Il giornalista Gabriele Parpiglia ha finalmente spiegato i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare il settimanale Chi, dove aveva lavorato per anni come una delle penne di punta della pubblicazione specializzata in cronaca rosa e gossip. Le dichiarazioni, rilasciate durante il podcast Jas Do It, hanno rivelato tensioni profonde e questioni irrisolte che hanno portato alle sue dimissioni.
La rottura con la storica testata del gruppo Mondadori non è stata improvvisa, ma il risultato di un deterioramento progressivo dei rapporti professionali che ha raggiunto il culmine con quello che Parpiglia stesso ha definito un “fatto gravissimo”. Il giornalista ha puntato il dito contro la direzione del settimanale, utilizzando parole particolarmente dure e una metafora che non lascia spazio a interpretazioni.
Le dichiarazioni più pesanti di Parpiglia riguardano la gestione editoriale del settimanale, che secondo il giornalista sarebbe caratterizzata da una direzione inefficace. “C’è un settimanale che è diretto – con una finta direzione – da uno che è Babbo Natale“, ha affermato senza mezzi termini durante l’intervista. La metafora utilizzata non è casuale: “Ma io Babbo Natale lo amo perché porta i regali ai bambini, lui non porta le notizie ai lettori“.
Il riferimento sembra essere diretto all’attuale direzione del settimanale, che dal marzo 2023 vede Massimo Borgnis come direttore responsabile, mentre Alfonso Signorini ha assunto il ruolo di direttore editoriale dopo aver guidato la testata per diciassette anni. Questo cambiamento nella struttura dirigenziale ha coinciso con un periodo di tensioni interne che hanno evidentemente influenzato i rapporti lavorativi di diverse figure professionali storiche della redazione.
Parpiglia ha espresso severe critiche anche riguardo alla linea editoriale adottata dal settimanale, considerata ormai anacronistica e poco in sintonia con le aspettative del pubblico contemporaneo. Secondo il giornalista, “ci deve essere un cambio redazionale” perché titoli come “Sono single e riparto da me stessa”, “Ho perso l’amore ma ho imparato ad amarmi”, “Ci diciamo sì dopo 25 anni” e “Ci amiamo come il primo giorno” rappresentano formule editoriali superate.
“Un tempo andavano bene, oggi non gliene frega niente a nessuno”, ha dichiarato con fermezza, evidenziando come il settore dell’editoria specializzata nel gossip necessiti di un rinnovamento profondo per rimanere competitivo nel panorama mediatico attuale. Questa visione critica si inserisce in un contesto più ampio di trasformazione del giornalismo, dove nuove forme di comunicazione come le newsletter stanno conquistando spazi sempre maggiori.
Uno degli aspetti più delicati emersi dalle dichiarazioni di Parpiglia riguarda le condizioni lavorative che aveva raggiunto negli ultimi tempi della sua collaborazione con Chi. Il giornalista ha descritto una situazione di sovraccarico professionale che lo vedeva impegnato su molteplici fronti: “Io, prima che mi dimettessi da Chi, facevo tutte le pagine di Chicche Di Gossip, facevo le copertine, l’autore di Casa Chi, trovavo gli ospiti, dovevo condividere tutto sui miei social“.
La situazione aveva raggiunto livelli paradossali secondo il racconto del giornalista: “Se andavi a vedere i numeri e pensavi: devo fare l’autore, devo fare questo, devo fare quest’altro e ti dò pure i miei followers sui social, un altro po’ e devo pagare io. Era la follia“. Questa descrizione dipinge un quadro di sfruttamento professionale dove le competenze e la visibilità personale del giornalista venivano utilizzate senza un adeguato riconoscimento economico o professionale.
Il momento decisivo che ha portato alle dimissioni di Parpiglia è stato quello che lui stesso ha definito un “fatto gravissimo”, anche se non ha voluto entrare nei dettagli specifici durante l’intervista al podcast. “Io a un certo punto mi ero ritrovato che quasi dovevo pagare io per lavorare e io – che mi ero studiato tutto il sistema della newsletter – poi è successo un fatto gravissimo e ho detto ciao”, ha spiegato.
Nella sua newsletter personale, Parpiglia ha fornito ulteriori dettagli sulla vicenda, descrivendo un periodo di “umiliazioni” e manipolazioni che lo avevano portato a uno stato di burnout professionale. “Quando ho scoperto chi agisse da dietro e come lo faceva, ho dato le dimissioni subito, via PEC senza pensarci“, ha rivelato, promettendo di svelare tutti i dettagli non appena sarà possibile dal punto di vista legale.
La vicenda di Parpiglia con Chi si inserisce in un contesto più ampio di tensioni che il giornalista ha vissuto negli ultimi anni con diverse figure del mondo dello spettacolo e dell’editoria. In particolare, i rapporti con Alfonso Signorini, ex direttore del settimanale e attuale conduttore del Grande Fratello, si erano deteriorati già da tempo, come testimoniato da diversi episodi pubblici di critica reciproca.
Già nel 2024, Parpiglia aveva attaccato duramente Signorini riguardo alla gestione del Grande Fratello, dichiarando che il conduttore rivolgeva ai concorrenti “parole del tipo: Svoltami questo GF, ti adoro, sei il mio mito, lavorerai in questo mondo, non ci perdiamo, e una serie di cazzate enormi“. Queste dichiarazioni avevano già evidenziato la crescente distanza professionale tra i due, culminata poi con l’abbandono del settimanale.
Dopo l’addio a Chi, Parpiglia ha intrapreso un percorso professionale autonomo, puntando sulle newsletter come strumento di comunicazione diretta con il pubblico. “Si è aperto il mondo delle newsletter che è il mondo del cambiamento. In America già alcuni giornalisti vengono assunti solo se hanno una newsletter”, ha spiegato, evidenziando come questo settore rappresenti il futuro del giornalismo indipendente.
Il giornalista ha già registrato il marchio “Chicche di Gossip” e lanciato la sua newsletter personale, dove continua a occuparsi di cronaca rosa e gossip con un approccio più diretto e personale. Questa scelta rappresenta non solo una risposta alle difficoltà vissute nell’editoria tradizionale, ma anche una scommessa sul futuro del giornalismo specializzato, dove l’indipendenza editoriale e il rapporto diretto con i lettori potrebbero rappresentare la chiave del successo.
La vicenda di Gabriele Parpiglia rappresenta un caso emblematico delle trasformazioni in atto nel mondo dell’editoria italiana, dove le dinamiche tradizionali di gestione redazionale si scontrano con le nuove esigenze professionali e le opportunità offerte dai media digitali. Le sue dichiarazioni, pur restando in parte velate da considerazioni legali, gettano luce su problematiche che potrebbero riguardare più ampiamente il settore dell’informazione specializzata, evidenziando la necessità di un rinnovamento non solo nei contenuti, ma anche nei metodi di gestione del personale e delle risorse professionali.