La tensione geopolitica tra Israele e Iran sta generando significative ripercussioni sui mercati energetici globali, con i prezzi dei carburanti italiani che hanno raggiunto i livelli massimi registrati dalla metà di aprile . Il conflitto, iniziato con gli attacchi israeliani alle infrastrutture energetiche iraniane del 15 giugno, ha innescato un’escalation che si riflette direttamente sui distributori della penisola .
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il prezzo medio della benzina in modalità self service si attesta attualmente a 1,727 euro al litro, mentre il gasolio ha raggiunto 1,634 euro al litro . Questi valori rappresentano un incremento sostanziale rispetto ai minimi toccati durante le festività pasquali, quando la benzina aveva raggiunto 1,725 euro al litro, il livello più basso dal dicembre 2022 .
Il mercato petrolifero internazionale ha registrato una volatilità estrema dall’inizio delle ostilità. Il Brent, principale riferimento per le quotazioni europee, ha superato la soglia dei 75 dollari al barile, toccando punte di 81,4 dollari nei momenti di maggiore tensione . L’aumento complessivo dei prezzi del greggio ha superato il 10 per cento dall’inizio degli attacchi, con il WTI americano che ha raggiunto i 78,4 dollari prima di stabilizzarsi intorno ai 75-76 dollari .
La preoccupazione principale degli operatori riguarda lo Stretto di Hormuz, punto nevralgico attraverso il quale transita circa un terzo del petrolio mondiale e un quinto delle spedizioni globali di gas naturale liquefatto . Il parlamento iraniano ha formalmente votato per la chiusura di questo passaggio strategico, sebbene la decisione finale spetti alle autorità di sicurezza del paese .
Le principali compagnie petrolifere hanno iniziato ad adeguare i listini con tempistiche che riflettono l’andamento delle quotazioni internazionali. Eni ha implementato rialzi di due centesimi al litro sia per benzina che gasolio, dopo aver mantenuto i prezzi sostanzialmente invariati per un mese intero . Nell’ultima settimana, la compagnia ha totalizzato aumenti di cinque centesimi sulla benzina e sei sul gasolio .
Anche le altre major del settore hanno seguito analoghi adeguamenti: Q8 ha registrato rialzi di due centesimi su entrambi i carburanti, mentre Tamoil ha aumentato di due centesimi la benzina e tre centesimi il diesel . Gli analisti di Staffetta Quotidiana evidenziano come le quotazioni internazionali della benzina siano aumentate dell’equivalente di sei centesimi al litro, mentre quelle del gasolio abbiano subito un incremento di dodici centesimi .
La situazione attuale presenta caratteristiche diverse rispetto alla crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. Secondo l’analisi della CGIA, a poco più di una settimana dall’inizio del conflitto israelo-iraniano, l’Italia non ha ancora registrato aumenti significativi comparabili a quelli del 2022, quando dopo quindici giorni dall’inizio delle ostilità il prezzo della benzina salì del 16,9 per cento e quello del diesel del 23,8 per cento .
In quel periodo, il costo della benzina superò i 2 euro al litro agli inizi di marzo 2022, mentre il gasolio lambì questa soglia . Attualmente, nonostante gli aumenti, i prezzi si mantengono su livelli più contenuti, con la benzina in modalità self service intorno a 1,7 euro al litro e il gasolio a circa 1,6 euro .
I primi effetti della crisi si sono manifestati concretamente nei distributori di carburante, dove i gestori si trovano a fronteggiare le lamentele della clientela senza poter influire sui meccanismi di formazione dei prezzi. Antonio Belluco, presidente della Figisc Ascom Confcommercio Padova, sottolinea come i clienti si rifiutino di credere che il petrolio raffinato presente nelle pompe possa essere ricondotto alla crisi di questi giorni, considerando gli aumenti come speculazioni dei gestori .
La situazione crea un paradosso economico per i benzinai, il cui margine di guadagno si aggira sui tre centesimi al litro . Belluco precisa che più costa il carburante, meno lo comprano gli automobilisti, generando una riduzione dei volumi venduti e conseguentemente dei ricavi per i gestori .
Gli analisti di Goldman Sachs hanno elaborato diversi scenari per l’evoluzione dei prezzi petroliferi. In caso di interruzioni delle esportazioni iraniane, il Brent potrebbe superare i 90 dollari al barile, mentre in scenari più estremi le quotazioni potrebbero addirittura superare i 100 dollari . Lo scenario base prevede un’interruzione dell’export iraniano di 1,75 milioni di barili in sei mesi, compensato parzialmente dalla maggiore produzione dell’OPEC+ .
La Banca Mondiale ha già rivisto al ribasso le sue stime di crescita globale, fissando un 2,3 per cento per l’anno in corso rispetto al 2,8 per cento previsto per il 2024 . L’impatto della crisi sui mercati energetici rappresenta uno dei principali rischi per l’economia europea e mondiale, con potenziali ripercussioni sull’inflazione e sui costi di produzione industriale .
L’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che attraverso lo Stretto di Hormuz transitino quotidianamente circa 20 milioni di barili di petrolio, pari al 20 per cento del consumo mondiale . La chiusura prolungata di questo passaggio strategico potrebbe generare una crisi energetica di proporzioni globali, con ripercussioni che si estenderebbero ben oltre i confini del Medio Oriente .