogurt si inquadra in un più ampio scenario di presunti errori commessi nelle prime fasi delle indagini successive all’omicidio. I sopralluoghi dei RIS furono effettuati a distanza di settimane o mesi dal delitto (21 e 29 agosto, 5 settembre e 3 ottobre 2007), quando alcune impronte fotografate inizialmente erano ormai quasi invisibili.

Particolarmente significativo appare il fatto che nell’elenco dei quarantanove nomi sottoposti a confronto dattiloscopico nel 2007 non figurasse quello di Andrea Sempio, nonostante le sue attuali dichiarazioni sulla frequentazione della casa. Questo elemento suggerisce che all’epoca i familiari di Chiara non avessero indicato agli inquirenti la presenza abituale di Sempio nella villetta, contraddicendo le versioni successive.

L’incidente probatorio, la cui udienza è stata fissata per il 9 aprile, vedrà i periti della Scientifica – la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchegiani – analizzare non solo i vasetti di yogurt ma anche altri reperti mai esaminati, tra cui il contenuto del sacchetto della spazzatura con bottiglie di tè freddo, piatti di plastica e incarti alimentari.

La difesa di Sempio, rappresentata dall’avvocato Angela Taccia, si è già opposta al maxi incidente probatorio, mentre l’indagato continua a proclamare la propria innocenza. “Io non c’entro nulla, sono innocente”, ha dichiarato a SkyTg24, attribuendo l’eventuale presenza del suo DNA a contatti con “oggetti di uso comune” durante le sue visite precedenti.

La vicenda degli yogurt “Fruttolo” rappresenta dunque un tassello potenzialmente decisivo in un puzzle investigativo che, a diciotto anni dal delitto, continua a riservare sorprese e contraddizioni. Se le analisi dovessero confermare la presenza di tracce biologiche riconducibili a Sempio su questi oggetti, la sua versione sulla frequentazione della casa “almeno dieci giorni prima” del delitto potrebbe risultare definitivamente compromessa, aprendo scenari inediti in una delle vicende di cronaca nera più controverse della storia giudiziaria italiana.