L’Italia si trova di fronte a una duplice dinamica migratoria senza precedenti: da un lato un esodo massiccio di cittadini italiani verso l’estero, dall’altro un afflusso record di immigrati stranieri. I dati dell’Istat relativi al biennio 2023-2024 delineano uno scenario demografico complesso, caratterizzato da flussi migratori che raggiungono valori mai osservati negli ultimi dieci anni, con implicazioni profonde per l’equilibrio sociale ed economico del Paese.
Il fenomeno più eclatante emerso dall’analisi Istat riguarda l’impennata degli espatri di cittadini italiani, che nel biennio 2023-2024 hanno raggiunto complessivamente 270mila unità, registrando un incremento del 39,3% rispetto al biennio precedente. Solo nel 2024, le emigrazioni dall’Italia hanno toccato il nuovo record di 156mila individui, rappresentando il valore più elevato finora osservato negli anni Duemila. Questo dato segna un’escalation preoccupante: le emigrazioni per l’estero nel 2024 sono aumentate del 20,5%, passando da 158mila del 2023 a poco meno di 191mila.
La geografia delle destinazioni rivela una chiara preferenza per i paesi europei, che accolgono il 75,7% degli espatri italiani. Germania, Spagna e Regno Unito si confermano le mete principali, assorbendo rispettivamente il 12,8%, il 12,1% e l’11,9% dei flussi in uscita. Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna accolgono complessivamente il 55% degli espatri, confermando l’Europa come principale area di destinazione.
Tra il 2014 e il 2024 si contano oltre 1,2 milioni di espatri, a fronte di soli 573mila rimpatri, determinando una perdita netta di popolazione italiana pari a 670mila unità. Nel triennio 2022-2024, quasi mezzo milione di italiani ha lasciato il Paese, evidenziando una lenta ma inesorabile erosione demografica che ha subito un’accelerazione dopo la pandemia.
Immigrazione straniera, 760mila arrivi in due anni
Parallelamente all’esodo italiano, l’Italia ha registrato un afflusso record di cittadini stranieri: nel biennio 2023-2024 le immigrazioni hanno raggiunto 760mila unità, con un incremento del 31,1% rispetto al biennio precedente. Le iscrizioni dall’estero negli ultimi due anni sono aumentate sensibilmente, attestandosi in media a 437mila l’anno, il 6,4% in più rispetto al 2022.
La crescita dell’immigrazione straniera, pari al 13% nel biennio rispetto al 2022, si deve principalmente ai conflitti internazionali, con l’Ucraina in primis, ma anche il Medio Oriente e l’Africa. Dai primi dati provvisori emerge che il Bangladesh rappresenta il principale paese di origine dei flussi di immigrazione straniera con il 7,8% del totale, seguito dall’Albania con il 7,1% e dall’Ucraina con il 6,5%, quest’ultima in chiara relazione agli ingressi per motivi umanitari dovuti al conflitto in corso.
La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui rispetto all’anno precedente, raggiungendo un’incidenza del 9% sulla popolazione totale. Il 58,6% degli stranieri risiede al Nord, pari a 3 milioni 109mila unità, con un’incidenza dell’11,3%.
Contro ogni previsione, l’emigrazione italiana contemporanea non è più strettamente legata alla disoccupazione. Molti giovani italiani si trasferiscono all’estero non solo per motivi occupazionali: solo il 26,5% indica la mancanza di lavoro come causa principale. Il 25% cerca migliori opportunità lavorative, il 19,2% opportunità di studio e formazione, il 17,1% una qualità di vita più alta e il 10% salari più elevati.
Il desiderio di un’esperienza diversa, opportunità migliorate e l’arricchimento del curriculum rappresentano fattori determinanti per il 40,5% degli espatriati. La tendenza a trasferirsi all’estero coinvolge uniformemente tutto il territorio italiano, indipendentemente dalle condizioni lavorative locali: nel 2023 il Veneto ha perso quasi un residente ogni duecento, più del doppio rispetto alla Campania.
Tra il 2011 e il 2023, circa 550mila giovani italiani tra i 18 e 34 anni sono emigrati, con un danno economico stimato a 134 miliardi di euro. Per ogni giovane che arriva in Italia dai Paesi avanzati, otto italiani vanno all’estero, posizionando l’Italia all’ultimo posto in Europa per capacità di attrazione di giovani, accogliendo solo il 6% di migranti europei contro il 43% della Svizzera e il 32% della Spagna.
L’immigrazione straniera ha un impatto significativo sul mercato del lavoro italiano. A fine settembre 2024 si contano 2,5 milioni di occupati stranieri, pari al 10,5% del totale, con un aumento di 154mila unità rispetto allo stesso periodo del 2023. Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri tra i 20 e 64 anni è del 66,2%, di poco inferiore al 67,2% degli italiani autoctoni.
Persistono tuttavia divari occupazionali di genere: la componente maschile straniera registra un tasso di occupazione dell’81,4% contro il 76,2% degli italiani, mentre per le donne straniere si osserva il 52,2% rispetto al 58,1% delle italiane. L’emigrazione dei giovani qualificati aggrava il problema di mismatch tra offerta e domanda di lavoro: il 58,2% di chi lavora all’estero svolge ruoli che le aziende italiane faticano a coprire.
I trasferimenti di residenza tra Comuni italiani hanno interessato un milione 424mila individui in media annua nel biennio 2023-24, in calo dell’1,6% rispetto al 2021-22. I trasferimenti dal Mezzogiorno al Centro-Nord sono stati 241mila, contro i 125mila sulla rotta inversa, determinando una perdita netta di 116mila residenti nel Mezzogiorno.
I cittadini stranieri mostrano una propensione significativamente maggiore agli spostamenti interni rispetto agli italiani: nel 2023-24 il tasso di mobilità interna è del 21,7 per mille per i cittadini italiani, oltre il doppio per gli stranieri con 49,0 per mille. Nel biennio 2022-23, oltre la metà degli espatri ha origine nel Nord, con 61mila italiani partiti dal Nord-ovest e 48mila dal Nord-est.